Oligarchia finanziaria - QdS

Oligarchia finanziaria

Marco Vitale

Oligarchia finanziaria

mercoledì 08 Dicembre 2021

Louis D. Brandeis è stato un eminente giurista ed economista americano della prima metà del ‘900

Louis D. Brandeis è stato un eminente giurista ed economista americano della prima metà del ‘900. Ha assistito al formarsi delle grandi concentrazioni di potere finanziario, alla nascita dei grandi trust dell’acciaio, del petrolio, delle ferrovie, all’emergere delle grandi banche favorite dall’unione tra le attività di banca commerciale o di deposito e le attività di banche d’affari (la loro forza era basata, appunto, sulla possibilità di usare i soldi degli altri, dei depositanti, per i propri investimenti e affari).

Dal 1915 al 1939, Brandeis è stato giudice della Corte Suprema degli USA, da dove ha condotto le sue continue battaglie contro i monopoli e le concentrazioni economiche e finanziarie, per la riforma del sistema bancario e la tutela dei diritti civili e del lavoro. Nel 1933, con Roosevelt vedrà realizzarsi il suo sogno della separazione, con il Glass-Steagall-Act, tra le banche commerciali (accettare depositi e fare prestiti) e le banche d’affari (fare emissioni e negoziazioni di titoli).

Nel frattempo, però l’oligarchia finanziaria, e soprattutto la Morgan, usando e abusando dei “soldi degli altri” aveva guadagnato cifre colossali e acquisito un potere, anche politico, enorme, che continua ancora oggi.

L’inquietante interesse del libro è che scopriamo che oggi — dopo lo svuotamento di fatto della legislazione antitrust, l’abrogazione, sotto la presidenza Clinton, del Glass-Steagall-Act, e il ritorno all’unione tra banche commerciali e di deposito e banche d’affari, la conseguente ripartenza virulenta della concentrazione di ricchezza economica e finanziaria, il proliferare di strumenti finanziari fuori da ogni controllo (“shadow banking system”) — siamo più o meno ritornati, nel sistema generale ed anche da noi, all’inizio del ‘900.

Come scrive, nell’eccellente introduzione, Lapo Berti: “La sconcertante conclusione che possiamo trarre noi oggi dal libro a cento anni esatti dalla sua prima pubblicazione e nel pieno di una crisi iniziata proprio con le banche e poi dilagata all’economia intera è che i fenomeni che analizza e discute sono gli stessi nostri, nonché, per chi voglia vederle, buona parte delle soluzioni che offre”.

Dunque, tutto quello che sfugge a questo insensato e pericolosissimo gigantismo va cancellato. Il credito cooperativo e di territorio è estraneo al gigantismo finanziario e, per questo, va cancellato.
Questa è l’unica verosimile motivazione del provvedimento che stiamo oggi discutendo e combattendo.

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