Su disposizione della Procura Distrettuale etnea, i carabinieri del comando provinciale di Catania hanno eseguito un’ordinanza di misure cautelari personali in carcere emessa dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Catania, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di 21 indagati nell’ambito dell’operazione Cerbero.
I militari sono stati supportati dai Reparti specializzati dell’Arma, in particolare la Compagnia di Intervento Operativo del X II Reggimento “Sicilia”, lo Squadrone Eliportato “Cacciatori Sicilia”e i Nuclei Elicotteri e Cinofili. Il blitz ha interessato le province di Catania, Agrigento, Benevento, Cosenza, Enna, Lecce, Reggio Calabria, Salerno, Siracusa, Verbano, Cusio, Ossola e Voghera.
Operazione Cerbero, gli arrestati: nomi e accuse
I destinatari del provvedimento, ferma restando la presunzione di innocenza fino a sentenza definitiva, sono ritenuti, a vario titolo, gravemente indiziati di associazione di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico illecito di droga, violazioni in materia di stupefacenti, tentata estorsione in concorso, ricettazione in concorso, possesso illegale di armi clandestine e detenzione di banconote contraffatte, con l’aggravante del metodo mafioso e con finalità di agevolare il sodalizio mafioso oggetto dell’indagine che ha portato all’operazione Cerbero (i Cursoti Milanesi).
Operazione Cerbero a Catania, chi sono gli arrestati
Soggetti cui è stata della custodia cautelare in carcere:
- Filippo Abramo, nato a Catania il 12/12/1966;
- Giuseppe Agatino Ardizzone, inteso “Peppe ca Barba”, nato a Catania il 24/09/1993;
- Giorgio Campisi, nato a Catania il 16/03/1995;
- Andrea D’Ambra, inteso “scialuppa”, nato a Catania il 16/ 09/1996;
- Carmelo Distefano, inteso “pasta ca sassa”, nato a Catania il 23/04/1970;
- Antonio Fichera, nato a Catania il 20/10/1992;
- Salvatore Pietro Gagliano, detto Piero, nato a Catania il 3/8/1997;
- Alfio Cristian Licciardello, inteso “Merluzzo”, nato Catania il 4/11/1992;
- Giuseppe Licciardello, inteso “Peppolino o fringuello”, nato Catania il 26/11/1998;
- Sebastiano Miano (detto “Seby Piripicchio” ), nato a Catania il 22/12/1994
- Giuseppe Santo Patanè, nato a Catania l’1/11/1996;
- Concetto Pitarà, inteso “Concetto u Furasteri “, nato a Catania il 17/12/1977;
- Concetto Piterà, nato a Catania il 28/12/1976;
- Gabriele Giuseppe Piterà, inteso “Scimmia”,nato a Catania il 28/ 02/1982;
- Giuseppe Piterà, inteso “Unghio”, nato a Catania l’8/03/ 2000;
- Giuseppe Concetto Piterà, inteso “matelico” , nato a Catania il2 5/ 05/ 2001;
- Rosario Piterà, nato a Catania il 05/ 05/ 2002;
- Raimondo Signorelli, inteso “Rey”,nato a Catania 12/ 09/ 2000;
- Emanuele Strano, nato a Catania il 20/ 01/1999;
- Gabriele Strano, nato a Catania il 07/ 04/1995;
- Carmelo Tiralongo, inteso “Mentina”, nato a Catania il 07/ 01/ 2001.
Le indagini
L’operazione Cerbero, sviluppata con metodi tradizionali e moderne tecniche investigative, è stata svolta dal Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Catania, sotto il coordinamento di questa Direzione Distrettuale Antimafia. L’indagine ha avuto inizio nel dicembre 2021 e si è protratta fino al 2024 e ha permesso di documentare – a livello di gravità indiziaria – anche l’esistenza di una fitta attività – almeno fino al maggio 2024 – di approvvigionamento e spaccio di droga, principalmente cocaina, hashish e marijuana.
L’attività investigativa sembrerebbe avere confermato la persistente operatività sul territorio del clan dei Cursoti Milanesi e di monitorare l’evoluzione interna del gruppo, segnata da una violenta e brutale contrapposizione esplosa dopo la morte del capo storico Rosario Pitarà – detto “u Furasteri” -, avvenuta il 9 dicembre 2020. La sua scomparsa, peraltro in un momento di particolare fibrillazione a seguito del duplice omicidio dell’agosto 2020 avvenuto a Catania e che aveva visto quali vittime due esponenti del clan Cappello per azioni intraprese da Carmelo Distefano e dai suoi accolti, avrebbe innescato una feroce lotta interna per la leadership e il controllo del territorio.
La lotta interna
Il gruppo facente capo a Carmelo Distefano, detto “pasta ca sassa”, con il sostegno delle figure storiche del clan, avrebbe assunto la guida dell’organizzazione, affidandone la reggenza a Giuseppe Agatino Ardizzone, detto “Peppe ca barba”. Dall’altro lato, però, i fratelli Giuseppe Licciardello (“Peppolino”) e Alfio Cristian Licciardello (“Merluzzo”), nipote di Saretto “u Furasteri”, avrebbero contestato apertamente l’autorità di Distefano.
