Il Parlamento non ha votato il Regolamento - QdS
18 Marzo 2025

Il Parlamento non ha votato il Regolamento

Il Parlamento non ha votato il Regolamento

martedì 18 Marzo 2025

Ue, piano ReArm Europe

I mezzi di comunicazione nazionali hanno sbandierato con enfasi il voto del Parlamento europeo sul piano di ReArm Europe, quello famoso che prevederebbe una spesa di ottocento miliardi (non è stato precisato in quanti anni o decine di anni), come a voler esprimere una volontà generale di andare in guerra sotto la finzione di difendere la pace.

Aveva fatto bene la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, a suggerire un cambiamento della denominazione in Defend Europe, ma questa seconda denominazione non avrebbe soddisfatto gli intenti guerraioli fomentati dai produttori di armi, che vedono in questa ipotesi un aumento di fatturato e utili.

La verità è che il Parlamento europeo ha votato una Risoluzione, cioè un documento privo di alcun effetto legislativo, peraltro non vincolante. Se Ursula von der Leyen avesse potuto forzare la mano, avrebbe proposto una legge europea che si denomina Regolamento, la quale sarebbe stata cogente.

Si sa, ormai a Bruxelles e a Strasburgo vige il caos più completo, le maggioranze si compongono e si disfano alla bisogna e peraltro basta guardare la geografia del voto di qualche giorno fa per capire che in tutti, ma proprio tutti i partiti, vi sono stati, oltre ai favorevoli, i contrari e gli astenuti.

Non fa differenza la maggioranza italiana, composta da tre partiti che hanno votato in maniera difforme fra essi e, a conferma del caos, anche l’opposizione italiana, e segnatamente il Partito democratico, hanno votato in due modi diversi: dieci favorevoli e undici astenuti. Se questo non è caos, diteci voi come si debba denominare.

Fatta questa precisazione da noi che facciamo sempre l’altra informazione, cerchiamo di capire, seppure come tentativo, quale dovrebbe essere la posizione dell’Unione europea se fosse una Confederazione e non l’insieme di ventisette Stati che la pensano in maniera diversa su tutta una serie di questioni. Tant’è vero che da quando si cominciò a scrivere i Trattati, da quello del 1957 per proseguire nei successivi anni, è sempre stato previsto come norma generale il voto unanime dei Capi di Stato e di Governo, salvo poche eccezioni.

Ci sembra banale ribadire, tuttavia lo dobbiamo ulteriormente confermare, che il vero progetto di difesa dell’intero Vecchio Continente dovrebbe basarsi su una sorta di Nato interna, che si dovrebbe staccare da quella Atlantica.
Inoltre andrebbero formulati, sempre per legge (che si denomina Regolamento), la struttura e il funzionamento della stessa, centralizzando il comando di tutte le Forze armate, le quali così diverrebbero un vero deterrente per chiunque avesse intenzione di attaccare l’Unione europea e segnatamente per la Federazione russa.

Questo sarebbe il vero deterrente; non l’ipotesi di una sorta di barnum che non può essere efficace non solo perché privo di un comando unificato, ma anche perché si esprime con troppe voci, spesso fra esse dissenzienti.
La questione che poniamo alla vostra attenzione, cari e care lettori/trici, è di un’importanza straordinaria, perché vorremmo riprendere, parafrasandolo, il grido di Giuseppe Garibaldi: “Qui, o si fa l’Ue o si muore”.

La questione del riarmo dell’Unione europea è sbagliata, perché in effetti i ventisette Paesi sono dotati di Forze armate e, dunque, non si deve parlare di riarmo, ma più semplicemente di riunificazione riorganizzata delle stesse, in modo da formare un unicum pronto a eseguire gli impulsi del comando, a sua volta subordinato agli impulsi politici che dovrebbero dare gli organi europei.

È proprio qui l’altra questione delicata, cioè che in atto non abbiamo organi europei efficaci perché il Consiglio europeo (ripetiamo, formato dai Capi di Stato e di Governo) e il Consiglio dell’Unione europea (la cui presidenza ruota ogni sei mesi fra i ventisette Paesi) non sono di per sé organi capaci di deliberare questioni fondamentali come l’istituzione di un comando armato unico.
La strada che si prospetta è lunga e non sappiamo se in atto possa essere imboccata. Inoltre, ci sembra del tutto infondata la possibilità che venga realizzata nei prossimi anni.

Tag:

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta

Ediservice s.r.l. 95126 Catania - Via Principe Nicola, 22

P.IVA: 01153210875 - Cciaa Catania n. 01153210875


SERVIZIO ABBONAMENTI:
servizioabbonamenti@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/372217

DIREZIONE VENDITE - Pubblicità locale, regionale e nazionale:
direzionevendite@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/388268-095/383691 - Fax 095/7221147

AMMINISTRAZIONE, CLIENTI E FORNITORI
amministrazione@quotidianodisicilia.it
PEC: ediservicesrl@legalmail.it
Tel. 095/7222550- Fax 095/7374001
Change privacy settings
Quotidiano di Sicilia usufruisce dei contributi di cui al D.lgs n. 70/2017