Palermo, una migliore gestione dei beni sottratti alla mafia - QdS

Palermo, una migliore gestione dei beni sottratti alla mafia

redazione

Palermo, una migliore gestione dei beni sottratti alla mafia

Sonia Sabatino  |
mercoledì 12 Luglio 2023

Conferenza di servizi convocata ieri in Prefettura. Presenti il direttore dell’Anbsc Bruno Corda, il sottosegretario Wanda Ferro e il prefetto di Palermo Maria Teresa Cucinotta

PALERMO – Sono 387 i beni presenti sul territorio siciliano e 1.500 in tutta Italia confiscati alla criminalità organizzata e in attesa di essere assegnati: queste informazioni sono emerse ieri in occasione della Conferenza di servizi indetta nei locali della Prefettura dall’Anbsc (Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata).

Alla Conferenza – convocata dal direttore dell’Agenzia, il prefetto Bruno Corda, di concerto con il prefetto di Palermo Maria Teresa Cucinotta e alla presenza del sottosegretario all’Interno Wanda Ferro e degli esponenti della Magistratura e delle Forze di Polizia – hanno partecipato i rappresentanti dei soggetti potenziali destinatari dei beni e, per le Amministrazioni centrali dello Stato, l’Agenzia del Demanio.

“Siamo qui – ha detto il sottosegretario Wanda Ferro – perché abbiamo deciso di fare delle tappe simboliche. Oltre a Palermo, infatti, siamo stati anche a Milano e Napoli per fare una Conferenza di servizio sui beni da assegnare. Auspichiamo pertanto disponibilità da parte degli amministratori e delle Zes”.

All’esito dei lavori sono state acquisite manifestazioni di interesse, per finalità istituzionali, sociali o economiche, per 187 dei 397 beni originariamente proposti, di cui 116 in provincia di Palermo, 61 in quella di Agrigento e i 10 in provincia di Siena.

“C’è una bella novità – ha spiegato il prefetto Corda – infatti stiamo costituendo un tavolo di lavoro con la Banca d’Italia per quanto riguarda l’accesso al credito. Proprio per il fatto che un bene o un’azienda confiscata alla mafia non può diventare un cattivo pagatore o essere considerato come il modo di sfuggire alla possibilità di avere un credito, cosa che purtroppo capita spesso. La seconda cosa che dobbiamo incentivare è l’utilizzo di un fondo che è presente tra il Mise (ministero delle Imprese e del Made in Italy) e il Mef (ministero Economia e Finanza) di 43 milioni di euro, inutilizzato o utilizzato in modo parziale in ragione del fatto che sono presenti delle caratteristiche molto particolari e importanti perché si possa accedere a quel genere di facilitazione, che riguarda proprio le aziende confiscate alla criminalità”.

“Dobbiamo partire – ha aggiunto il direttore dell’Anbsc – da una linea di fondo: infatti, il 68% circa delle aziende che sono gestite da parte dell’Agenzia sono scatole vuote, cioè sono strutture che non sono mai state operative, non hanno mai avuto del personale, non hanno mai prodotto nient’altro se non fatture false utili a riciclare denaro di illecita provenienza. Il 5% delle aziende poi, pari a circa 150/170 di quelle attive sul mercato, occupano circa tremila addetti, quindi una mole importante, prevalentemente nelle zone meridionali in cui sono situate. Infine, abbiamo un 27% di aziende che vanno monitorate, per le quali dobbiamo necessariamente impegnarci affinché abbiano una migliore condizione di accesso al credito e una possibilità di recupero per superare quello che viene definito uno ‘shock di legalità’, passando da un’economia illegale a una economia legale. Questo è lo sforzo che dobbiamo fare tutti”.

“È evidente a tutti – ha aggiunto ancora il sottosegretario Wanda Ferro – il forte valore simbolico dell’assegnazione di beni confiscati alla criminalità organizzata: per questo abbiamo voluto affermare anche con la presenza fisica la volontà dello Stato di contrastare l’illegalità con ogni mezzo. Accanto alla repressione e all’attività di prevenzione, infatti, la sottrazione dei patrimoni accumulati illecitamente colpisce duramente le cosche sul piano economico e finanziario. Ma c’è anche un forte valore culturale nel trasformare i simboli del potere mafioso sul territorio in presidi delle forze dell’ordine o in strutture di utilità sociale”.

“È bene, dunque – ha concluso la rappresentante del Governo – continuare su questa lunghezza d’onda sull’assegnazione, rispetto anche alle manifestazioni di interesse e ai bandi che vengono espletati dalla Commissione addetta, ma che vedono anche l’attribuzione per quanto riguarda il sociale. Stiamo pensando a una white list che possa ridurre anche la parte della certificazione e dei controlli. Quindi avanti tutta per restituire ai cittadini ciò che gli è stato tolto”.

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