Parità salariale tra uomo e donna in Sicilia, il ddl all'esame dell'Ars - QdS

Parità salariale tra uomo e donna in Sicilia, il ddl all’esame dell’Ars

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Parità salariale tra uomo e donna in Sicilia, il ddl all’esame dell’Ars

Chiara Borzì  |
lunedì 07 Febbraio 2022

La parità salariale uomo-donna potrebbe portare credito a fondo perduto per le imprese siciliane

Entro la fine dell’attuale legislatura la Sicilia potrebbe godere di un intervento economico mirato a favorire la parità salariale tra uomo e donna in azienda, puntando contemporaneamente allo sviluppo del Made in Sicily.

Il ddl all’Ars

Lunedì 31 gennaio il capogruppo della Lega all’Ars, Antonio Catalfamo, ha depositato un disegno di legge che mira all’introduzione di un bonus a fondo perduto da riconoscere alle imprese siciliane in grado di garantire parità salariale per le assunzioni under 35, “sviluppando un modello economico virtuoso e competitivo anche sotto un profilo morale e sociale”.

“E’ necessario favorire i giovani che vogliono rimanere in Sicilia e il comparto produttivo delle imprese che hanno condotte virtuose – spiega proprio Catalfamo -. Il Disegno di Legge è un articolato scarno di cinque articoli comprese la norma di attuazione ed è una legge delega, prevede una cornice e delega all’assessorato delle Attività Produttive, tramite un decreto attuativo, delle specifiche.

I destinatari sono, appunto, le imprese siciliane che nell’anno 2022 raggiungeranno uno dei tre obiettivi: assunzione di due under 35 ogni dieci dipendenti, realizzazione di una filiera totalmente made in Sicily nella produzione, nell’assemblaggio, nella commercializzazione, l’ottenimento di un certificato fiscale che attesti la parità salariale tra uomo e donna”.

La situazione attuale in Sicilia

Come ricorda l’esponente leghista solo il 3 per cento dei posti dirigenziali è occupato da donne nelle imprese private regionali.

“E’ un dato increscioso. Come evidente la norma prevede molto altro, ma l’intitolazione “misure per il conseguimento della parità salariale nelle aziende virtuose” nasce dalla consapevolezza d’avere di fronte un dato imbarazzante. Considerati i tempi stretti, da qui al termine della legislatura potremmo decidere di trasformare il Disegno di Legge in emendamento da inserire o nella Legge sul Commercio che sta arrivando in aula o addirittura nella sessione di Bilancio.

Non escludo potremmo optare anche per questo. Abbiamo pensato di individuare le somme da fondi europei, poi è chiaro la legge va lavorata, passa al vaglio del Bilancio, dunque qualcosa potrà cambiare”.

Chiara Borzì

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