Per Palermo, Catania e Messina un 2020 da incubo. Dopo la crisi, ora il caos è politico - QdS

Per Palermo, Catania e Messina un 2020 da incubo. Dopo la crisi, ora il caos è politico

redazione

Per Palermo, Catania e Messina un 2020 da incubo. Dopo la crisi, ora il caos è politico

giovedì 20 Agosto 2020

Dopo la crisi economico-sociale causata dal Coronavirus, adesso il caos è tutto politico. Orlando con la maggioranza a pezzi, Pogliese sospeso e De Luca sotto il fuoco incrociato. In un momento così delicato l’instabilità nei Governi locali rischia di rivelarsi fatale

di Carmelo Lazzaro Danzuso, Desireè Miranda e Lina Bruno

PALERMO – Un sindaco obbligato a confrontarsi con una maggioranza che sembra non sostenerlo più; un altro sospeso dalla carica e costretto a lasciare la guida della propria città al vice; il terzo primo cittadino sotto il fuoco incrociato, sia dei detrattori che di coloro i quali a volte ne hanno appoggiato le scelte.

Questo, in estrema sintesi, il quadro delle principali città della Sicilia, che proprio in questi mesi stanno tentando, con grande fatica, di riprendersi dalle conseguenze – sia dal punto di vista economico che sociale – che il Covid-19 e il lockdown imposto per arginare la pandemia hanno creato.

Mai come adesso le economie locali hanno bisogno di una spinta per cercare una ripresa fondamentale: servono azioni decise, non soltanto a livello nazionale e regionale, ma anche comunale, per supportare i consumi e dare sollievo a quei nuclei familiari che più di ogni altro hanno patito i mesi di isolamento domestico.

Proprio per questo la situazione politica all’interno dei principali Comuni dell’Isola desta qualche preoccupazione, perché mai come in questo momento un’instabilità a livello locale rischia di mettere i bastoni tra le ruote alla ripartenza.

Diamo uno sguardo dettagliato alle situazioni delle singole città, per capire cosa potrebbe riservare il futuro.

Alleati in fibrillazione e mozione di sfiducia
il Professore dovrà usare tutta la sua abilità

PALERMO – Quello della mobilità nel capoluogo siciliano è un tema che ha logorato e continua a creare spaccature evidenti all’interno della maggioranza che sostiene il sindaco Leoluca Orlando.

Due sono stati, nelle ultime settimane, gli scivoloni che hanno fatto capire come in Consiglio comunale il primo cittadino abbia numerosi grattacapi: prima sulla riattivazione della Zona a traffico limitato in centro storico (stoppata durante il lockdown e riattivata proprio ad agosto) e poi sulle pedonalizzazioni.

Due in particolare le anime della coalizione pro sindaco che in questo momento sembrano essere ai ferri corti e quindi minacciare la tenuta politica in Aula: quella renziana, con i consiglieri in quota Italia Viva, e quella di Sinistra Comune, che fa riferimento proprio all’assessore alla Mobilità Giusto Catania. Una tensione che Orlando ha più volte tentato di allentare, ma che proprio nelle ultime settimane sembra aver toccato il punto più alto di questa sindacatura.

Come se non bastassero i problemi interni, il primo cittadino di Palermo deve anche guardarsi dalle spallate di Lega e Movimento 5 stelle, che proprio a inizio settimana si sono scambiati cenni d’intesa sulla questione della mozione di sfiducia nei confronti del sindaco.

I consiglieri del partito di Matteo Salvini hanno lanciato nei giorni scorsi un appello a tutte le forze decise a mandare a casa il sindaco, chiedendo di supportare concretamente la mozione di sfiducia da presentare a Sala delle Lapidi. Una richiesta subito accolta dai pentastellati, che hanno manifestato senza troppi giri di parole la propria disponibilità a sostenere il documento in Consiglio comunale.

