La nuova vita artistica di Francesca Chillemi, in Sicilia con lo spettacolo teatrale Il Giocattolaio - QdS

La nuova vita artistica di Francesca Chillemi, in Sicilia con lo spettacolo teatrale Il Giocattolaio

La nuova vita artistica di Francesca Chillemi, in Sicilia con lo spettacolo teatrale Il Giocattolaio

Gino Morabito  |
giovedì 27 Febbraio 2025

L’attrice racconta al QdS le emozioni del debutto sul palcoscenico: “Ogni rappresentazione è unica e irripetibile”

È diventata grande presto. Ha vinto Miss Italia e ancora doveva conseguire la maturità classica. L’inizio di un percorso da modella e l’ingresso nella serie ‘Un medico in famiglia’. Da lì la costruzione di una carriera fatta di piccoli e grandi ruoli che le hanno permesso di entrare nel cuore della gente. Ironica e intensa nelle sue interpretazioni, oggi Francesca Chillemi è tra le attrici più apprezzate nel Belpaese. Chioma fluente, elegante, semplice e di talento, con quel sorriso disarmante che buca lo schermo. Debutta a teatro con ‘Il Giocattolaio’ di Gardner McKay, traduzione a cura di Giovanni Lombardo Radice per la regia di Enrico Zaccheo. Prodotto da Stefano Francioni Produzioni e Sava’ Produzioni Creative, lo spettacolo sbarca sull’Isola a tre punte. Dopo la tappa messinese a Barcellona Pozzo di Gotto, stasera sarà al ‘Rosso di San Secondo’ di Caltanissetta, mentre domani, sabato e domenica si esibirà al ‘Rex’ di Giarre. In scena con la splendida protagonista siciliana il pugliese Francesco Iaia.

Finalmente, ha trovato il testo giusto e i collaboratori adatti che l’hanno motivata a intraprendere questa nuova avventura, a tu per tu con il pubblico.

“La grande differenza tra teatro e televisione è che nel primo non c’è spazio per errori. Una volta in scena, ogni rappresentazione è unica e irripetibile, portando con sé emozioni sempre differenti grazie alla presenza del pubblico”.

In questi giorni ‘gioca’ in casa.

“Ogni volta che sono in Sicilia è come se tornassi alle origini. Il mare, i profumi, la gente… Questa terra ti cattura con la sua bellezza straordinaria, ma anche con la sua storia complessa e le sue tradizioni radicate. È casa, è identità, è una parte di me”.

Interpreta un thriller psicologico che mira a sensibilizzare gli spettatori, creando un momento di confronto e consapevolezza necessari per affrontare le problematiche legate alla violenza di genere in tutte le sue forme. Cosa si cela dietro la normalità apparente di questa umanità incapace di riconoscere nell’altro unicità e bellezza?

“Spesso si nasconde la paura di affrontare le proprie vulnerabilità. Quando non siamo in grado di riconoscere l’altro per quello che è, per la sua unicità, è perché non riusciamo nemmeno a riconoscere la nostra. La bellezza dell’umanità sta proprio nell’incontro con l’altro, che è diverso da noi ma ha tanto da insegnarci”.

Dentro e fuori dal personaggio di Maude, qual è la sua idea del mondo maschile di oggi?

“È in evoluzione, come del resto anche quello femminile. Un universo di uomini che si fanno portatori di cambiamento e di consapevolezza, ma dove ci sono ancora molte resistenze a una crescita necessaria per il bene di tutti. Maude, in un certo senso, rappresenta una delle sfaccettature di questo mondo maschile, quello che lotta contro il proprio egoismo e la propria incapacità di comprensione”.

Imparare a fare i conti con le proprie debolezze. Ce n’è qualcuna delle sue che si sentirebbe di ammettere?

“Uno degli aspetti che a volte trovo difficile ammettere è la paura di non essere abbastanza. La paura di non riuscire a soddisfare le aspettative altrui o, ancor più, le mie. Ma sono anche consapevole che queste debolezze sono una parte importante della crescita”.

Volersi bene, rispettarsi, sono una conquista. È capitato anche a lei?

“Capita a tutti, prima o poi. Credo che sia proprio nella consapevolezza delle proprie debolezze che risieda la capacità di affrontarle e di diventare più forti”.

Sì, ma a che prezzo?

“Ritengo che il prezzo da pagare sia minore rispetto a vivere una vita che non rispecchia chi siamo davvero”.

Affronta un ruolo drammaticamente attuale. Trova che l’arte del recitare richieda comunque leggerezza?

“Il recitare è un ‘gioco’, sì, ma non deve essere preso alla leggera. Dietro la leggerezza c’è un grande lavoro di studio, di passione, di sacrificio. È una forma d’arte che richiede serietà, ma anche la capacità di divertirsi, di lasciarsi andare”.

Quanto coraggio ci vuole per salire su un palcoscenico e fare il mestiere dell’attrice?

“Ci vuole tanto coraggio, soprattutto all’inizio. Salire su un palcoscenico significa esporsi, mettersi in gioco, affrontare la paura del giudizio. Ma il coraggio di farlo ti permette di crescere e di vivere l’esperienza appieno”.

Ha cominciato a fare questo lavoro per la smania di essere vista o per riuscire a nascondersi?

“Ho iniziato più il bisogno di esprimermi, di raccontare storie, di entrare in contatto con gli altri attraverso l’arte. Col tempo, poi, ho capito che il mio lavoro è anche un modo per esplorare me stessa”.

Guardandosi allo specchio, chi vede?

“Una donna che sta cercando di imparare ogni giorno. Una persona che ha fatto tanti passi avanti, ma che sa di avere ancora tanto da imparare. E vedo anche una parte di me che ama mettersi in discussione”.

Dal rigattiere si imbatte – un po’ impolverata – nell’espressione ‘grazie’. Verso chi la userebbe?

“Nei confronti della mia famiglia, di mia figlia. E verso tutti quelli che hanno contribuito in qualche modo alla mia crescita, sia professionale che privata”.

Nel romanzo privato di Francesca Chillemi, qual è il capitolo più sorprendente?

“Quello in cui nove anni fa sono diventata mamma di Rania. Grazie a lei ho una consapevolezza più profonda di me”.

Sapeva che un giorno sarebbe andata così?

“E come avrei potuto?! Ogni esperienza, ogni cosa che ho fatto, mi ha portato dove sono oggi. Mi sono sempre fidata del mio percorso, dei miei sogni e delle mie passioni… e sono arrivata fin qua”.

Tag:

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta

Ediservice s.r.l. 95126 Catania - Via Principe Nicola, 22

P.IVA: 01153210875 - Cciaa Catania n. 01153210875


SERVIZIO ABBONAMENTI:
servizioabbonamenti@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/372217

DIREZIONE VENDITE - Pubblicità locale, regionale e nazionale:
direzionevendite@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/388268-095/383691 - Fax 095/7221147

AMMINISTRAZIONE, CLIENTI E FORNITORI
amministrazione@quotidianodisicilia.it
PEC: ediservicesrl@legalmail.it
Tel. 095/7222550- Fax 095/7374001
Preferenze Privacy
Quotidiano di Sicilia usufruisce dei contributi di cui al D.lgs n. 70/2017