Morta Letizia Battaglia, il ricordo di Orlando: "Appassionata e sempre fuori dagli schemi" - QdS

Morta Letizia Battaglia, il ricordo di Orlando: “Appassionata e sempre fuori dagli schemi”

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Morta Letizia Battaglia, il ricordo di Orlando: “Appassionata e sempre fuori dagli schemi”

Antonio Schembri  |
giovedì 14 Aprile 2022

Il feretro di Letizia Battaglia è stato posto nell’androne di Palazzo delle Aquile a Palermo. Il sindaco Orlando ricorda la fotoreporter e il suo contributo al cambiamento culturale della città

I rivoli e le pozzanghere di sangue dei morti di mafia e i volti di mogli e di madri, impietriti o contorti dal dolore. I poveri, i ricchi e i parvenu di Palermo. La quotidianità dei suoi quartieri popolari, nascosta o evidente. Fotografie in bianco e nero di neorealismo siciliano piene di occhi: a volte sorridenti altre ingenui, spesso accigliati, di bambine, di adolescenti, di donne mature, ritratte davanti al degrado profondo; di ragazzini che maneggiano armi giocattolo non solo durante il giorno d’Ognissanti. Di palermitani immortalati, come in una foto che ne mostra quattro (due adulti e due bimbi) sul ‘vespino’ su un crocicchio della Kalsa, davanti a mura sbrecciate. La dimensione umana colta attraverso occhi e volti che urlano disagio disperazione e speranza.

Occhi su cui posare i propri, attraverso l’obiettivo. Da puntare sempre vicino, il più possibile. Grandangolo sì, teleobiettivo quasi mai: “preferisco non usarlo, perché con questa focale le foto si assomigliano e si resta lontani da ciò che si vuole raccontare”. Così sosteneva Letizia Battaglia, fotoreporter tra le più celebri al mondo, spentasi ieri sera a Cefalù all’età di 87 anni dopo una lunga malattia, pochi giorni dopo aver partecipato a un workshop a Orvieto, uno dei tanti ai quali veniva invitata tra Italia e capitali europee. Negli ultimi tempi, ricorda Patrizia Stagnitta, una delle sue tre figlie “era costretta a usare la sedia a rotelle, ma questo non le impediva di prendere un aereo e andare”.

Sono arrivati in tanti stamane e oggi pomeriggio nell’atrio di Palazzo delle Aquile per salutare la donna che ha immortalato 40 anni di guerra civile siciliana. Spesso nel momento giusto nel frangente più terribile. È stato così nel giorno dell’Epifania del 1980 per la foto dell’omicidio di Piersanti Mattarella, scattata praticamente dentro l’abitacolo della sua auto nel tragico e convulso momento in cui la moglie e il fratello Sergio provano a soccorrerlo: “Fu una casualità, mi trovavo a passare sulla via Libertà e mi sembrò un incidente, solo dopo avere scattato mi dissero che quello era il presidente della Regione e che gli avevano appena sparato”. Foto, quella, nella quale si trova probabilmente la prima immagine pubblica del futuro capo dello Stato. E’ sempre in quell’anno che un altro suo shot fa il giro del mondo: la “bambina con il pallone”, ripresa nel quartiere palermitano della Cala. È stata scelta proprio questa foto per essere sistemata sopra il suo feretro al Comune. Ed è sempre Letizia Battaglia a ritrarre gli esattori mafiosi Salvo in compagnia di Giulio Andreotti all’hotel Zagarella di Santa Flavia, adiacente alla villa di Ignazio Salvo. Scatti, quelli, acquisiti agli atti del processo al capo democristiano sette volte presidente del Consiglio e 34 ministro della Repubblica.

Per lungo tempo etichettata come la fotografa dei morti di mafia, Letizia Battaglia diceva anche che per lei fotografare quei cadaveri crivellati fosse come sparare alla mafia. Colpi di verità, dalla Pentax e dalla Leica. Smise di farlo, esausta, nel 1992, con gli attentati di Capaci e di Via D’Amelio: “non avevo avuto la forza di recarmi nel cratere dell’autostrada, corsi invece in ospedale, dove stavano portando Falcone e la moglie Francesca Morvillo. A Giovanni ogni tanto chiedevo di fare una foto in posa, ma lui si rifiutava: “Meglio di no, Letizia, perché poi dicono che sono vanitoso”.

Carattere estroverso e divisivo, quello della fotografa che con il suo lavoro per le strade di Palermo ha contribuito in maniera decisiva a formare la coscienza civile di una città diventata negli anni ’90 laboratorio sociale e politico d’Italia. Proprio il suo essere donna è stato un fattore dirompente. In un momento terribile per il capoluogo siciliano, in cui per documentare il sangue che scorreva per le strade, a muoversi per riempire rullini erano solo fotografi uomini, nelle redazioni era ancora inconcepibile che una donna potesse fare l’‘animale da strada’ come loro.

Un impegno per il quale nel 1985 Battaglia è stata la prima fotografa europea a ricevere (ex aequo con l’americana Donna Ferrato), il prestigioso premio Eugene Smith, a New York, istituito in memoria del famoso fotoreporter della rivista Life.

Ma Letizia Battaglia è andata sempre oltre. Non solo nel suo ruolo di fotografa e giornalista impegnata, di cui si ricordano anche le esperienze di direttrice di Mezzocielo e di Grandevù, sempre in campo per il riscatto delle donne.

Il ricordo di Leoluca Orlando: “Politica appassionata e sempre fuori dagli schemi”

“Credo che la storia la ricorderà per il contributo che ha dato al cambiamento culturale della città, prima come assessore comunale al verde, poi come parlamentare regionale – ha detto il sindaco di Palermo Leoluca Orlando.

In quella mia sindacatura di fine anni ’80 fu inevitabile scegliere un’’eversiva’ come lei in quella che fu la giunta più anormale nell’intera storia italiana, visto che attuava un’alleanza inedita tra cattolici democratici e comunisti”.

Il sindaco di Palermo ricorda Letizia Battaglia: “La sua fu vera antimafia”

Quella di Letizia Battaglia – ha aggiunto Orlando – è stata vera antimafia perché è stata capace di vedere, oltre la mafia, i diritti degli ultimi, degli emarginati”. E di lottare per il decoro urbano: si deve a lei, per esempio, il provvedimento che liberò la vista sul golfo di Mondello dalle bancarelle sul lungomare.

L’ultima volta che Letizia Battaglia ha diviso l’opinione pubblica è stata nel 2020, sempre da fotografa: per la campagna della Lamborghini immortalò nel centro storico di Palermo tre ragazzine di otto, dodici e quindici anni. La accusarono di aver passato il segno, di avere dato un’immagine ambigua e perversa fino alla pedofilia. Quell’ennesimo dito puntato contro la stupì, le provocò grande dispiacere e la fece rivoltare contro l’ottusaggine che circola nei social media.

Tra messaggi di cordoglio anche quello del presidente della regione Nello Musumeci: “Letizia Battaglia ha raccontato senza ipocrisie al mondo intero gli anni più tragici e difficili di Palermo e della Sicilia. Ogni suo scatto è una denuncia potente. Se ne va una grande artista, una donna profondamente innamorata della sua terra”.

                                          Antonio Schembri

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