L'ex ministro degli Interni è accusato di sequestro di persona e rifiuto di atti d'ufficio, in aula saranno sentiti diversi testimoni
Nuova udienza del processo Open Arms a carico di Matteo Salvini, questa mattina, all’aula bunker del carcere dell’Ucciardone di Palermo. L’ex ministro degli Interni Salvini è accusato di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio per i fatti relativi all’agosto del 2019, quando la nave della Ong spagnola Open Arms fu costretta ad attendere diversi giorni in mare con oltre 160 persone a bordo, prima di poter garantire loro un porto di sbarco sicuro. Il processo oggi proseguirà con i testimoni richiesti dalla Procura.
I testimoni
Sul banco dei testimoni sfileranno Marc Reig Creus, il capitano Open Arms, Dario Caputo, l’ex Prefetto di Agrigento, Rosa Maria Iraci, Questore di Agrigento, Vincenzo Asaro, Direttore sanitario dell’ospedale di Licata, Cristina Camilleri, Responsabile CTA Dipartimento salute mentale di Agrigento, Alessandro Dibenedetto, Psicologo Emergency e Katia Valeria Di Natale, medico in servizio presso lo staff Cisom. L’udienza servirà per “verificare le condizioni fisiche e psicologiche dei naufraghi a bordo”, nonché “le condizioni igienico-sanitarie della nave dopo 20 giorni di attesa in mare, oltre che a chiarire, attraverso la testimonianza del capitano della Open Arms, le varie fasi giuridiche e operative che caratterizzarono quella missione”, fa sapere la ong spagnola.
Parla il capitano
“Durante la missione 65 effettuammo 3 operazioni di soccorso, salvando un totale di 163 persone. Dopo aver esaurito tutte le possibilità legali e dovendoci proteggere dalle intemperie, ci ancorammo a 700 metri dall’isola di Lampedusa, all’interno delle acque territoriali italiane. Le condizioni delle persone soccorse peggioravano di giorno in giorno, nonostante gli enormi sforzi dell’equipaggio della Open Arms che si adoperò con ogni mezzo per prestare loro le cure necessarie. I naufraghi furono costretti ad attendere sul ponte della nostra nave subendo sofferenze inutili e gratuite. Inoltre, la disperazione e l’impotenza di fronte al rifiuto di sbarcare in un porto sicuro, spinsero alcuni di loro a tuffarsi in acqua senza che sapessero nuotare, cosa che mise ulteriormente in pericolo le loro vite. Mi auguro che la legge italiana faccia giustizia stabilendo le responsabilità di quegli eventi, dimostrando che i diritti umani devono sempre andare oltre gli interessi politici”, dice il capitano Marc Reig Creus sugli eventi di quei giorni.