Il report 2022 dello Snpa ha messo a confronto le principali città del Paese, evidenziando i punti critici del capoluogo sul fronte vivibilità, circolarità e resilienza ai cambiamenti climatici
PALERMO – Piste ciclabili più che raddoppiate e isole pedonali addirittura decuplicate, ma ancora poco verde, troppo consumo di suolo, troppi rifiuti (con una differenziata ai minimi termini) e troppa acqua sprecata (un elemento che grida vendetta in queste settimane di crisi idrica). È questa la fotografia del capoluogo emersa dal report 2022 “Città in transizione: i capoluoghi italiani verso la sostenibilità ambientale” del Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente.
Lo Snpa è operativo dal 2017 e ha messo insieme in un unico sistema le 21 agenzie ambientali (Arpa) e provinciali (Appa), oltre all’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra). Si occupa di attività ispettive nell’ambito delle funzioni di controllo ambientale, monitoraggio dello stato dell’ambiente, controllo delle fonti e dei fattori di inquinamento, attività di ricerca, supporto tecnico-scientifico alle attività degli enti statali, regionali e locali e raccolta, organizzazione e diffusione dei dati ambientali. Il report analizza il livello di sostenibilità urbana nei capoluoghi italiani attraverso tre chiavi di lettura strategiche: vivibilità, circolarità e resilienza ai cambiamenti climatici. Vediamo quali sono i dati principali sul capoluogo siciliano.
MOBILITÀ DOLCE
“Il quadro della vivibilità di Palermo – si legge nel report – mostra interessanti progressi sul tema della mobilità, che fa registrare l’aumento dell’offerta di infrastrutture per la mobilità dolce: la densità di piste ciclabili è più che raddoppiata dal 2011 al 2019, anno in cui si riscontrano 29,4 km di piste/100 km quadrati di superficie territoriale mentre dal 2008 al 2019 la disponibilità di aree pedonali è addirittura decuplicata, arrivando a 60,4 metri quadrati/100 abitanti, valore tra i più alti rispetto agli altri comuni osservati”.
Più criticità che performance positive, invece, sul fronte della circolazione stradale. “È il settore della mobilità e trasporti che fa registrare un seppure lieve miglioramento – prosegue l’analisi -, con l’incidenza di auto elettriche/ibride sul totale parco autovetture che passa dallo 0,1% a fine 2015 allo 0,8% a fine 2020. Di contro diminuisce la domanda di trasporto pubblico locale (-15,4% nel 2019 rispetto al 2011) che si attesta su 38,7 passeggeri annui/abitante”, valore tra i più bassi tra i Comuni considerati.
ACQUA E VERDE
Palermo spreca quasi metà della sua acqua: “La condizione dell’infrastruttura idrica, caratterizzata in tutto il periodo analizzato (2012-2018) da significative perdite in distribuzione (superiori al 45%), si presenta in miglioramento nel 2018, quando le perdite idriche totali si attestano al 45,7%, valore minimo della serie analizzata”. Inoltre, per quanto riguarda la distribuzione dell’acqua potabile, nell’arco del periodo 2012-2018, il volume pro capite di acqua giornalmente erogato per usi autorizzati “si presenta sempre inferiore al valore nazionale (215 litri/abitante/giorno), attestandosi nel 2018 su 175 litri/abitante/giorno, valore più basso tra i capoluoghi di regione”.
Altro ambito in cui “sono auspicabili politiche più incisive riguarda il trattamento dei reflui urbani: nel 2009 l’intero carico organico è risultato non conforme alle norme di emissione, ma dal 2012 al 2016 si è registrato un miglioramento con una percentuale di acque reflue depurate conformi alle norme di emissione pari al 27%, che poi si è ridotta al 5% nel 2018, valore tra i più bassi rispetto al campione delle ventuno città analizzate”.
Anche i dati su verde e consumo di suolo non sono confortanti. In soli cinque anni (2015-2020) il capoluogo siciliano ha registrato “una perdita di aree agricole, naturali e seminaturali, concentrata soprattutto in ambito urbano, pari a 38 ettari” mentre per le infrastrutture verdi “non si segnalano tra il 2011 e il 2019 incrementi delle superfici destinate ad orti urbani”. Ogni palermitano ha a disposizione appena 11 metri quadrati di verde, e per buona parte non si tratta di parchi ma di arredo urbano: “Rimangono sostanzialmente costanti nell’arco temporale considerato (2015-2019) sia la disponibilità pro capite di verde fruibile (circa 11 metri quadrati/abitante al 2019) – valore facilmente superabile dagli altri Comuni del campione analizzato – che la densità di verde pubblico, pari a circa il 5% del territorio comunale, valore in linea con quelli rilevati con maggiore frequenza. Importante l’incidenza delle aree di arredo urbano che incidono per il 43% sulla composizione totale del verde pubblico”. La città si salva solo perché “tutela circa il 30% del proprio territorio – valore in linea con quelli più frequenti del campione – grazie alla presenza di vari siti della rete Natura 2000 (ben 7) e alla Riserva Naturale Orientata Monte Pellegrino, che si estende per oltre 1000 ettari” ma in generale “l’incidenza delle aree verdi urbane e suburbane, sia pubbliche che private, è moderatamente bassa: pari al 53,9% (simile ai valori di Bari) nel 2020” e inoltre “la superficie vegetata – sia pubblica che privata – nell’ambito dell’area urbana si attesta su valori di circa il 42%”.
RIFIUTI
Anche sul fronte dei rifiuti “si evidenziano luci ed ombre: cresce la produzione pro capite di rifiuti urbani nell’arco del quinquennio 2015-2019 per raggiungere i 583,1 kg/abitante/anno nel 2019, mentre non si rilevano chiare tendenze per la raccolta differenziata, pari al 17,4% nel 2019, tra i valori più bassi del campione considerato, e di produzione pro capite di rifiuti organici (40,1 kg/abitante/anno nel 2019). Per quest’ultimo indicatore Palermo si attesta tra i valori più bassi del campione”.