Preoccupano i nuovi numeri sui trasferimenti dallo Stato, che dovrebbero ammontare a 180 milioni, molto meno di quelli previsti in un primo momento. L’opposizione passa all’attacco
PALERMO – Né 475, né 435 né 293 milioni. Mentre ancora si attende la firma sul contratto tra il Governo e il Comune che trasformi in realtà il Piano di riequilibrio, sembra ormai cosa certa che i trasferimenti dallo Stato non saranno neanche lontanamente vicini alle cifre di cui si è parlato in questi mesi. Il contributo da Roma, infatti, dovrebbe ammontare a “soli” 180 milioni di euro in vent’anni, appena 9 milioni all’anno. In pratica, dei 2,67 miliardi del cosiddetto “Salva Napoli”, un miliardo e duecento milioni andranno alla città partenopea, un miliardo e cento a Torino, 137 milioni a Reggio Calabria e appunto 180 al capoluogo siciliano.
Il problema è che il Consiglio comunale ha approvato (con appena con 14 “Sì”, 7 astenuti e il solo voto contrario del presidente Salvatore Orlando) un Piano di riequilibrio basandosi su altre cifre e c’è il rischio che le mancate entrate dallo Stato siano compensate con un ulteriore aumento delle aliquote Irpef (che già adesso ammonta a 548,7 milioni in vent’anni). Soltanto quest’anno l’incremento del gettito sarà di 49,4 milioni, l’anno prossimo di quasi 60 per poi scendere gradualmente tra i 37,9 e i 31,6 nel decennio 2024-2034 e attestarsi infine tra i 12 e gli 11,3 milioni tra il 2035 e il 2040.
Naturalmente la notizia ha mandato in agitazione l’Aula, che potrebbe essere chiamata ad avvallare un aggravio delle tasse che non piace a nessuno ma di cui teoricamente non si può fare a meno se non si vuole mandare all’aria il Riequilibrio. “In vent’anni – ha commentato Ugo Forello del gruppo Oso – lo Stato darà a Palermo solo 180 milioni (promessi erano 436) ma dovremmo aumentare le tasse ai cittadini per circa 600 milioni. Il Piano di riequilibrio è già carta straccia perché in evidente disequilibrio di -7,5 milioni, in quanto redatto sulla base di mail informali che prevedevano più soldi da Roma, e di ulteriori -60 milioni, perché ha inserito tassi di riscossione irrealizzabili. Per colmare queste voragini l’Amministrazione dovrebbe proporre ulteriori e inaccettabili aumenti dell’addizionale Irpef, aumentando ancora di più l’aliquota per diversi anni”.
“Il blocco dei pagamenti ai creditori del Comune – ha aggiunto Forello – si protrarrà per mesi e chi entro il 10 aprile non presenterà formale istanza di inserimento nel Piano, si vedrà cancellato il credito. Inoltre verranno proposte transazioni a saldo e stralcio dal 40% all’80%. Non lo chiamano dissesto ma è peggio del dissesto. Chiediamo di conoscere con priorità assoluta le condizioni dell’accordo. A quanto ammonta l’ulteriore aumento Irpef? Quale sarà la clausola di salvaguardia (con ulteriori aumenti) se i fasulli tassi di riscossione indicati dal piano non saranno rispettati?”.
E il capogruppo di Italia Viva Dario Chinnici conferma che il blocco dei centristi, che durante l’estenuante dibattito sul Riequilibrio è andato al muro contro muro con l’Amministrazione restando in Aula fino alla fine, resterà compatto: “I che riempirà di tasse da pagare i palermitani per avere in cambio da Roma appena 9 milioni di euro l’anno”.
Sulla stessa lunghezza d’onda anche la Lega, unico partito di centrodestra presente al momento del voto: “Come detto durante il lungo Consiglio comunale in cui abbiamo discusso del dissesto e del Piano di riequilibrio – hanno affermato i consiglieri comunali Marianna Caronia e Igor Gelarda – siamo assolutamente contrari a che ricadano interamente sui cittadini e sul tessuto produttivo della città le conseguenze della situazione finanziaria del Comune. Situazione di cui altri, a partire dal sindaco e dall’assessore al Bilancio, devono assumersi ogni responsabilità. Quindi, per essere chiari, nessun ulteriore aumento dell’addizionale Irpef e nessun indiscriminato blocco dei pagamenti, non previsto dalla alcuna normativa e per altro dannoso proprio per i conti del Comune. In Consiglio lavoreremo ad una mozione che impegni gli uffici a sbloccare i pagamenti e ci opporremo in ogni modo perché sia bocciata ogni proposta di aumento dell’Irpef”.