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Omicidio Giuseppe Di Dio, parla il vero obiettivo dell’agguato: “Mi hanno minacciato e mi volevano sparare”

Omicidio Giuseppe Di Dio, parla il vero obiettivo dell’agguato: “Mi hanno minacciato e mi volevano sparare”
Omicidio di Giuseppe Di Dio a Capizzi

Al Tg1 Giuseppe, stesso nome di battesimo della vittima ma destino diverso, ha raccontato la sua storia e dice: “Spero rimangano in carcere a vita”

Ormai è assodato: il vero obiettivo dell’agguato che sabato in tarda serata si è consumato davanti al bar a Capizzi, un piccolo centro in provincia di Messina non era Giuseppe Di Dio, ma un altro Giuseppe. Stesso nome di battesimo della vittima sedicenne caduta in strada “per errore”, diverso destino.

Il vero obiettivo del killer parla al Tg1 e racconta: “Il giorno 12 (ottobre, ndr) abbiamo avuto una lite, poi hanno preso la macchina a pedate. Intanto hanno la fissazione che mi devono sparare”.

Dopo la lite le minacce di morte

Due settimane prima della sparatoria davanti al bar, Giuseppe, era stato minacciato da Giacomo e Mario fino alla propria abitazione.

“Mi hanno detto sali, sali, – dice – al cancello ma non sono salito perché sapevo che avevano questa pistola”

A Capizzi raccontano che non fosse la prima volta che i fratelli Giacomo e Mario Frasconà Filara che ieri assieme al padre Antonio sono stati fermati dai carabinieri, mostrassero la pistola o sparassero in aria. Sabato sera poi la folle sparatoria che ha raggiunto mortalmente il povero Giuseppe Di Dio e ferito alla gamba un altro giovane non in pericolo di vita.

“Mi dispiace tantissimo per la vittima, spero che rimangano in carcere a vita”

Alla domanda se ci pensa che poteva essere lui al posto di Giuseppe, il vero obiettivo della sparatoria risponde: “Sì e mi dispiace tantissimo per la famiglia”. E conclude: “Ora mi sento più al sicuro”, auspicando sempre al Tg1 che i tre “rimangano in carcere a vita”.

Le indagini e il silenzio davanti ai carabinieri. Si aspetta l’interrogatorio di garanzia

Gli inquirenti stanno analizzando le immagini di videosorveglianza e dove abbiano preso la pistola con matricola abrasa detenuta illegalmente.

Finora sono stati in silenzio davanti ai carabinieri. Nell’interrogatorio di garanzia davanti al giudice potrebbero dare risposte ai tanti interrogativi: in primis perché Giacomo Frasconà Filaro abbia sparato all’impazzata ad altezza d’uomo.

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