L’organizzazione della conoscenza - QdS

L’organizzazione della conoscenza

L’organizzazione della conoscenza

mercoledì 16 Aprile 2025

La vera efficienza sta nell’organizzazione della conoscenza

continua dal QdS del 9/4/2025

La perdita di flessibilità in una società in declino è accompagnata da una perdita generale di armonia fra i suoi elementi, la quale conduce inevitabilmente a fenomeni di discordia e disgregazione sociale. Ma, osserva Toynbee, durante il travagliato processo di sfacelo della società, la sua creatività – che altro non è se non la sua capacità di rispondere a sfide – non è però perduta completamente. Benché la corrente culturale principale si sia irrigidita aderendo ad idee fisse ed a modelli di comportamento stereotipati, sulla scena appariranno minoranze creative, le quali continueranno il processo sfida-risposta. Le istituzioni sociali dominanti si rifiuteranno di cedere il loro ruolo – guida a queste nuove forze culturali, ma continueranno inevitabilmente a declinare e a disgregarsi e le minoranze creative potranno trasformare alcuni dei vecchi elementi in una nuova configurazione. Il processo dell’evoluzione culturale continuerà, ma in nuove circostanze, e con nuovi protagonisti.

È quello di Toynbee un modello concettuale molto utile anche per lo studioso dell’impresa. E non potrebbe essere diversamente per chi vede l’impresa non come una meccanica e statica entità economica, ma come un gruppo sociale vivente, dinamico, in perenne squilibrio, la cui funzione sociale è di generare efficienza e produttività e quindi di essere, per definizione, il motore stesso dell’innovazione, non solo tecnologica ma sociale, culturale, organizzativa, economica, umana.

Buona parte della cultura, di fronte a queste affermazioni, di fronte alla ricerca dell’efficienza e della produttività, e quindi dell’innovazione, si pone in posizione di diffidenza. Ma questa ricerca dell’efficienza (che badate bene è cosa ben diversa dalla ricerca del profitto fine a sé stesso, che non è mai il principale obiettivo nelle imprese eccellenti), questa ricerca – si dice – può diventare crudele e feroce e da qui nasce o può nascere il conflitto tra impresa e società. Certo la società si deve difendere contro le esasperazioni della ricerca dell’efficienza fine a sé stessa, con le sue leggi, con i suoi costumi, con la sua amministrazione pubblica, con i suoi sindacati, con la sua opinione pubblica. Ma il vero correttivo, il vero limite agli abusi e alla violenza che la ricerca dell’efficienza fine a se stessa può comportare sta nel fatto che l’efficienza non la si trova e soprattutto non la si conserva sull’abuso, sul terrore, sull’arbitrio, sulla burocratizzazione.

Il primo fattore della produzione è oggi la conoscenza

La vera efficienza sta nell’organizzazione della conoscenza, perché il primo fattore della produzione è oggi la conoscenza, il saper fare. È intorno a questo fattore centrale che si organizzano gli altri fattori della produzione. E allora l’organizzazione efficiente richiede una organizzazione efficiente ed efficace della conoscenza, basata sulla valorizzazione e non sullo sfruttamento delle qualità umane. Mai come oggi, in questo tempo di movimento e di nuove sfide, l’organizzazione violenta e burocratica dell’impresa è perdente. Mai come oggi le imprese vincenti sono soprattutto quelle formate da gruppi di uomini e donne motivati intorno ad un comune sistema di valori e ad un comune saper fare. Valori che orientino in modo corretto i rapporti tra proprietà e impresa, Valori che delimitino, con chiarezza, il ruolo del management difendendolo da indebite interferenze ma anche chiamandolo alle imperiose responsabilità che gli competono. Valori che siano funzionali ai primordiali obiettivi di sopravvivenza ed autonomia dell’impresa. Valori che sappiano ricondurre ad una mediazione corretta i momenti conflittuali. Valori che stimolino la capacità innovativa e di cambiamento, che riconoscano in queste capacità lo specifico stesso dell’impresa.

continua…

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