Forti polemiche all’interno del Partito Democratico siciliano dopo le accuse di presunti brogli e mancata chiarezza durante l’assemblea regionale del 27 gennaio. Il segretario regionale Anthony Barbagallo è intervenuto per respingere ogni attacco, tentando di ricondurre la discussione all’interno dei canali ufficiali del partito. Poche ore prime si era registrato un durissimo intervento da parte del deputato isolano Fabio Venezia.
Barbagallo: “Accuse infamanti, nessun defunto ha votato”
“Nessun defunto ha votato all’assemblea del 27 gennaio”. Così Anthony Barbagallo replica alle accuse circolate negli ambienti interni del Pd siciliano, che metterebbero in discussione la regolarità del voto. “Non voglio alimentare ulteriori polemiche – ha dichiarato il segretario regionale – ma sono irricevibili le accuse di brogli. Siamo un partito, abbiamo regole chiare e ci sono organi di garanzia a cui rivolgersi. Ma le accuse infamanti fanno male al partito e a chi crede nel Pd”.
Ricorsi legittimi, ma vanno presentati nelle sedi opportune
Barbagallo ha comunque riconosciuto il diritto degli iscritti a presentare ricorsi: “Tra i diritti degli iscritti c’è sicuramente quello di proporre legittimamente ricorso agli organismi di garanzia, preposti al controllo e alla tutela di tutte le procedure. Se ricorsi e contestazioni ci saranno, si verificherà la regolarità del percorso nelle sedi opportune”. Il segretario ha ribadito la piena disponibilità a verificare i fatti, ma ha difeso la correttezza del processo finora seguito.
“Strumentalizzazioni e confusione fanno male al partito”
Nella sua dichiarazione, Barbagallo ha inoltre puntato il dito contro chi, a suo avviso, starebbe strumentalizzando casi isolati o generando confusione con episodi equivoci: “Se si utilizza l’equivoco dell’omonimia, come già fatto nel caso del malcapitato maestro d’orchestra confuso con un componente della provincia di Trapani, o si strumentalizza un compagno storico come Gaetano Merlo, si continua soltanto a generare fango”.
Votanti certificati: “Riscontro anagrafico effettuato”
Infine, il segretario ha voluto sottolineare la regolarità del processo di verifica dei votanti: “Il numero dei votanti è stato certificato attraverso il riscontro anagrafico degli aventi diritto al voto”. Il rischio per il partito è che la polemica si trasformi velocemente in uno scontro distruttivo per la credibilità interna ed esterna del Pd Sicilia.
L’attacco di Fabio Venezia sui social
Qualche ora prima delle dichiarazioni di Barbagallo, sui social aveva fatto rumore quanto scritto dal deputato regionale del Pd, Fabio Venezia. “Noi non parteciperemo a un congresso regionale frutto di forzature e brogli – si legge sui propri canali -. Il Pd non è una loggia massonica segreta e Barbagallo ha il dovere di pubblicare l’elenco di coloro i quali hanno votato online il 27 gennaio approvando il regolamento congressuale”.
“Se Barbagallo lo farà (dubito fortemente) – prosegue il parlamentare siciliano -, io presenterò la mia candidatura alla segreteria regionale per celebrare un congresso vero che noi volevamo aperto, in grado di parlare alla società, a fronte di coloro che puntano a un congresso chiuso solo per confermare un segretario imposto dall’alto da Franceschini e responsabile di un fallimento politico ormai troppo evidente. Il Regolamento congressuale è stato approvato nel corso di un’assemblea regionale lo scorso 27 gennaio alla quale hanno votato on line ben 65 soggetti che non ne avevano diritto e altri 54 con profili falsi o non identificabili come ‘Merlo’ e ‘gatto nero’. La mia storia politica e personale è limpida e cristallina e mi sono sempre battuto contro le ingiustizie e le sopraffazioni. E lo faccio anche oggi, con coerenza e determinazione. Senza trasparenza in un partito non ci può essere democrazia. Chiediamo al partito nazionale di intervenire. Se non si fa alcun passo verso questa direzione, non possiamo che ribadire che non parteciperemo a un congresso che in questo momento condanna il partito non certo alla ‘rigenerazione’ ma all’estinzione. In Sicilia abbiamo perso le elezioni politiche e regionali, straperso le europee e abbiamo rischiato di scomparire alle elezioni provinciali (tranne a Enna e in qualche altro territorio). Ma cosa deve ancora accadere per prendere atto di tutti questi fallimenti e avviare una svolta vera? Lasciamo che siano gli iscritti a trovare una via d’uscita con le primarie aperte. Perché un partito quando è in difficoltà si apre al giudizio degli elettori e non si chiude a riccio come sta facendo Barbagallo, che è interessato solo alla sua autoconservazione. Siamo con Schlein e Bonaccini, ma siamo convinti che l’unità debba e possa essere trovata con gli elettori e i militanti veri del PD e non con chi ha fatto brogli”.