Ne sarebbe derivata una violenta escalation criminale, caratterizzata da condotte estremamente aggressive e spregiudicate, con scontri armati e reciproche azioni di ritorsione tra le due fazioni, culminate in agguati, intimidazioni e gravi atti di violenza anche fisica. Un esempio – riportato nell’ordinanza seguita all’operazione Cerbero – risale al 19 aprile 2022, quando Alfio Cristian Licciardello avrebbe esploso dei colpi d’arma da fuoco contro un negozio riconducibile al padre degli indagati Gabriele ed Emanuele Strano. Si sarebbe trattata di una ritorsione armata seguita al pestaggio di Carmelo Tiralongo, riconducibile alla fazione dei Licciardello.
L’episodio conferma la competizione per il controllo del territorio e la capacità offensiva degli arrestati dell’operazione Cerbero.
L’episodio all’ECS Dogana
Le indagini hanno, inoltre, permesso di accertare numerosi e gravi episodi di violenza e intimidazione che sarebbero avvenuti all’interno dell’area portuale di Catania, nel complesso della “Vecchia Dogana” , dove alcuni degli indagati dell’operazione Cerbero si sarebbero, di fatto, imposti all’interno del noto locale ECS Dogana Club (discoteca), attraverso l’uso sistematico della forza e del potere intimidatorio mafioso. Avrebbero fatto ingresso nel locale quasi quotidianamente, forzando porte, uscite di sicurezza e vetrate, imponendosi con violenza e minacce anche nei confronti del personale di sicurezza, che veniva aggredito fisicamente. In più, pare che abbiano preteso più volte accesso gratuito e consumazioni non pagate.
Le estorsioni e le violenze svelate dall’operazione Cerbero
Oltre agli episodi di violenza e aggressione, le indagini dell’operazione Cerbero hanno evidenziato a livello di gravità indiziaria svariate richieste estorsive avanzate nei confronti del titolare del locale: per esempio, Giuseppe Agatino Ardizzone e Sebastiano Miano avrebbero preteso la somma di 200 euro a serata, successivamente aumentata a 400 per singolo evento organizzato (3 o 4 alla settimana). La finalità sarebbe stata quella di garantire una presunta “protezione” contro i disordini che gli stessi indagati provocavano o strumentalizzavano all’interno del locale.
Le azioni sembrerebbero essere state poste in essere attraverso gruppi organizzati, composti da 20, 30, 50 e oltre elementi, che sarebbero riuscite ad accedere con la forza nel locale, approfittando e generando disordini proprio per convincere il titolare a cedere all’estorsione.
Tra gli episodi più eclatanti emersi dalle indagini legate all’odierna operazione Cerbero:
- nella notte tra 1’8 e il 9 aprile 2022, Giuseppe Agatino Ardizzone, Giuseppe Santo Patanè e Pietro Gagliano, a capo di un gruppo di numerosi soggetti, sembrerebbero avere forzato l’ingresso del locale, minacciando il personale e i barman per ottenere consumazioni e bottiglie gratuite;
- il 4 dicembre 2021, Sebastiano Miano, inteso “piripicchìo”, con circa 30 soggetti, sembrerebbe avere sfondato la porta d’ingresso del locale e avere aggredito fisicamente uno dei soci, minacciando al contempo la devastazione del locale;
- il 2 maggio 2022, Giuseppe Agatino Ardizzone e Giuseppe Piterà (classe 2000), con altri soggetti, sembrerebbero avere forzato nuovamente l’ingresso e avere aggredito con particolare violenza un dipendente, lanciandogli contro una transenna e colpendolo con un pugno al volto.
- Inoltre, anche Pietro Gagliano, vicino a Sebastiano Miano, avrebbe eseguito azioni di forza: al rifiuto opposto dal titolare, sarebbe tornato successivamente accompagnato da un gruppo di 50 soggetti e avrebbe forzato l’ingresso. In un’altra occasione, lo stesso Gagliano per costringere la sicurezza e il titolare del locale a consentire l’accesso gratuito al locale, avrebbe minacciato quest’ultimo prospettando gravi ritorsioni al locale e con l’ausilio di almeno 50 soggetti a bordo di motorini.
Le indagini e le intercettazioni raccolte nell’ambito dell’operazione Cerbero avrebbero documentato come tali condotte siano espressione di una precisa strategia di sopraffazione e di affermazione del controllo mafioso sull’area, con l’obiettivo di soggiogare i gestori del locale e creare una stabile situazione di assoggettamento.
Nel corso dell’indagine sono stati arrestati due degli odierni indagati, sorpresi mentre erano intenti a compiere attività illecite direttamente riconducibili all’organizzazione: entrambi per detenzione ai fini di spaccio di droga, e uno di loro anche per la detenzione illegale di una pistola destinata – come risulterebbe dagli indizi raccolti – a essere impiegata in un progetto di omicidio. Nello stesso periodo, sono stati inoltre denunciati a piede libero altri due soggetti, coinvolti in reati legati al traffico di stupefacenti.
Le articolate attività di riscontro, condotte attraverso numerose perquisizioni, hanno permesso di sequestrare armi da fuoco, rilevanti quantitativi di cocaina, hashish e marijuana e 176 banconote da 20 euro false pronte per essere immesse sul mercato.
