Lei ha avuto l’opportunità di conoscere non solo il docente, ma anche il giurista e il fine intellettuale onesto e sincero. Quanto ci manca e ci deve mancare oggi un uomo delle istituzioni come Vittorio Bachelet?
“Era un uomo di Chiesa, un laico impegnato. Non dobbiamo sottovalutare anche il suo straordinario lavoro di rinnovamento dell’Azione Cattolica del “Concilio” perché in un paese che s’ispira alla Costituzione avere una Chiesa nella quale si scrive il rinnovamento conciliare, non è solo un fatto ecclesiale ma è anche un fatto sociale, politico, civile e culturale. Ne abbiamo una prova con l’attuale pontefice, papa Francesco, che sicuramente è riconosciuto come il capo spirituale della Chiesa Cattolica ma tutti, nelle sue parole e nel suo magistero, percepiscono un messaggio culturale, civile e addirittura politico.
Ci manca… (fa una lunga pausa, ndr). Ci manca tutta la classe dirigente di quegli anni e in particolare quelli, uomini e donne, che se ne sono andati. Bachelet, quando fu ucciso, aveva appena 54 anni. Era nel pieno della vita e della maturità e sarebbe stata una risorsa preziosa in molti altri ruoli di responsabilità alla guida del paese, per affrontare le difficoltà successive, le varie fasi difficili che il Paese ha attraversato. Ci manca la cultura, la visione, l’onesta, la gratuità, il mettersi al servizio del bene comune con competenza. Siamo però consapevoli che ci hanno lasciato un’eredità che sta a noi non far morire anche per non ucciderli una seconda volta, e questo sarebbe molto grave”.
Roberto Greco

