Stefano Argentino, 27 anni, è il giovane fermato dai carabinieri con l'accusa di avere ucciso a coltellate in strada a Messina Sara Campanella.
Stefano Argentino, 27 anni, è il giovane fermato oggi dai carabinieri con l’accusa di avere ucciso a coltellate in strada a Messina Sara Campanella, la studentessa 22enne originaria di Misilmeri. Condotto presso la Compagnia Carabinieri di Messina Sud, in esito ai primi accertamenti effettuati, è stato sottoposto a decreto di fermo di indiziato di delitto, per “omicidio”.
Lo studente è stato poi trasferito nel carcere di Messina. Tra domani e dopodomani si terrà l’interrogatorio di garanzia davanti al gip. Il Procuratore capo di Messina ha annunciato di avere chiesto l’emissione della custodia cautelare. Gli investigatori stanno ancora cercando il coltello usato per l’omicidio.
Assassino arrestato dall’ex Ros che catturò Messina Denaro
Il colonnello Lucio Arcidiacono, Comandante provinciale dei Carabinieri di Messina, che ha arrestato, dopo poche ore dall’omicidio, il presunto assassino della studentessa 22enne Sara Campanella, è l’ex comandante del Ros che nel gennaio 2023 catturò il boss mafioso latitante Matteo Messina Denaro. Arcidiacono proviene, infatti, dal Raggruppamento Operativo Speciale che lotta contro la criminalità organizzata e il terrorismo. L’Ufficiale ha rivestito diversi incarichi a Napoli, Catania, Palermo e Roma. E adesso guida i Carabinieri di Messina.
Fin dal suo insediamento nella città dello Stretto, il colonnello Arcidiacono ha sottolineato la grande attenzione che l’Arma rivolge ai bisogni della collettività, dicendosi pronto a conoscere ancor di più un territorio complesso come quello di Messina e della sua vasta provincia. Il colonnello arriva in riva allo Stretto dopo una lunga carriera iniziata frequentando il 175esimo corso dell’Accademia Militare di Modena e la Scuola Ufficiali di Roma. Poi l’incarico di Comandante di Plotone del 1° Battaglione “Piemonte” di Moncalieri. Per lui anche la guida del Nucleo Operativo e Radiomobile di Savona e Alassio in Liguria. Oggi Messina.
Stefano Argentino “invaghito e non corrisposto”
Da una prima ricostruzione dei fatti, Argentino avrebbe seguito la giovane studentessa nei pressi del Policlinico di Messina, “per poi percorrere insieme a lei un breve tratto di strada; arrivati nei pressi del distributore di benzina, verosimilmente dopo una discussione, l’avrebbe accoltellata per poi allontanarsi velocemente”, come spiegano gli investigatori. Dagli accertamenti, il giovane avrebbe commesso il delitto “per motivi sentimentali in quanto invaghito della ragazza senza essere corrisposto”.
Stefano Argentino, ha spiegato il procuratore capo di Messina Antonio D’Amato, frequentava lo stesso corso della vittima “ed emerge che c’erano state delle attenzioni di questo giovane anche in maniera insistente e reiterata nel tempo. Tuttavia, non essendosi mai trasformate in qualcosa di minaccioso e morboso, non avevano destato una particolare preoccupazione nella vittima che pur aveva condiviso con le compagne di corso il fastidio per queste attenzioni che si andavano ripetendo nel tempo, da circa un paio d’anni, da quando era iniziato il corso per tecnico di laboratorio biomedico, ma tali da non determinare una preoccupazione”.
“Da quando Sara Campanella si era iscritta all’università, Stefano Argentino le manifestava attenzioni e cercava di conquistare il suo interesse con comportamenti molesti”, ha poi detto D’Amato, parlando con i giornalisti alla conferenza stampa, aggiungendo: “Dovremo accertare la reale natura dei rapporti tra la vittima e l’aggressore anche sulla base dell’analisi dei dati del cellulare”.
“La vittima non si era accorta del vero pericolo che correva, in precedenza non aveva mai denunciato il suo assassino. Questo ci fa capire quanto difficile è prevenire questo tipo di delitti”, ha detto ancora D’Amato, aggiungendo: “Per fermare questi drammatici episodi ci vuole l’impegno di tutta la comunità, non basta solo l’approccio penale”. “Con cadenza regolare”, scrivono i magistrati nel provvedimento di fermo di Argentino, “importunava la vittima, proponendosi, chiedendole di uscire e di approfondire il loro rapporto, non fermandosi neppure innanzi al rifiuto della ragazza”.
Le ultime parole della ragazza
“Basta, lasciami, basta” ha urlato Sara che, aggredita, si era “piegata su se stessa”. La ragazza era in una pozza di sangue, riferiscono i testimoni che hanno anche fornito una descrizione del ragazzo. “Aveva i capelli corti, un giubbotto e uno zaino scuri”.
“Quadro indiziario grave, determinanti video e amici di Sara”
“Fermo restando che vige il principio della presunzione di non colpevolezza e che si tratta di un provvedimento di fermo del tutto provvisorio e che deve essere ancora convalidato dal giudice per le indagini preliminari al quale abbiamo già richiesto l’emissione di un provvedimento restrittivo della libertà personale, siamo arrivati alla identificazione del presunto omicida, grazie a una serie di elementi che fanno ritenere sussistente un quadro indiziario grave”, ha detto ancora il Procuratore conversando con i giornalisti.
“Elementi consistiti dai filmati degli impianti di videosorveglianza dell’università, quindi esterne al Policlinico, dove si facevano i corsi di laboratorio, seguiti da vittima e carnefice – dice -, impianti di videosorveglianza ed esercizi commerciali privati lungo la pubblica via, viale Gazzi, dove si è consumato il gravissimo fatto di sangue”.
Per la cattura del 27enne, inoltre, è stata “determinante la collaborazione di una serie di testimoni oculari”, “molti dei quali amici e amiche della vittima che erano compagni di corsi all’università e che hanno fornito un contribuito determinante ai fini non solo della identificazione del presunto omicida ma anche ai fini della sua successiva identificazione e geolocalizzazione”, ha detto ancora il procuratore.
La testimonianza
Dopo avere accoltellato a morte la giovane Sara Campanella, a Messina, lasciandola in una pozza di sangue, il 27enne è scappato con la lama ancora in mano. A raccontarlo è una testimone sentita dagli inquirenti. La ragazza ha gridato ma “dopo poco ha smesso”, forse perché già in agonia. Lo studente è stato inseguito per decine di metri da un giovane, ma non è stato raggiunto.