Nuovi scenari e nuove ipotesi di alleanza nel tentativo di evitare un deleterio ritorno alle urne. Il segretario dem: “Proporremo ai cittadini una rivoluzione della speranza”. I punti fermi riguardano Costituzione, Europa, Sostenibilità ambientale, Flussi migratori, Equità sociale, Minore pressione fiscale
ROMA – La crisi del governo gialloverde è già archiviata. Adesso si guarda avanti e all’orizzonte si delineano nuovi scenari e nuove ipotesi di alleanza nel tentativo di evitare un deleterio ritorno alle urne.
Quella che sembrava un’ipotesi alquanto improbabile, l’alleanza tra il M5s e il Pd, diventa di ora in ora sempre più concreta. Il Pd ha riunito ieri la direzione nazionale dopo la remissione del mandato da parte dell’ormai ex premier Giuseppe Conte. Il segretario dem, Nicola Zingaretti, ha presentato un ordine del giorno in cui propone al partito di “dar vita ad un Governo di svolta per la legislatura”. Nella sua relazione Zingaretti ha anche elencato una serie di condizioni da proporre al M5s e l’ordine del giorno è stato approvato all’unanimità: è prevalsa dunque la linea renziana.
“Nel pieno rispetto delle sue prerogative la delegazione del Pd – si legge nell’ordine del giorno approvato dalla Direzione Pd – indica al capo dello Stato i presupposti sui quali intende concentrare la propria iniziativa per l’avvio di una fase politica nuova e la verifica di un’altra possibile maggioranza parlamentare in questa legislatura”. Se i punti verranno accolti dal M5s, verrà proposta al presidente Mattarella la nuova alleanza per governare l’Italia. Tra M5s e Pd non corre buon sangue e l’abisso che li divide è noto a tutti e Zingaretti questo lo sa bene: “Non ho mai demonizzato i Cinquestelle ma non posso ignorare differenze enormi che non riguardano polemiche personali o battute sul web, riguardano principi, l’idea di Europa, di democrazia, di crescita. Non facciamo finta che siano scomparse oscillando da semplificazioni eccessive ad altre semplificazioni eccessive”.
La trattativa M5s-Pd ha avuto “la benedizione” di Liberi e Uguali: il leader Pietro Grasso ha pubblicato una lettera su Facebook rivolta proprio a Zingaretti e a Di Maio: “è necessario – ha scritto – un Governo che archivi per sempre la stagione della rabbia, delle bestie sui social, dell’odio, dello spregio alle Istituzioni della Repubblica”. “Non è il momento dei tatticismi, dei personalismi, degli interessi di parte, piccoli o grandi che siano. è tempo di servire l’Italia nel modo più nobile che la politica possa fare”. E scrive una grande verità: “I numeri ci sono, basta volerlo e non cadere nei tranelli dei veti incrociati”. Grasso affonda poi una stilettata a Salvini, sapendo bene che un’occasione del genere difficilmente si potrà ripresentare. “Non consegniamo il Paese all’incertezza o – peggio ancora – alla destra di Salvini. Sarebbe l’errore più grande”.
Salvini non resta a guardare e ha commentato così i cinque punti che il Pd ha posto come conditio sine qua non per una alleanza: “Vedo che tra i cinque punti di Zingaretti non c’è il taglio dei parlamentari, è già sparito…”. “Con la Lega – ha aggiunto – era una certezza, l’abbiamo già votato tre volte e ieri abbiamo ribadito di essere pronti a votarlo per la quarta volta”.
Salvini e il centrodestra vogliono andare al voto, forti dei risultati ottenuti alle ultime elezioni. “Se si va al voto ha detto Salvini – subito dopo è possibile approvare una manovra che non si limita a sterilizzare l’Iva ma abbassa le tasse agli italiani”.
A proposito di M5s, ironizza: “Io non riuscirei a passare in una settimana dalla Lega al Pd… Invidio chi ha questo stomaco”. I Cinquestelle non vogliono fare dichiarazioni di intenti. “A seguito della crisi di governo aperta da Matteo Salvini e dalla Lega, il M5S ritiene opportuno in questa delicatissima fase per il Paese attendere l’esito delle consultazioni che dirigerà il capo dello Stato Sergio Mattarella. In queste ore – viene riferito – riceviamo appelli da più parti, il M5S coglie dunque l’occasione per ricordare a tutte le forze politiche di essere il primo partito in Parlamento, con una propria maggioranza relativa. Al termine delle consultazioni, comunicheremo le nostre valutazioni”.
I cinque “pilastri indiscutibili”… più uno
Ecco l’elenco dei “pilastri indiscutibili di un possibile perimetro di ricerca” snocciolato dal leader democratico:
Il primo: “L’impegno e l’appartenenza leale all’Ue per una Europa profondamente rinnovata. Non l’Europa di Visegrad ma un Europa del lavoro, dei diritti e dei doveri, delle libertà, della solidarietà e della sostenibilità ambientale e sociale, del rispetto della dignità umana in ogni sua espressione”.
Il secondo: “Il pieno riconoscimento della democrazia rappresentativa incarnata dai valori e dalle regole scolpite nella Carta Costituzionale a partire dalla centralità del Parlamento”.
Il terzo: “L’investimento su una diversa stagione dello sviluppo fondato sulla sostenibilità ambientale”.
Il quarto: “Una svolta profonda nell’organizzazione e gestione dei flussi migratori fondata sui principi di solidarietà, legalità e sicurezza. Nel pieno rispetto delle convenzioni internazionali e l’impegno prioritario per affermare un pieno e diverso protagonismo dell’Europa in questi temi”.
Infine il quinto: “Una svolta delle ricette economiche e sociali a segnare da subito un governo di rinnovamento in una chiave ridistributiva e di attenzione al lavoro all’equità sociale, territoriale, generazionale e di genere. Che riapra una stagione di investimenti pubblici e privati”.
Nell’ordine del giorno se ne aggiunge un sesto, “evitare l’inasprimento della pressione fiscale a partire dalla necessità di bloccare con la prossima legge di bilancio il previsto aumento dell’Iva”.