Un'assemblea degli studenti universitari, organizzata dal collettivo Medusa, si è svolta presso l'aula Cocchiara della facoltà di Lettere
“Le molestie sono quelle che vengono percepite come tali, difficile definirne i contorni, ma certamente è stata percepita così, pertanto è un episodio verso il quale stiamo perseguendo il nostro dissenso”. A parlare con la redazione di qds.it è la professoressa Beatrice Pasciuta, Prorettrice all’Inclusione, pari opportunità e politiche di genere dell’Università di Palermo che stigmatizza un episodio molto grave avvenuto nell’Ateneo palermitano.
Come già scritto, un dottorando di ricerca della facoltà di Statistica, a febbraio scorso ha stilato una classifica in cui ha “catalogato” come oggetti alcune colleghe universitarie, attribuendo ad ognuna di loro un voto per ciascuna parte del corpo. Un atto di sessismo avvenuto all’interno di una chat per soli uomini ma che non è rimasto confinato lì. Il 24 novembre, infatti, proprio nel giorno della “Giornata internazionale contro la violenza sulle donne”, una giovane dottoranda della facoltà di Economia e commercio di Palermo ha inoltrato una lettera di denuncia ad un portale universitario in cui denunciava l’episodio da lei personalmente subito. Anche lei fa parte infatti della lista e ha subito il clima generato dentro l’ateneo palermitano, l’imbarazzo e il fastidio dopo che lo screenshot di quella sorta di pagella era diventato virale passando da smartphone a smartphone degli studenti.
Ieri a Palermo, il Collettivo Medusa ha organizzato un’assemblea in cui erano presenti universitari, ricercatori, associazioni, sindacati, professori universitari e, per l’appunto, la Prorettrice all’inclusione, pari opportunità e politiche di genere, Beatrice Pasciuta che ha puntato il dito sul portale che ha riportato in maniera a suo avviso distorta la notizia. Non per questo, però, giustifica il gesto che lei stessa cataloga come molestia.
Un incontro che ha fatto venir fuori tanti spunti interessanti, allargando di fatto le braccia a chi ha paura di denunciare per paura o per imbarazzo. Alla fine dell’assemblea gli studenti hanno redatto un documento condiviso: “L’assemblea di oggi è stata un’occasione per discutere dell’episodio e organizzarci – si legge nel documento -. La larga partecipazione conferma che la necessità di confrontarsi da parte di studentesse, ricercatrici, professoresse, realtà e associazioni è forte. Un episodio del genere non poteva essere lasciato passare come normalizzato. Sappiamo bene – prosegue il testo – che quello della violenza sulle donne è un fenomeno strutturale che si riproduce in ogni ambito di questa società, anche in quello accademico. Esiste, quindi, ed è urgente, la necessità di costruire spazi di donne in lotta anche all’Università, in cui chi subisce violenza possa sentirsi libero di raccontarlo e possa costruire e condividere strumenti di emancipazione. Ci siamo incontrati uscire dal vicolo cieco di chi cerca di capire cosa è vero o cosa no, chi ha denunciato e quando o perché. Siamo qui per dire insieme: basta violenza sulle donne dentro l’ateneo”.
Dall’assemblea è emersa anche la necessità di non stigmatizzare come vittime inermi le studentesse che hanno subito questa molestia, che anzi compatte hanno deciso di reagire a suo tempo al collega:
“Non sta a noi giudicare né compatire chi subisce violenze di genere – conclude il documento – ma anzi a tutte noi sta il compito di creare una comunità solida che possa essere un supporto. Che possa fornire gli strumenti di costruzione di spazi di autonomia, autodeterminazione e consapevolezza. Il messaggio dell’assemblea è risuonato forte : FUORI I SESSISTI DALL’UNIVERSITÀ !