Olio extravergine di oliva, anno nero in Sicilia: crolla la produzione, vola il prezzo delle bottiglie - QdS

Olio extravergine di oliva, anno nero in Sicilia: crolla la produzione, vola il prezzo delle bottiglie

Olio extravergine di oliva, anno nero in Sicilia: crolla la produzione, vola il prezzo delle bottiglie

Redazione  |
sabato 26 Novembre 2022

Dati drammatici per la produzione dell'olio extravergine d'oliva in tutto il Sud Italia e anche nell'Isola. Per le aziende costi raddoppiati, impennata dei prezzi

Per l’olio extravergine di oliva è un anno nero. Con il crollo della produzione nazionale di olive (-37%) gli italiani devono dire addio ad oltre 1 bottiglia su 3 di prodotto Made in Italy. Un dato drammatico soprattutto al Sud e anche in Sicilia. Ad aggravare la situazione l’esplosione dei costi che sta mettendo in ginocchio le aziende agricole e l’inflazione generata dal conflitto in Ucraina. Ed è per questo che volano sugli scaffali i prezzi al dettaglio. Il dossier esclusivo “2022 fra clima e guerra, nasce l’olio nuovo” di Coldiretti e Unaprol su dati Ismea diffuso in occasione della Giornata Mondiale dell’Ulivo con iniziative nei mercati di Campagna Amica in tutta Italia a partire dalla Capitale.

Le conseguenze dei cambiamenti climatici

La pianta simbolo della pace ha sofferto in Italia le conseguenze dei cambiamenti climatici in un anno profondamente segnato, sottolinea la Coldiretti, dal moltiplicarsi degli eventi estremi, fra maltempo e siccità, ma anche dalle tensioni internazionali con la guerra in Ucraina e i rincari di energia e materie prime che pesano su aziende e famiglie. Coldiretti e Unaprol riferiscono che la produzione nazionale del 2022 crolla a circa 208 milioni di chili, in netta diminuzione rispetto alla campagna precedente ma il cambiamento del clima taglia soprattutto i raccolti del sud mentre aumentano quelli nelle regioni del centro nord dove negli anni con la tendenza al surriscaldamento anche in Italia la coltivazione si è estesa fino ai piedi delle Alpi.

Il crollo della produzione al Sud e in Sicilia

I cali peggiori si registrano infatti al Sud Italia, specie nelle regioni più vocate all’olivicoltura dalla Puglia alla Calabria, che da sole – evidenziano Coldiretti e Unaprol – rappresentano il 70% della raccolta nazionale. In Puglia, cuore dell’olivicoltura italiana, si arriva a un taglio del 52% a causa prima delle gelate fuori stagione in primavera e poi dalla siccità, mentre continua a perdere terreno il Salento – denunciano Coldiretti e Unaprol – distrutto dalla Xylella, che ha bruciato un potenziale pari al 10% della produzione nazionale. Ma crollano anche la Calabria (-42%) e la Sicilia (-25%).

La situazione migliora spostandosi verso il Centro e il Nord, con il Lazio che – spiegano Coldiretti e Unaprol – registra un progresso del +17% e l’Umbria e la Toscana fanno ancora meglio con +27%, mentre l’Emilia Romagna cresce del +40% e la Liguria del +27%. Incrementi ancora maggiori in Veneto con +67% e in Lombardia che segna un +142% con gli uliveti che si estendono dalle sponde dei laghi, Garda, Como, Maggiore, fino alle valli alpine.

Aumentano i costi delle aziende e i prezzi delle bottiglie

In questo scenario i costi delle aziende olivicole – evidenziano Coldiretti e Unaprol – sono aumentati in media del 50% e quasi 1 realtà su 10 (9%) lavora in perdita con il rischio di chiusura, secondo i dati Crea. A pesare, in particolare – continuano Coldiretti e Unaprol – i rincari diretti e indiretti determinati dall’energia che vanno dal +170% dei concimi al +129% per il gasolio nelle campagne mentre il vetro costa oltre il 30% in più rispetto allo scorso anno, ma si registra anche un incremento del 35% per le etichette, del 45% per il cartone, del 60% per la banda stagnata, secondo l’analisi Coldiretti e Unaprol. Olivicoltori e frantoiani sono costretti a fronteggiare l’incremento dell’elettricità, i cui costi sono quintuplicati. E se i costi crescono scendono i ricavi delle imprese, mentre il carrello della spesa delle famiglie registra aumenti dei prezzi al dettaglio per la maggior parte dei prodotti della tavola – spiegano Coldiretti e Unaprol – con le nuove produzioni di olio extravergine d’oliva fra le più sensibili ai rincari.

