In un celebre sketch di Ficarra e Picone sul ponte sullo Stretto, che ha ormai compiuto oltre vent’anni, il duo comico ipotizzava fontane che zampillavano acqua all’ingresso del ponte con infine una targa che recitava: “Hai visto l’acqua? Adesso scordatela!”. Sul fronte della carenza idrica, in Sicilia il danno e la beffa camminano di pari passo e quando piove manca l’acqua come nei periodi di grave siccità. Questo sta accadendo in queste ultime settimane in cui, a differenza di anni precedenti da dichiarazione dello stato di emergenza per siccità, le precipitazioni sull’Isola non mancano seppur non abbondanti.
Secondo esponenti delle opposizioni regionali è evidenza di incapacità dell’attuale governo. Secondo fonti dipartimentali della Regione Siciliana invece è un trascinarsi di reti idriche colabrodo che hanno superato a rattoppi e pezze d’emergenza ormai svariate legislature. In mezzo, tra le due verità, rimane quello dei siciliani che vedono uscire acqua dai rubinetti come fosse una miracolosa concessione invece che una dovuta normalità.
L’ultimo danno alla rete colabrodo risale infatti a ieri mattina, quando la conduttura è ceduta in prossimità del Comune di Santa Margherita di Belice facendo collassare la pressione e riportando a secco i rubinetti di vari comuni del trapanese.
L’emergenza idrica del trapanese è rientrata
Incidente occorso nello stesso momento in cui si teneva un briefing con i sindaci della provincia sulla crisi trapanese, a poche ore dall’annuncio del coordinatore della Cabina di regia regionale e dirigente generale della Protezione civile siciliana, Salvo Cocina: “L’emergenza idrica che da lunedì ha interessato il territorio del trapanese è rientrata, la fase critica è stata superata”.
La normalità è durata poco
Il presidente Schifani si era congratulato per “il lavoro instancabile e coordinato per sei giorni consecutivi” che “ha consentito di garantire rifornimenti costanti ai cittadini e di riportare rapidamente la situazione alla normalità”. Ma la normalità è durata poco, ed anche se immediatamente individuata la rottura ed inviata la squadra per l’intervento di riparazione, i rubinetti si sono asciugati di nuovo in migliaia di case della provincia di Trapani. Incidente ricorrente, con cadenza mensile secondo l’ingegnere Cocina che ieri ha presieduto il tavolo con i sindaci: “Un mese sì e uno no, puntualmente, si verifica la rottura dell’acquedotto Montescuro; purtroppo, in concomitanza si è anche guastata una pompa del pozzo di Bresciana”. L’interconnessione tra gli acquedotti Montescuro e Bresciana dovevano consentire un apporto di circa 30 litri al secondo. Inoltre, grazie alle riparazioni fatte dal comune di Trapani sul Bresciana, si prevedeva anche il recupero delle perdite.
Una rete che fa acqua da tutte le parti
Lo stato d’emergenza idrica in Sicilia, ancor prima che per le annate da rigida siccità, sembra essere determinato da una rete che fa acqua da tutte le parti. A queste perdite si aggiungono poi quelle che gli invasi non possono contenere, con conseguente sversamento a perdere delle risorse imbrifere invasate. Il 14 gennaio di quest’anno, il Dipartimento per le opere pubbliche del Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti aveva disposto la messa fuori esercizio dell’invaso di Trinità, nel Comune di Castelvetrano. Un colpo ferale all’agricoltura della Valle del Belìce servita dal bacino artificiale dedicato all’uso irriguo. Nominato commissario straordinario dalla Presidenza della Regione l’ingegnere Salvo Cocina, capo dipartimento di Protezione civile che ha commissionato e prodotto una nuova perizia sullo stato dello sbarramento e degli impianti, a marzo il bacino è stato salvato dal completo svuotamento ma con una limitazione a quota di 62 metri fino a completamento lavori di manutenzione straordinaria causata da scarsa manutenzione precedente protratta negli anni.
