“Se qualcuno ha soldi provenienti dallo spaccio chiede i soldi al padre? Basta, vi chiedo di non infangare più il nome di mio figlio”. Con questo sfogo accorato, Gianni Celesia, padre di Rosolino, il giovane 22enne ucciso al culmine di una rissa presso la discoteca al Notr3 di via Pasquale Calvi a Palermo, chiede rispetto per la memoria del figlio. Le ricostruzioni succedute al fattaccio infatti, hanno inevitabilmente accostato Lino, così era chiamato confidenzialmente da parenti e amici, al mondo dello spaccio della Malamovida del capoluogo siciliano. “Vorrei che la morte di mio figlio eviti altri lutti – auspica Gianni Celesia -, lo dico da quella terribile sera. Basta morti, basta violenza”.
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Nessuna ritorsione
Infine, riguardo le voci di possibili ritorsioni aggiunge:“Non ce ne sono. Non c’è nessun mistero dietro l’incendio dello scooter in via Cellini. Il motorino di mio nipote aveva un problema alla pompa della benzina ed è andato a fuoco accidentalmente. Basta con queste ricostruzioni. Vorrei che venisse a sentire quello che pensano i ragazzi di mio figlio al Cep. Era per tutti un punto di riferimento che aiutava tanti. Vi prego basta. La morte di mio figlio è stato un evento doloroso. Sarà un processo a stabilire le responsabilità. Ma adesso basta”.