L’Italia – precisano Coldiretti e Unaprol – è fra i primi tre maggiori consumatori di olio extravergine di oliva al mondo subito dopo la Spagna e prima degli Stati Uniti e rappresenta il 15% dei consumi mondiali secondi elaborazioni Coldiretti e Unaprol sugli ultimi dati IOC (International oil council). Gli italiani usano in media 8 chili a testa di olio extravergine di oliva e ogni famiglia spende in media 117 euro all’anno per acquistare olio d’oliva che è anche l’alimento più popolare sulle tavole nazionali, addirittura più di pane e pasta, utilizzato da oltre il 97% degli italiani nell’ultimo anno, secondo un’analisi di Coldiretti sui dati Istat sugli stili alimentari con una crescente attenzione verso il prodotto di qualità che ha favorito la nascita di corsi e iniziative come la Evo School di Unaprol che forma gli esperti dell’olio del ventunesimo secolo. Per quel che riguarda i consumi interni – evidenziano Coldiretti e Unaprol – resta forte la propensione all’acquisto all’interno delle grandi catene commerciali ma cresce la tendenza all’acquisto diretto dalle aziende agricole nei mercati degli agricoltori di campagna amica e dai frantoi. 

I consigli di Coldiretti e Unaprol

Il consiglio di Coldiretti e Unaprol per sostenere le aziende italiane e non cadere nell’inganno del falso Made in Italy è quello di scegliere verificando attentamente l’etichetta. Sulle bottiglie di extravergine ottenute da olive straniere in vendita nei supermercati – denunciano Coldiretti e Unaprol – è quasi impossibile nella stragrande maggioranza dei casi, leggere le scritte ”miscele di oli di oliva comunitari”, ”miscele di oli di oliva non comunitari” o ”miscele di oli di oliva comunitari e non comunitari” obbligatorie per legge nelle etichette dell’olio d’oliva.

Il patrimonio italiano

L’Italia – evidenziano Coldiretti e Unaprol – può vantare una qualità che non ha eguali al mondo, confermata anche dalla produzione di quest’anno, grazie al più ricco patrimonio di varietà di olii a livello globale con una crescita di oltre il 22% in valore delle vendite italiane all’estero nei primi otto mesi del 2022 – spiegano Coldiretti e Unaprol – con gli Stati Uniti che da soli rappresentano il 31% del totale, seguiti da Germania, Francia, Canada e Regno Unito. Per sostenere le produzioni nazionali, resistere ai cambiamenti climatici e difendere la sovranità alimentare nazionale con la dieta Mediterranea – affermano Coldiretti e Unaprol – serve un piano strategico per la realizzazione di nuovi impianti olivicoli con varietà italiane, risorse per contrastare l’aumento vertiginoso dei costi di gestione delle aziende agricole e realizzare nuovi sistemi di irrigazione e di stoccaggio delle acque.

”Occorre intervenire per salvare un patrimonio unico del Paese con 250 milioni di piante che tutelano l’ambiente e la biodiversità ma anche un sistema economico che vale oltre 3 miliardi di euro grazie al lavoro di un sistema di 400mila imprese tra aziende agricole, frantoi e industrie di trasformazione che producono un alimento importante per la salute che non deve mancare dalle tavole degli italiani” afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare ”l’obiettivo di rilanciare una produzione nazionale dell’olio d’oliva messa a rischio anche dal Nutriscore sistema di etichettatura fuorviante, discriminatorio ed incompleto che finisce paradossalmente per escludere dalla dieta alimenti sani e naturali comel’olio d’oliva che è uno dei pilastri della Dieta Mediterranea conosciuta in tutto il mondo grazie agli effetti positivi sulla longevità e ai benefici per la salute”.

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