Operazione Alcatraz, droga in carcere: 11 arresti - NOMI

Droga in carcere, hashish nascosto perfino nei pannolini: 11 arresti – NOMI

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Droga in carcere, hashish nascosto perfino nei pannolini: 11 arresti – NOMI

Redazione  |
giovedì 11 Maggio 2023

Ecco come funzionava l'organizzazione criminale che introduceva droga e cellulari illegalmente nel carcere di Augusta e i dettagli dell'indagine Alcatraz.

La droga e i cellulari nel carcere di Augusta arrivavano nei modi più disparati, perfino nascosti in involucri di patatine, pannolini e confezioni dei succhi di frutta. Questo è quanto emerge dagli ultimi dettagli relativi all’operazione Alcatraz, che nelle scorse ore ha portato all’arresto di 11 persone (9 in carcere e due ai domiciliari).

Il provvedimento restrittivo è stato eseguito da Guardia di Finanza e Polizia Penitenziaria in Sicilia, Calabria e Friuli Venezia Giulia nell’ambito dell’inchiesta della Dda della Procura di Catania.

Operazione Alcatraz, i nomi degli arrestati

Con questo nuovo filone d’indagine, la Dda etnea ritiene di aver sgominato un’articolata organizzazione criminale dedita al traffico di droga (nello specifico hashish) all’interno dell’istituto penitenziario del Siracusano.

Sono 11, al momento, le persone indagate, che si aggiungono a quelle raggiunte da misure cautelari per reati molto simili commessi però nel carcere di Trapani. Ecco chi sono gli arrestati: Ignazio Ferrante, di 39 anni, Michele Ferrante, di 60, Andrea Marino, di 46, Domenico Misia, di 36, Giuseppe Misia, di 25, Angela Palazzotto, di 48, Valetina Romito, di 32, Andrea Scafidi, di 32, e Carmelo Valentino, di 52. I due indagati ai domiciliari sono: Giuseppe Arduo, di 26 anni, e Clotilde Maranzano, di 61.

Le indagini

L’indagine Alcatraz, grazie ad attività tecniche e servizi di pedinamento, osservazione e controllo, hanno consentito di individuare risalire all’organizzazione che gestiva il traffico di droga, portandola e spacciandola in prigione.

I detenuti Andrea Marino e Ignazio Ferrante avrebbero favorito il sodalizio criminale, il primo fornendo delle direttive e il secondo provvedendo alla cura dei “dettagli” sull’approvvigionamento e l’ingresso in carcere della droga. Ignazio Ferrante, secondo la tesi della Procura di Catania, era colui che – svolgendo la mansione di addetto alle pulizie – si occupava di recuperare la droga e i cellulari nascosti appositamente in cestini dei rifiuti dai collaboratori.

“L’attività criminosa sarebbe stata resa possibile dall’utilizzo di telefoni cellulari illegalmente introdotti, dotati di sim intestate a soggetti inesistenti, i quali costituivano lo strumento fondamentale per le quotidiane comunicazioni con l’esterno”, scrive la Dda della Procura catanese.

Immagine di repertorio

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