Omicidio Vittorio Bachelet, perché fu ucciso dalle BR? L’intervista a Rosy Bindi

Omicidio Vittorio Bachelet, perché fu ucciso dalle BR? L’intervista a Rosy Bindi

L’Onorevole Rosy Bindi, all’epoca dei fatti assistente universitaria di Bachelet, racconta: “Ucciso non solo dalle Br, ma per la sua forza riformatrice e di modernizzazione della Costituzione”

In diverse occasioni lei ha dichiarato che Vittorio Bachelet non è stato ucciso solo dalle Br, ma da poteri occulti, preoccupati perché la generazione allora al governo stava attuando davvero lo spirito della Carta Costituzionale

“Ho sempre pensato che Vittorio Bachelet sia stato ucciso all’università perché era quello il luogo della sua professione e della sua fede. Non ho mai ritenuto che le Brigate Rosse scegliessero a caso i loro bersagli, le loro vittime. Nel 1978 uccidono Aldo Moro, che la Costituzione l’aveva scritta e, nemmeno due anni dopo, uccidono Bachelet, che aveva messo a servizio delle istituzioni la sua sapienza giuridica e i suoi studi al fine di attuare quella stessa Costituzione. Vittorio Bachelet appartiene alla generazione di quelli che hanno inverato la Carta Costituzionale nel tessuto vivo del paese, nelle sue istituzioni. È chiaro che la Carta era stata scritta ma è altrettanto evidente che ha dovuto fare i conti con l’ordinamento pre-fascista e fascista che la Repubblica aveva ereditato. La Costituzione andava inscritta nella pubblica amministrazione, e non a caso lui insegnava “Scienza dell’amministrazione” e “Diritto amministrativo”, nel diritto pubblico dell’economia, nell’ordinamento militare che rischiava di essere separato rispetto a quello generale dello Stato. Il lavoro di Bachelet e dei suoi studi è sempre stato finalizzato, con grande rigore giuridico ma con il cuore e la mente sempre aperti, ai problemi reali del paese.

Con l’omicidio di Moro prima e di Bachelet poi, si favorisce l’interruzione di un processo di completamento della nostra vita democratica che forse, ancora oggi, dobbiamo recuperare. In quegli anni il terrorismo nero metteva le bombe, mentre il terrorismo rosso individuava singoli obiettivi. Non c’è una sola vittima delle BR che non sia collocabile tra i grandi riformatori, tra coloro che operavano per modernizzare la nostra democrazia e per attuare la Carta Costituzionale, tra quelli che volevano la collaborazione tra i diversi poteri dello Stato e che riuscivano a mettere d’accordo Parlamento e Magistratura in un momento storico particolarmente delicato. Il giovedì della settimana precedente al suo assassinio, Vittorio Bachelet, come vice presidente del Csm, alla presenza dell’allora presidente Sandro Pertini, riesce a trovare l’unità del Consiglio Superiore della Magistratura rispetto a un comunicato che ristabilisce i buoni rapporti con il Parlamento a seguito di una vera e propria rottura istituzionale che era avvenuta nelle settimane precedenti con l’approvazione di un ordine del giorno parlamentare nel quale si adombrava una sorta di collaborazionismo tra certe frange della Magistratura e il terrorismo stesso contro, quindi, quella stessa Magistratura che risultava essere proprio la più colpita dal terrorismo perché in quegli anni, nel centro di mirino, ci sono sempre stati innanzitutto i magistrati. Ricordo perfettamente la sua soddisfazione quel giorno, quando riuscì a raggiungere questo risultato. Il martedì successivo viene ammazzato. Più volte mi sono chiesta “se non fosse successo, sarebbe stato ucciso?”.

Si dice che Bachelet sia stato ucciso perché era il vice presidente del Csm ma io ritengo che sia stato ammazzato perché ha “fatto” il vice presidente del Csm in un certo modo perché se l’avesse fatto diversamente, se non fosse riuscito a creare unità e a riconciliare la Magistratura con la politica, non so se sarebbe stato ucciso. Considerazione analoga vale anche per Aldo Moro, la cui morte si deve principalmente al fatto che era riuscito ad avere l’unità della Democrazia Cristiana al fine della creazione di un governo di solidarietà nazionale con il Partito Comunista, operazione politica che non era amata né dagli Stati Uniti tantomeno dall’Unione Sovietica. Questa scelta era invisa anche ai brigatisti che non volevano uno Stato vicino ai cittadini, in cui i cittadini potessero riconoscersi e lo dimostra il fatto che non abbiano colpito nemmeno una delle persone che poi saranno coinvolte di lì a qualche anno, a torto o a ragione, chi con sospetti chi con sentenze, in Tangentopoli. Sono stati colpiti, in quegli anni, solo gli uomini migliori che avevamo e che agivano nell’interesse dello Stato. Io non riesco a riconoscere alle Brigate Rosse tutta questa intelligenza, questa capacità di individuare in maniera chirurgica gli obiettivi. Ritengo invece che, consapevoli o inconsapevoli, i brigatisti siano stati funzionali ad altri poteri, quello che Bobbio definiva lo “stato invisibile”, ossia la P2 e i poteri occulti che all’ombra delle Istituzioni legittime tramavano contro la Repubblica della Costituzione, poteri che, nel tempo, sono stati solo in parte disvelati. Pur non avendo prove, ritengo che l’analisi storica sia questa”.

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