Richiesta una condanna per Martina Patti di 30 anni di carcere responsabile dell’omicidio della figlia Elena Del Pozzo avvenuto a Mascalucia.
Richiesta una condanna per Martina Patti di 30 anni di carcere responsabile dell’omicidio della figlia Elena Del Pozzo di soli 5 anni avvenuto a Mascalucia il 13 giugno 2022. È stata avanzata alla Corte d’Assise di Catania dal procuratore aggiunto Fabio Scavone che insieme alla pm Assunta Musella rappresenta l’accusa nel relativo processo. La donna uccise a coltellate la sua bambina nel giro di 17 minuti. Le autorità definiscono quello compiuto dalla madre come disegno criminale preordinato in maniera scientifica. Tant’è vero che la stessa ha inscenato il finto rapimento della piccola e solamente quando è stata messa davanti all’evidenza dei fatti ha ammesso le sue colpe. Il corpicino è stato rinvenuto in un campo vicino casa dai Carabinieri il 14 giugno 2022. L’udienza è finita con la discussione del legale Barbara Ronsivalle, avvocato del papà della piccolina. Il presidente dell’Assise Sebastiano Mignemi ha rinviato all’udienza del 12 luglio. Nella data in questione si svolgerà l’arringa dei difensori Tommaso Tamburino e Gabriele Celesti e si prevederà la sentenza.
Un piano drammaticamente studiato
I magistrati hanno dichiarato che “Patti ha deciso di eliminare la figlia e l’ha progettato sin dalla mattina. Va a prendere la bimba all’asilo, la porta a casa e nel terreno dove la colpisce con il coltello mai ritrovato e poi ricorre alla strategia del sequestro (anche questo pianificato)”. Sono emersi pure messaggi della donna con le amiche nei quali si riferisce a Elena “come un problema”. I pm sostengono che abbia “progettato con lucidità l’omicidio”. Contestati dall’accusa i reati di omicidio premeditato aggravato, occultamento di cadavere e simulazione di reato. I nonni paterni e il padre della piccola vittima si sono costituti parte civile con l’avvocato Ronsivalle. Non è stato chiesto il carcere a vita e una pena più bassa a causa delle attenuanti generiche e il cosiddetto “giudizio di equivalenza” con le aggravanti contestate. Sono così stati chiesti 28 anni per omicidio, un anno per occultamento di cadavere e uno per simulazione di reato.