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Il finto rapimento e l’omicidio della piccola Elena, la madre Martina Patti giudicata “imputabile”

Il finto rapimento e l’omicidio della piccola Elena, la madre Martina Patti giudicata “imputabile”
Elena Del Pozzo

La donna è stata giudicata “in grado di partecipare coscientemente al processo” per l’omicidio della figlia.

Martina Patti, accusata di aver ucciso la figlia Elena Del Pozzo di appena 5 anni a Mascalucia (CT) dopo averne simulato il rapimento, è imputabile e “in grado di partecipare coscientemente al processo”: a stabilirlo è stata la perizia collegiale disposta dalla Terza Corte d’assise d’appello di Catania.

Il documento è stato redatto dai professori Eugenio Aguglia e Roberto Catanesi, rispettivamente ordinario di Psichiatria dell’Università di Catania e ordinario di Psicopatologia forense dell’Università Aldo Moro di Bari.

Omicidio Elena Del Pozzo a Catania, la madre Martina Patti è imputabile

La 26enne, rea confessa, è accusata di aver ucciso la figlia con un’arma da taglio e – dopo aver finto il rapimento della piccola – di averne seppellito i resti in un campo vicino casa nel paese etneo di Mascalucia. Per il reato la giovane madre è stata condannata a 30 anni di reclusione in primo grado nel 2024.

In seguito a una nuova richiesta di perizia psichiatrica, la donna è stata stata giudicata “imputabile” e “in grado di partecipare coscientemente al processo”. La prossima tappa del processo è prevista per il 4 novembre.

Le motivazioni

Nel documento i periti confermano che Martina Patti – giudicata imputabile – avrebbe “mantenuto un sufficiente livello di coscienza e di consapevolezza critica delle proprie azioni immediatamente dopo l’omicidio“: a dimostrarlo i gesti immediatamente successivi al delitto, dal cambio d’abito alle telefonate a “persone significative”.

Per Catanesi e Aguglia, infatti, la donna avrebbe tenuto “comportamenti coerenti, finalizzati, non espressivi neppure di disorientamento o confusione; quando ella si rese conto di avere le mani sporche di sangue e che la figlia era morta non girovagò senza meta e sporca di sangue, come sarebbe stato ragionevole se fosse stata in stato confusionale, ma si recò a casa, si cambiò, si lavò, non comunicò a nessuno l’accaduto, guidò con l’auto sino a casa dei genitori e poi fornì la sua falsa ricostruzione”.

“Nessun disturbo di coscienza”

Secondo la perizia, non ci sarebbero elementi per “ipotizzare la sussistenza di un disturbo di coscienza, anche temporaneo” per Martina Patti ma solo “una parziale amnesia dell’azione delittuosa”.

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