Insomma, per il Professore è un’estate difficile. Vedremo come un esperto uomo politico come lui riuscirà a barcamenarsi in questa situazione, nel tentativo di placare i mal di pancia degli alleati e respingere gli assalti da parte dell’opposizione. (cld)

Catania, città scippata del proprio sindaco
in uno dei momenti più delicati della storia

CATANIA – I tempi difficili, all’ombra dell’Etna, sono iniziati già nel 2018, quando la Corte dei Conti ha messo nero su bianco che non c’era nulla da fare per la città: dissesto finanziario inevitabile. Con buona pace dei creditori che aspettavano il saldo delle loro fatture. La gestione economica del periodo di dissesto è passata nelle mani di tre commissari straordinari e solo lo scorso gennaio sono state rese note le modalità di pagamento di chi aspetta i propri soldi.

E così, mentre la Procura regionale della Corte dei Conti sta cercando di accertare le responsabilità di questa situazione – nel mirino c’è Enzo Bianco, primo cittadino dal 2013 al 2018 – il tentativo della città di risollevarsi è stato stroncato dalle novità che hanno investito l’attuale Amministrazione, retta fino a pochi giorni fa da Salvo Pogliese.

Pogliese, a due anni dall’elezione, è stato infatti condannato in primo grado dal Tribunale di Palermo per peculato. Si sarebbe impossessato di denaro non suo in funzione del suo ruolo di deputato all’Assemblea regionale siciliana. La pena (sospesa) inflitta è stata di 4 anni e 3 mesi. Ma al contempo, per effetto della Legge Severino, il primo cittadino è stato interdetto dai pubblici uffici per 18 mesi. Non è più sindaco di Catania quindi, ma solo per questo periodo imposto dalla legge, in quanto non ha voluto rassegnare le dimissioni in quanto sicuro di poter dimostrare la propria innocenza nei successivi gradi di giudizio.

Al suo posto, come facente funzioni di primo cittadino, è subentrato il suo vice, nonché assessore all’Economia, Roberto Bonaccorsi. A lui il compito di traghettare la città e, come detto più volte, farlo nel rispetto del programma che lui stesso ha stilato con Pogliese.

Una notizia, quella della condanna di Pogliese, arrivata subito dopo il lockdown, periodo che ha messo in ginocchio l’economia cittadina e di conseguenza anche il Comune, che ha dovuto rimandare o rinunciare a tanti tributi. (dm)

De Luca rimane un uomo solo al comando
anche dopo qualche dimissione “assistita”

MESSINA – Dinamiche di Palazzo, condizionate sempre di più da come vive e interpreta il ruolo di sindaco Cateno De Luca. Il palcoscenico privilegiato però non è l’Aula consiliare ma sono i social.

La nuova fase amministrativa che si è aperta con il rimpasto vede un rafforzamento della posizione del primo cittadino con un aggiustamento operato degli equilibri interni. Le dimissioni “assistite”, i nuovi inserimenti, la rimodulazione delle deleghe, persino un cambio per il ruolo di vice sindaco dopo le tensioni tra colleghi sono stati il chiaro segnale che, all’interno dell’Esecutivo, è venuta meno l’ iniziale fiducia tra allenatore-sindaco e squadra di governo.

De Luca è corso ai ripari con una prova di forza: chi decide, chi nomina gli assessori e chi ha il potere di sostituirli è solo lui. Ai suoi assessori ha chiesto di andare oltre il semplice ruolo ma per incidere sul destino della comunità, non per mania di protagonismo. L’unico protagonista indiscusso deve essere il sindaco.

Dafne Musolino non ha più la delega della Polizia municipale, assunta dallo stesso De Luca, e Salvatore Mondello non è più vice sindaco, posizione che gli ha dato rilievo specie nel periodo, da maggio a luglio, in cui il primo cittadino è stato assente per motivi personali. Vice sindaco adesso è Carlotta Previti, nuovo braccio destro di De Luca”.

L’opposizione in Consiglio è rappresentata da M5s e Pd, ma i due gruppi non sempre sono sulla stessa linea politica e disomogeneità si registrano anche al loro interno. Molti atti ispettivi, infatti, sono presentati da singoli consiglieri e nessuno ha messo in discussione, per esempio la relazionane del sindaco sul secondo anno di mandato.

De Luca non ha una maggioranza in Consiglio ma ha depotenziato l’opposizione e in Aula ha comunque trovato quella “zona grigia” che gli ha consentito finora di varare atti molto importanti. (lb)

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