Una finta rissa per attirare Paolo Taormina fuori dal locale di famiglia. Una trappola, insomma. Il dubbio è degli inquirenti che indagano sulla dinamica dell’assassinio avvenuto nella notte tra l’11 e il 12 ottobre scorsi nel cuore di Palermo e della sua movida.
Gaetano Maranzano è accusato del delitto. Il giovane di 28 anni dello Zen, al carcere di Pagliarelli, ha confessato l’omicidio dicendo di vare agito d’impeto perché aveva avuto dei battibecchi con Taormina nei mesi precedenti e perché aveva importunato la sua donna. Taormina lo aveva rimproverato davanti a tutti mentre all’esterno del locale c’era la rissa.
Le immagini delle videocamere raccontano altra storia
Tuttavia, la storia della lite non sembra convincere chi indaga: le immagini delle videocamere di sicurezza della zona avrebbero ripreso tutt’altra situazione. I protagonisti della presunta rissa, incluso il giovane che sarebbe stato preso a schiaffi dagli amici dell’omicida, fino a un attimo prima dell’arrivo di Taormina ridevano e chiacchieravano.
E ancora: non ci sarebbe stata alcuna discussione tra Maranzano e la vittima.
Maranzano rischierebbe l’aggravante della premeditazione
Se tale l’ipotesi venisse confermata – nelle prossime ore verrà convocato uno dei giovani coinvolti nel diverbio – Maranzano rischierebbe anche l’aggravante della premeditazione che si aggiungerebbe a quella dei futili motivi che già gli è stata contestata.
Quattro persone indagate per false dichiarazioni al Pm
Dopo l’omicidio Maranzano si sarebbe allontanato guidando uno scooter di un amico insieme ad altri conoscenti: sette persone in tutto, quattro in moto e tre in macchina.
Quattro di loro sono ora indagate per false informazioni a pubblico ministero: identificate e interrogate dai carabinieri avrebbero mentito nella ricostruzione della serata in cui si è consumato l’omicidio.
Dopo l’omicidio, la comitiva è andata a bere al Borgo Vecchio
Dopo il delitto la comitiva è andata a bere nel quartiere Borgo Vecchio, non distante dal luogo della tragedia. Poi Maranzano sarebbe andato a casa della madre, a cui avrebbe confessato l’assassinio, e poi nell’abitazione della compagna dove l’hanno trovato i militari dell’Arma.

