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Papa Prevost: “Bulimia dei social media”

Papa Prevost: “Bulimia dei social media”
ROBERT FRANCIS PREVOST PAPA LEONE XIV

Connessioni a gogo

Papa Leone XIV – molto diverso da Leone X, che causò lo scisma luterano – sembra, da questo primo tempo di pontificato, una persona tenue, che non ha lo stile impetuoso e a volte ridondante di Francesco.
Nonostante questo suo stile tranquillo, dobbiamo rimarcare quanto ha detto relativamente ai social media, denunciando una bulimia del loro uso, che ha la conseguenza di confondere la mente di chi è meno dotato intellettualmente e di chi non ha sufficienti cognizioni per valutare ciò che è vero da ciò che è falso o sbagliato.

E in effetti nella nostra era – ma segnatamente negli ultimi dieci anni – la situazione è molto peggiorata sotto il profilo delle cognizioni dei cittadini perché la diffusione a oltranza e senza limiti delle notizie (che non sono informazione) circolanti sulle reti, sta creando un aumento vertiginoso dell’ignoranza e, contemporaneamente, della supponenza.
Perché queste pesanti affermazioni? Perché l’ignorante che si alimenta di notizie spot non verificate crede di essere diventato un Signor so tutto.

La società, però, non ha bisogno di Signor so tutto, ma di gente che possieda grandi conoscenze e contemporaneamente l’umiltà di sentirsi ignorante, nel senso che ignora la maggior parte delle cose esistenti nel mondo.

Una branca che coltiva l’ignoranza anziché la sapienza è quella riguardante le religioni. Leggendo un interessante libro, “Da animali a dèi”, di Yuval Noah Harari, mi ha impressionato una nota riguardante il re della Babilonia, Hammurabi, che nel 1776 avanti Cristo fece quello che successivamente avrebbero fatto Mosé e Maometto.
Che fece Hammurabi? Disse al suo popolo di babilonesi – che abitavano nella più grande città del mondo dell’epoca – che le tre principali divinità del Pantheon mesopotamico (Anu, Enlil e Marduk) gli avevano assegnato il compito di “far si che la giustizia prevalga sulla Terra, di abolire la cattiveria e il male, di impedire che i forti opprimano i deboli”. Insomma, una sorta di codice di comportamento per stare nella linea indicata dalle tre divinità.
La storia non ci dice se quanto precede ebbe successo.
Come indicato, il fatto ci ha richiamato grossomodo uno stesso procedimento.
Nel tredicesimo secolo avanti Cristo Mosé, sul monte Sinai, disse di aver sentito la voce del Creatore, il quale gli dettò i Dieci Comandamenti, che hanno costituito i binari delle Scritture e le indicazioni per i comportamenti dei credenti.

Vi è un terzo episodio della stessa serie ed è quello di Maometto, che nel 610 dopo Cristo disse al popolo arabo di aver sentito Allah, altro nome del Supremo Creatore, il quale gli dettò le regole confluite nel Corano, regole che poi il popolo arabo avrebbe dovuto osservare e che costituiscono il nucleo della religione islamica, che ha sede a La Mecca, in Arabia Saudita, come la religione cattolica ha sede nel Vaticano di Roma.

Questo ci riconduce a Papa Prevost e alla sua denunzia di grande disagio nel vedere come la diffusione incontrollata delle notizie che circolano sui siti siano fonte di ignoranza e di supponenza.

Il grido d’allarme del Pontefice non dovrebbe restare senza conseguenze. Molti sordi dovrebbero riacquistare l’udito e contribuire a risollevare le sorti di un popolo, quale quello italiano, che peggiora sotto il profilo della conoscenza di giorno in giorno, con l’ulteriore difetto di ritenere, invece, un proprio miglioramento inesistente, basato su tanti punti scollegati fra loro che si trovano nelle diverse reti dei media sociali.

Prima un giornale di carta veniva letto in tante pagine per apprendere gli approfondimenti che bravi giornalisti e giornaliste facevano; oggi i giornali digitali vengono appena sfogliati e se ne leggono i titoli, il tutto condito dalle rassegne stampa, che dalle cinque del mattino o prima cominciano e spiegano i fatti basandosi sui titoli con scarsi approfondimenti.

Insomma, tutto si fa di fretta, mentre si dedicano tempi non contingentati per attività ludiche, necessarie, ma non sufficienti per far crescere la consapevolezza dei viventi.
Sorge così la necessità che i bravi cittadini aiutino i loro concittadini a diventare ugualmente bravi, cioè colti, critici e consapevoli della loro appartenenza a una Comunità. Senza tutto ciò il declino è assicurato.