Collaborazione fra Enti, associazioni, professionisti e cittadini per valorizzare il corso d’acqua. Una cabina di regia per sfruttare nel modo migliore le opportunità finanziarie disponibili
PALERMO – Il Comune ha aderito a un manifesto d’intenti che mette insieme amministrazioni, associazioni ambientaliste, professionisti e cittadini con l’obiettivo di sottoscrivere un “Contratto di fiume e di costa” che coordini e organizzi tutti gli interventi e i finanziamenti in corso per il fiume Oreto, i suoi affluenti Lato e Sant’Elia e la sua foce, incluso il tratto di costa da Sant’Erasmo alla Bandita.
Tra Fai, Recovery Fund e fondi comunitari, infatti, i canali di finanziamento per riqualificare la valle dell’Oreto sono tanti e rischiano di disperdersi: come spiegato nel manifesto condiviso da Palazzo delle Aquile, il contratto aiuterà a mantenere “una visione organica e complessiva del bacino idrografico e della costa”.
Soltanto quest’anno hanno preso il là un progetto da 5,6 milioni con Fondi Po Fesr Sicilia per la sistemazione del bacino fluviale, dell’ambiente acquatico e delle sponde e un altro da 13 milioni nell’ambito della Rete Natura 2000 che prevede interventi di rinaturalizzazione della foce e del tratto costiero da Sant’Erasmo allo Stand Florio. Senza dimenticare i 65mila euro vinti grazie alla campagna dei Luoghi del Cuore del Fai ma soprattutto la decisione della Giunta comunale di inserire il Parco del Fiume Oreto nella corposa lista di progetti sottoposta al governo Conte per accedere al Recovery Fund: 100 milioni di euro per interventi di rimboschimento e rinaturalizzazione, disinquinamento delle acque, decementificazione e contrasto all’abusivismo, agli scarichi fognari abusivi e allo sversamento illegale di rifiuti e sfabbricidi, riprogettazione delle sponde, creazione di accessi al fiume dalla città e di itinerari per bike e trekking, recupero di immobili storici quali bagli, casene, cartiere e mulini, promozione di attività quali il turismo ambientale e subacqueo, la pesca, il bird watching e la ricerca scientifica, mitigazione del rischio idraulico, connessione tra l’Orto botanico e Villa Giulia e riconversione dei gasometri. I lavori durerebbero almeno sette anni coinvolgendo la Regione, la Città Metropolitana, Palermo, Monreale, Altofonte, Belmonte Mezzagno e Piana degli Albanesi.
Per gestire questa mole (anche burocratica) di idee, soldi e documenti, però, serve una regia: da qui l’idea del “Contratto di Fiume e di Costa” che interesserà nello specifico i Comuni di Palermo (capofila), Monreale e Altofonte e coinvolgerà associazioni, comitati, produttori agricoli, proprietari e abitanti dell’area fluviale, membri del mondo universitario, cittadini e portatori di interesse. Un contratto di fiume e di costa, infatti, “è uno strumento di programmazione strategica integrata – si legge nel documento – per la pianificazione e gestione dei territori fluviali e costieri, in grado di promuovere la riqualificazione ambientale e paesaggistica attraverso azioni di prevenzione, mitigazione e monitoraggio delle emergenze dovute all’inquinamento e ad eventi idrogeologici”.
Saranno costituiti un comitato promotore, un’assemblea, una segreteria tecnico-scientifica e una cabina di regia. A coordinare i lavori dei firmatari del manifesto in vista della sottoscrizione del contratto sarà per il momento la III Commissione consiliare presieduta da Paolo Caracausi. “L’adesione al contratto di fiume – ha commentato l’assessore all’Ambiente e alla Pianificazione urbanistica Giusto Catania – è un atto concreto che contribuirà alla valorizzazione di una parte importante della città e renderà fruibile la Valle dell’Oreto e riqualificherà la Costa Sud della città. La collaborazione attivata tra l’Amministrazione comunale, la III commissione consiliare, la società civile e i comuni di Monreale e Altofonte è stata favorita, in una prima fase, dal ruolo di coordinamento svolto dall’Assessorato regionale al Territorio e Ambiente”.
“Dopo la sottoscrizione – ha concluso – si passerà alla fase operativa per pianificare gli interventi, sia manutentivi che strutturali, che devono avere una visione ampia e l’obiettivo di ricondurre dentro uno spazio di compatibilità ecologica il fiume Oreto e la costa in cui sfocia”.