Palermo, tempi lunghi per il Parco Cassarà, ipotesi Geobonus - QdS

Palermo, tempi lunghi per il Parco Cassarà, ipotesi Geobonus

Gaspare Ingargiola

Palermo, tempi lunghi per il Parco Cassarà, ipotesi Geobonus

sabato 29 Gennaio 2022

L’area verde resterà chiusa ancora a lungo, con buona pace di chi attende la riapertura ormai dal 2014. Nel frattempo è stato proposto l’utilizzo del fondo da oltre 10 milioni di euro

PALERMO – Il Parco Cassarà resterà chiuso ancora a lungo. Quanto dipende dai tempi e dall’esito del Piano di caratterizzazione dei rifiuti, che dovrà interessare non soltanto la zona verde dell’area ma anche quella rossa. È quanto emerso dalla seduta della III Commissione consiliare di qualche giorno fa, cui hanno partecipato anche l’assessore all’Ambiente Giusto Catania, l’ingegnere comunale Roberto Giaconia, il presidente della IV Circoscrizione Silvio Moncada e il vice presidente della Commissione Ecomafie Luca Briziarelli, senatore della Lega.

La seduta, durante cui non sono mancati i momenti di tensione, è arrivata dopo il sit-in di protesta del 16 gennaio che ha visto coinvolti i consiglieri comunali e di quartiere, gli ambientalisti di Wwf, Legambiente e Compaaps e lo stesso Briziarelli. “Nell’immaginario collettivo – ha detto Catania – sembra che tutto sia fermo, ma non è così, anche se il Parco continua a essere chiuso. Intanto per anni non è stato nella disponibilità dell’Amministrazione comunale: è stato sotto sequestro e solo di recente è stato riconsegnato, in parte, e per attività di monitoraggio. Abbiamo avuto indubbiamente dei ritardi per la gara relativa alle attività di carotaggio. L’esito non è stato quello che immaginavamo: speravamo che almeno la zona verde potesse essere restituita ai cittadini ma non è andata così. In seguito al carotaggio abbiamo avuto delle prescrizioni molto rigide da Asp e Arpa che riguardano, tra le altre cose, la caratterizzazione dei rifiuti anche in zona verde. In una prima fase abbiamo provato a chiedere se fosse possibile procedere con la riapertura parziale del parco senza la caratterizzazione ma la nostra tesi non è stata tenuta in considerazione e la caratterizzazione ci è stata imposta”.

“L’Amministrazione – ha aggiunto l’assessore – ha avviato le procedure per reperire le risorse. Speravamo di poter utilizzare quelle previste dalla Legge regionale per le attività di bonifica delle discariche ma dopo un’interlocuzione con la Regione abbiamo appurato che non è possibile sfruttare questa legge per il Parco Cassarà e quindi abbiamo proceduto a individuare risorse comunali. In queste condizioni, con un piano di riequilibrio in corso e un bilancio ancora da approvare, la Ragioneria è riuscita comunque a individuare alcuni capitoli di spesa per la gara. Adesso sarà cura degli uffici procedere a una delibera di giunta per lo storno di queste risorse e poi alla gara”.

“Capisco che nella percezione generale il Parco era e resta chiuso – ha concluso – ma la chiusura non è frutto di immobilismo ma di procedure lente e difficili e di complicazioni subentrate e non attribuibili all’Amministrazione. Stiamo facendo tutto il necessario per riconsegnare questo spazio verde alla città”.

Come confermato dall’ingegnere Giaconia, “dopo le analisi e i carotaggi nella cosiddetta sub-area verde, che si pensava fosse stata meno aggredita da questi fenomeni di potenziale contaminazione, speravamo di poter pervenire a una riapertura. Purtroppo le analisi hanno riscontrato alcuni superamenti (dei limiti consentiti per le sostanze inquinanti, nda). Non si tratta di una situazione fortemente gravosa ma il tavolo tecnico che si è tenuto a luglio 2021 con tutti gli enti interessati ha stabilito le procedure da seguire. Adesso occorre un piano di caratterizzazione dei rifiuti sia nella sub-area verde sia nella sub-area rossa che non includa solo i carotaggi ma anche un’analisi delle cause delle contaminazioni”.

“Dopodiché – ha continuato il tecnico – la conferenza di servizi dovrà approvare il Piano di caratterizzazione. Il risultato di queste analisi stabilirà se il sito non è contaminato oppure se è potenzialmente contaminato. In questo secondo caso occorrerà un’ulteriore analisi dei rischi che stabilirà definitivamente se il sito possa essere riaperto o se sia necessaria un’opera di bonifica. Per ognuna di queste attività abbiamo prima dovuto richiedere l’autorizzazione alla Procura. Tempi? Sinceramente non saprei indicarli”.

Un iter lungo e complesso, dunque, che non lascia presagire una rapida riapertura del polmone verde, chiuso ormai dall’aprile 2014, ben otto anni. “Dissento quasi totalmente – ha attaccato Moncada – dalla relazione dell’assessore Catania. Il Parco è stato tenuto sotto sequestro dal 2014 al 2017 e ci sono voluti oltre tre anni per espletare una gara d’appalto per i carotaggi, peraltro sollecitata dalla IV Circoscrizione e dalla III Commissione consiliare dopo una serie di incontri, manifestazioni e conferenze di servizi. Ricordo che nel 2018 riuscimmo ad ottenere dall’allora assessore all’Ambiente Marino lo stanziamento di circa 160mila euro con un prelievo dal fondo di riserva. La gara è stata espletata però solo nel 2020. Completati i carotaggi, abbiamo sollecitato a più riprese il piano di caratterizzazione e invece scopriamo oggi che in un anno l’Amministrazione non ha fatto nulla e che non è stato stanziato un euro. Non sappiamo neanche quanti siano i fondi a disposizione: perché non sfruttare quelli previsti dal Geobonus?”.

Un’opportunità confermata dal senatore Briziarelli. Il Dpcm per il Geobonus “dovrebbe essere firmato entro Pasqua con un fondo di 10 milioni di euro – ha assicurato – e potrebbe finanziare il Piano di caratterizzazione e, speriamo che non ce ne sia bisogno, l’eventuale bonifica. Il Comune può avvalersi dello strumento e predisporre il progetto”.

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