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Omicidio Giuseppe Di Dio, l’inchiesta va avanti: si scandagliano i testimoni del delitto

Omicidio Giuseppe Di Dio, l’inchiesta va avanti: si scandagliano i testimoni del delitto
Giuseppe Di Dio, gli sviluppi sull’omicidio del giovane 16enne

Proseguono senza sosta le indagini per ricostruire il delitto del povero Giuseppe Di Dio, il 16enne freddato a Capizzi nel Messinese

Proseguono senza sosta le indagini per ricostruire l’esatta dinamica del terribile omicidio di Giuseppe Di Dio, il 16enne ucciso a Capizzi nel Messinese nella serata di sabato 1 novembre

carabinieri del Comando provinciale di Messina stanno ascoltando i testimoni che, durante i momenti dell’assassinio, si trovavano davanti a un bar di Capizzi, dove il sedicenne è stato ucciso a colpi di arma da fuoco e un 22enne è rimasto ferito. Gli investigatori, anche attraverso l’analisi delle immagini dei sistemi di videosorveglianza presenti nell’area, stanno ricostruendo la dinamica dell’accaduto e cercando di individuare quello che, secondo le prime ipotesi, sarebbe stato il reale bersaglio: né il minorenne né il giovane ferito.

Convalidati tre fermi

La Procura di Enna, titolare dell’inchiesta, ha chiesto al gip la convalida del fermo di Giacomo Frasconà, 20 anni, ritenuto l’autore degli spari con una pistola detenuta illegalmente, e di suo fratello Mario, 18 anni, e del padre Antonio, 48, che lo avrebbero accompagnato al bar. In occasione delle esequie di Giuseppe Di Dio, studente dell’istituto alberghiero di Troina, il sindaco di Capizzi ha proclamato il lutto cittadino.

La ricostruzione del delitto di Giuseppe Di Dio

L’agguato, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, si è consumato davanti a un bar di via Roma, a Capizzi, piccolo centro dei Nebrodi con meno di tremila abitanti in provincia di Messina. Erano le 22.30 di ieri quando, all’esterno del locale affollato di giovani, un individuo è sceso da un’auto impugnando una pistola e ha sparato, scatenando il panico e un generale fuggi fuggi. Subito dopo, la vettura si è allontanata. Tre persone sono accusate di omicidiotentato omicidiodetenzione abusiva di armipossesso di arma da fuoco clandestinalesioni personali e ricettazione. In base alla ricostruzione dei carabinieri di MistrettaGiacomo sarebbe sceso dall’auto ed avrebbe esploso diversi colpi; per gli investigatori, il padre e il fratello sarebbero «responsabili di aver accompagnato il congiunto sul luogo del delitto al momento della sparatoria». I militari hanno rinvenuto e sequestrato l’arma utilizzata, una pistola con matricola abrasa. Sono in corso l’acquisizione delle immagini di videosorveglianza, l’ascolto dei testimoni e l’analisi dei bossoli recuperati, per definire con precisione la dinamica e il movente.