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Pil da incubo per la Sicilia, è tra i più bassi d’Italia: divario siderale col Nord

Pil da incubo per la Sicilia, è tra i più bassi d’Italia: divario siderale col Nord
Pil da incubo per la Sicilia: dati drammatici

Le stime del 2025 della Cgia di Mestre: ricchezza pro-capite da 67 euro al giorno. Il pil della Sicilia fotografa una situazione drammatica

Nel 2025 la Sicilia si conferma tra le regioni italiane con il Pil pro capite, il prodotto interno lordo, più basso. Secondo l’elaborazione dell’ufficio studi della Cgia, l’associazione artigiani e piccole imprese di Mestre, su dati Prometeia e Istat, ogni abitante dell’Isola ha prodotto in media 67 euro al giorno di ricchezza, un dato che colloca la Sicilia al penultimo posto nella classifica nazionale, davanti solo alla Calabria, dove si scende a 61,6 euro. Con un prodotto interno lordo complessivo pari a 116,9 miliardi di euro e una popolazione stimata di circa 4,8 milioni di abitanti, il Pil annuo pro capite in Sicilia è di appena 24.463 euro. Una cifra ben distante dalla media nazionale, che si attesta a 38.073 euro pro capite, e che diventa ancora più impietosa se confrontata con le performance delle regioni settentrionali: in Trentino-Alto Adige, prima in classifica, il Pil pro capite è di 55.772 euro, pari a 152,8 euro al giorno.

La Lombardia ci straccia

In Lombardia si raggiungono i 140,8 euro giornalieri, con un Pil totale di oltre 515 miliardi di euro. In questo contesto, la Sicilia, terza regione italiana per popolazione dopo Lombardia e Lazio, si trova in una posizione particolarmente critica. L’Isola, pur avendo potenzialità straordinarie in termini di risorse naturali, patrimonio culturale e posizione geografica strategica, fatica a tradurre questi vantaggi in sviluppo economico duraturo. Un risultato che evidenzia, ancora una volta, il divario economico strutturale che separa il Mezzogiorno dal Centro-Nord del Paese, dove in media si raggiunge quasi il doppio delle cifre isolane, arrivando a ben 128 euro. La media nazionale, invece, si attesta sui 104 euro. Nello specifico, il Nord-Ovest produce 128,1 euro al giorno per abitante, il Nord-Est 121,9 euro, il Centro 111,7 euro, mentre il Mezzogiorno si ferma a 69,7 euro.

La riflessione amara

Un dato che fa riflettere sulla persistente dualità del sistema economico italiano, dove le regioni meridionali, pur rappresentando circa un terzo della popolazione nazionale, contribuiscono in misura nettamente inferiore alla produzione complessiva di ricchezza. Se si scende nello specifico provinciale, Siracusa, la città siciliana più alta in classifica, si trova al 78esimo posto, con soli 68 euro al giorno di Pil procapite; a seguire, Palermo, dove si raggiungono appena 63 euro, e quindi Catania, a 61 euro; a 60,5 euro, Messina. Il resto del territorio scende sotto tale limite: Agrigento 52,8 euro, Trapani 54 euro, Ragusa 58,3, Enna 53,5, Caltanissetta a 56,3 euro. Il ritardo economico della Sicilia è il risultato di un insieme complesso di fattori, sia storici che strutturali.

I motivi del disastro

Il primo elemento da considerare è la fragilità del tessuto produttivo: l’economia siciliana è composta in larga parte da microimprese, spesso poco capitalizzate e scarsamente innovative. La mancanza di grandi poli industriali, l’insufficienza delle infrastrutture logistiche e la debolezza del sistema dei trasporti penalizzano fortemente la competitività dell’Isola. A ciò si aggiungono tassi di disoccupazione cronicamente elevati, soprattutto tra i giovani e le donne. Non meno rilevanti sono i problemi legati all’economia informale e all’evasione fiscale, che in Sicilia assumono dimensioni ben superiori alla media italiana. L’elevata presenza di lavoro nero distorce il mercato, sottrae risorse allo Stato e crea una concorrenza sleale tra imprese. A questo si somma la lentezza della macchina amministrativa, che spesso scoraggia gli investimenti e rallenta l’attuazione di progetti strategici, anche quando i fondi, europei o nazionali, sono disponibili.

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