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Le organizzazioni no profit crescono in Sicilia più che nel resto d’Italia: ecco i numeri

Le organizzazioni no profit crescono in Sicilia più che nel resto d’Italia: ecco i numeri
no profit terzo settore

Boom anche di dipendenti: sono il 5,5% in più, a livello nazionale crescita più lenta

In Sicilia le organizzazioni no profit continuano a crescere. Sulla base degli ultimi dati disponibili raccolti dall’Istat, la crescita è stata del 2,3%, per un totale di 23.272 istituzioni no profit attive. Si tratta di un trend che va in controtendenza rispetto a quanto succede nel resto d’Italia, dove la variazione nei dodici mesi segna una valore di -0,2%.

I dati

Nello specifico, sul totale di 23.272 istituti, 19.810 sono le associazioni riconosciute e non riconosciute, 1.741 le cooperative sociali, 280 le fondazioni e 1.441 le istituzioni con altra forma giuridica. In positivo anche la variazione del numero dei dipendenti. In Sicilia si contano 49.663 dipendenti, 103 per 10 mila abitanti, con un aumento del 5,5% nell’ultimo anno. Anche in questo caso, il valore regionale è più alto della media nazionale, che si ferma al +2,9%. A contare il maggior numero di dipendenti sono le cooperative sociali, con 27.577 unità; a seguire, le associazioni riconosciute e non riconosciute, con 15.077 lavoratori. Nelle fondazioni, invece, se ne contano 2.575, mentre i restanti 4.434 ricadono le forme giuridiche residuali.

I numeri in Italia


A livello nazionale, il comparto del no profit rallenta la sua decrescita dal punto di vista delle unità fermandosi a 360.061 istituzioni ma continua la crescita in termini di dipendenti, che arrivano a 919.431. Al contrario, si segnala un incremento nel Mezzogiorno d’Italia, dove si cresce del 12%.

I dati, elaborati dal centro studi dell’università di Bologna, mostrano le dinamiche e la trasformazione del settore no profit, che negli ultimi dieci anni in Italia ha attraversato significative trasformazioni. In particolare, la fotografia dello stato attuale del settore mostra come aumenti il peso delle istituzioni più strutturate, che riescono a sviluppare una capacità di generare occupazione molto più alta in proporzione anche al numero delle unità.

Dai dati emerge inoltre come, all’interno dell’universo delle organizzazioni, sia evidente una decrescita della cooperazione sociale (-5,6%) e una crescita invece molto significativa delle fondazioni (+13,2%) e soprattutto delle associazioni di promozione sociale. Anche le attività di volontariato adesso sono in ripresa.

I settori più gettonati

Le organizzazioni risultano concentrate soprattutto nei settori della cultura, sport e attività ricreative, mentre i dipendenti in quelli tradizionali del welfare: assistenza sociale, istruzione e sanità. Per settore, la crescita riguarda le attività ricreative, la filantropia e la tutela dei diritti, mentre diminuiscono nella religione e istruzione e ricerca.

In termini di dipendenti, invece, l’aumento più significativo riguarda i settori delle relazioni sindacali e rappresentanza interessi e della filantropia e promozione del volontariato. Interessante come stiano crescendo le istituzioni no profit “innovatrici”, che hanno realizzato un progetto di innovazione sociale. Tali istituzioni si distinguono per l’orientamento solidaristico: quasi 8 no profit su 10 sono orientate alla pubblica utilità, e hanno come mission il sostegno e supporto a soggetti deboli e in difficoltà.

Anche l’innovazione

Le istituzioni che innovano sono anche quelle che hanno una maggiore propensione all’innovazione digitale, al coinvolgimento degli utenti del territorio e alle reti. Hanno infatti un’ampia rete di stakeholder, che si distingue per la pluralità dei soggetti coinvolti.

Con la realizzazione di progetti di innovazione sociale sono stati generati effetti positivi sui processi e sulle attività, tra cui lo scambio di know-how e il coinvolgimento dei beneficiari nella fase progettuale, riuscendo anche a cambiare il modo di lavorare dei propri dipendenti, dimostrando in tal modo come l’innovazione sociale è necessaria non soltanto per il territorio e lo sviluppo, ma è anche uno strumento per cambiare le organizzazioni del terzo settore.