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Omicidio della piccola Elena Del Pozzo, la madre parlerà ai giudici

Omicidio della piccola Elena Del Pozzo, la madre parlerà ai giudici
Elena del Pozzo, la vittima

I legali hanno annunciato che la donna si è collegata per delle dichiarazioni spontanee: udienza prevista per il 14 maggio

Parte il processo di secondo grado a Martina Patti presso la Corte d’assise d’appello di Catania, 26enne condannata a 30 anni di carcere dal 12 luglio 2024 per l’omicidio della figlia Elena di soli 5 anni. La bimba è stata uccisa con un’arma da taglio nel giugno 2022 ed è stata seppellita nei pressi di casa a Mascalucia.

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Processo di secondo grado per Martina Patti: la donna parlerà ai giudici

I legali della donna, gli avvocati Tamburino e Celesti, hanno annunciato che la donna oggi si è collegata in video conferenza per delle dichiarazioni spontanee. La corte ha disposto il trasferimento in aula di Martina Patti alla prossima udienza, prevista per il 14 maggio. I nonni paterni e il padre di Elena si sono costituti parte civile con l’avvocato Ronsivalle.

Patti è accusata di omicidio premeditato aggravato, occultamento di cadavere e simulazione di reato. La donna avrebbe ucciso la figlia nel luogo del ritrovamento, ovvero un campo abbandonato vicino casa e poi avrebbe finto il sequestro della bimba, appena uscita dall’asilo.

La confessione

Martina Patti poi ha confessato il delitto, ma non ha spiegato il movente dell’omicidio. La sera prima Elena aveva dormito dai nonni ed è stata accompagnata all’asilo dalla zia. Poi, la madre è venuta a prenderla per riportarla a casa a Mascalucia.

Successivamente, contesta l’accusa, Patti è uscita con l’auto per creare un diversivo ed è ritornata nell’abitazione. In quel lasso di tempo è stato commesso l’omicidio, abbandonando il corpicino nel terreno abbandonato nascosto in cinque sacchi di plastica e seppellito con un pala e piccone.

Dopodiché la messa in scena della donna. Ha avvisato al telefono del falso sequestro i genitori e il padre di Elena, suo ex compagno, ed è tornata a casa. Poi, accompagnata da madre e padre, è andata dai carabinieri a denunciare il falso rapimento. La sua versione non ha retto ai riscontri e alle indagini portate avanti dai Carabinieri e alle contestazioni dalla Procura di Catania.