Volano gli stracci tra Pd siciliano e l’emissario di Elly Schlein
7 Marzo 2025

Volano gli stracci tra parte del Pd siciliano e l’emissario di Elly Schlein

Volano gli stracci tra parte del Pd siciliano e l’emissario di Elly Schlein

Mauro Seminara  |
martedì 28 Gennaio 2025

Votato il regolamento della segreteria regionale del Partito democratico tra tensioni e rissa sfiorata con iscritti al partito che non ritengono valido il voto. Igor Taruffi ha lasciato la sala come un podista

“Finalmente stasera, dopo momenti di tensione e anche qualche momento poco edificante, abbiamo un regolamento”. Con queste parole, al termine dell’assemblea siciliana del Partito democratico ieri a Palermo, il segretario regionale uscente Anthony Barbagallo ha descritto l’epilogo di lavori a dir poco tesi.

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“La vita è fatta di ripartenze, quindi domani sarà una ripartenza con delle regole certe”, ha aggiunto Barbagallo al QdS. La ripartenza oggi avrà però regole certe fino a prova contraria. In teoria il quorum è stato raggiunto ed il regolamento è stato approvato con 169 voti favorevoli, 4 contrari e 2 astenuti su una maggioranza assoluta necessaria di 161 voti. In pratica una nutrita parte dei presenti in assemblea non riconosce la validità della votazione ed annuncia che ne chiederà l’annullamento.

Correnti e divergenze

Le tensioni c’erano già nel vivo della discussione generale, e non per divergenze tra due correnti del Pd siciliano. Gli attori protagonisti erano più numerosi. Tra il segretario regionale ed il gruppo parlamentare all’Ars i rapporti non sono buoni, per usare un eufemismo. Poi ci sono le componenti Schlein e Bonaccini, che a loro volta divergono con le rispettive scelte in Sicilia. Tra le due, il segretario regionale fa riferimento alla segretaria nazionale Elly Schlein, mentre il capogruppo all’Ars, Michele Catanzaro, è nell’area di Stefano Bonaccini. Quindi anche all’interno del gruppo parlamentare ci sono idee diverse circa la segreteria regionale. Molto meno diverse se riferito alle critiche della segretaria regionale circa un appiattimento del gruppo Ars verso il governo Schifani.

Sfiorata la rissa

Regolamento, politica regionale, consenso del partito in Sicilia, sono temi che avevano già scaldato gli animi. Il culmine della tensione si è però raggiunto quando la platea ha perentoriamente chiesto il voto nominale ed il responsabile dell’organizzazione del Partito democratico, Igor Taruffi, ha deciso di non ascoltare l’assemblea con un categorico “decido io”. Se i toni da parte dei deputati siciliani Burtone, Spada, Catanzaro e Venezia nei confronti dell’organizzatore Taruffi erano già stati decisamente aspri, all’imposizione del voto senza preventiva verifica e senza scrutinio nominale sono volati gli stracci nella sala dell’Hotel Astoria di Palermo. “Ci sta. In un partito è come nelle grandi famiglie: succede anche questo”, ci ha risposto Anthony Barbagallo. Di fatto, nella sala si sono andate in scena circostanze in cui alcuni iscritti trattenevano altri colleghi di partito per evitare che quei momenti poco edificanti degenerassero.

Lo scontro tra Taruffi ed il Pd siciliano

Uno scambio democratico, “con qualche eccesso, che era meglio se non c’era”, dice Barbagallo. Il segretario, ad inizio lavori bersaglio di una serie di dure restituzioni da parte di Sebastiano Venezia, Michele Catanzaro, Tiziano Spada e perfino Giovanni Burtone, alla fine non è il dem che ne è uscito peggio. Igor Taruffi, responsabile dell’organizzazione, ha abbandonato l’assemblea con passo da podista appena dichiarata chiusa la votazione ed annunciato il risultato – pare – anche con un errore. Il problema non è comunque la regolarità di annunciati quattro astenuti invece di due, ma le richieste di verifica prima della votazione in cui il Partito democratico extra siciliano rappresentato da Taruffi ha perso un po’ di democrazia. La sala non è stata ascoltata, come non sono stati ascoltati i presenti che sostenevano di avere accertato che risultavano collegate da remoto persone che garantivano di non essersi linkati all’assemblea. Denunce fatte in assemblea con nomi e cognomi ma valse a nulla. Sono volati gli stracci.

Elly Schlein e la Sicilia dem

Taruffi non ne è uscito bene da questa serata, e su questo è pressoché impossibile che chi ha partecipato all’assemblea possa nutrire dubbi. E se “l’emissario di Elly Schlein” è andato via come un podista dalla sala, difficilmente la corrente allineata a Bonaccini ed in contrasto con il segretario sostenuto da Schlein potrà sanare le divergenze. Tanto più tra i bonacciniani all’Ars e Barbagallo, che al termine ci ha così commentato il ruolo dell’organizzatore: “Voglio ringraziare Igor Taruffi, perché ha deciso di metterci la faccia. Il ruolo di responsabile dell’organizzazione è davvero delicato, lui ci ha messo la faccia ed è stato qui tante volte, quindi grazie”. Il consenso del Pd siciliano, da sondaggio, è sotto del 50% rispetto a quello nazionale. Responsabilità che la segreteria regionale attribuisce al gruppo parlamentare che a sua volta rigetta le accuse rispedendole al mittente. Inevitabilmente lo scontro è stato tra il Pd che lavora in Sicilia e la segreteria, regionale ma di emanazione nazionale. Taruffi, con la sua imposizione ha solo dato fuoco alle polveri.

La nuova segreteria

In questo clima, con l’alba che ha già illuminato quanti pretenderanno l’annullamento della votazione e quanti invece potrebbero aver deciso di soprassedere per il regolamento e focalizzarsi sull’elezione del prossimo segretario, il Pd siciliano dovrebbe ripartire e trovare un accordo sulla nuova segreteria. Il segretario regionale uscente è in pista, pronto ad un secondo mandato, ma il pasticcio su cui la direzione Schlein è inciampata in Sicilia rende adesso le indicazioni meno apprezzabili dalla base. Le regole adesso sono certe, ma il regolamento non lo è ancora, stando ai commenti di parecchi presenti. Non è stata quindi una organizzazione impeccabile quella che ancora non è riuscita a scampare il commissariamento – di nuovo – della segreteria regionale ed al tempo stesso ritrovare unità di intenti e linee guida chiare per riportare gli elettori verso il partito. Il nuovo segretario regionale, eletto con o senza primarie, avrà l’onere di un partito che negli ultimi venti anni ha governato la Sicilia per una sola legislatura e non ne ha ricevuto lode. L’obiettivo posto dalla segreteria Schlein del 20% non è a portata di mano in Sicilia.

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