Invaso Trinità, necessari interventi importanti
Alcuni lavori sono in corso, altri devono ancora partire, ma per salvare definitivamente la diga e quindi la valle sono necessari interventi importanti. Cocina ci fa sapere che tra gli interventi partiti e quelli da mettere ancora in cantiere ci sono circa 1,5 milioni di euro di lavori, divisi in due linee di intervento da circa 750 mila euro ciascuna. Il commissario straordinario nominato da Renato Schifani spiega che è stato chiesto al ministero l’innalzamento a quota 64 metri sul livello del mare dell’invasamento adesso limitato a 62. “Contiamo di fare questi lavori entro gennaio”, dice Salvo Cocina confidando nel nullaosta del Dipartimento per le opere pubbliche del Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti per quota 64.
Confermati, dallo stesso coordinatore della Cabina di regia regionale, circa 25 giorni per avere anche l’interconnessione tra il lago Arancio e la diga Garcia. Quest’ultima – che porta in realtà il nome di Mario Francese, giornalista siciliano ucciso proprio per le sue indagini sugli interessi mafiosi verso l’allora costruenda infrastruttura – nelle ultime settimane è stata oggetto di una “guerra tra poveri”. Il bacino costituito dalla diga in provincia di Palermo è a uso misto potabile e irriguo, ma un eccesso di approvvigionamento per uso irriguo ha determinato un eccessivo svuotamento a danno di altri comuni che ne sono serviti per uso potabile.
La diga Garcia è gestita dal Consorzio di bonifica 2 di Palermo. Lo stesso consorzio il cui direttore generale era Giovanni Tomasino, nome emerso nell’inchiesta sugli appalti che ha coinvolto, tra gli altri, l’ex segretario della Nuova Dc, Totò Cuffaro. Stando al motivo ufficiale dell’errore di fornitura di acqua a uso irriguo nella provincia di Agrigento dalla diga Garcia, secondo la Regione Siciliana, ci sarebbe stato un errore nel calcolo del fabbisogno per uso irriguo. Il risultato è che il bacino si è svuotato troppo e la quantità d’acqua ridotta come lo è il prelievo, limitato a 200 litri al secondo. In compenso, stando alla Cabina di regia, la riserva d’acqua è costante e non sta diminuendo. “Nel contempo – afferma Salvo Cocina concludendo domenica una dettagliata descrizione dello stato dell’arte – dovrebbe entrare in pieno la stagione piovosa e normalizzarsi il livello del Garcia”.
Il trapanese a secco tra dighe contese, incompiute e polemiche
Mentre Siciliacque interveniva sull’interruzione di ieri mattina all’acquedotto di Montescuro, il sindaco di Trapani, quello di Paceco e quello di Partanna chiedevano nuovamente autobotti d’acqua in caso di ritardo del ripristino e quello di Calatafimi affermava di potersela cavare da sé per la sola giornata di ieri. Comuni senza acqua, a fine novembre. Una fotografia impietosa che purtroppo non sorprende i siciliani, d’estate, ma che rasenta l’assurdo ad autunno inoltrato e con precipitazioni ormai quasi costanti anche sull’Isola.
Mentre le autobotti viaggiano tra i comuni del trapanese, la fotografia della situazione, secondo la deputata regionale del trapanese Cristina Ciminnisi, del Movimento 5 stelle, è quella di “una guerra tra poveri, tra cittadini ed agricoltori”. La “guerra”, anche se si parla di fornitura idrica, riguarda scambi di accuse che arrivano ad usi impropri voluti per influenza politica a discapito di cittadini. Nel caso delle risorse della diga Garcia, l’accusa, neanche tanto velata, fatta da alcuni deputati dell’Ars, è che l’acqua della Garcia sia stata fornita oltre misura all’uso irriguo della zona agricola di Ribera, territorio del deputato regionale democristiano Carmelo Pace.
I puntini uniti, come da noto gioco enigmistico, sono quelli del capogruppo Dc all’Ars per il quale è stato chiesto l’arresto ai domiciliari insieme al suo capo politico Totò Cuffaro, che litigava con l’assessore all’Agricoltura Luca Sammartino sulle prerogative del direttore generale del Consorzio di bonifica 2 Palermo, Giovanni Tomasino, che è responsabile della gestione idrica della diga Garcia. In uno scambio pubblico, il deputato regionale del Partito democratico Dario Safina, anch’egli trapanese, affermava che “mentre i rubinetti dei trapanesi restano a secco, l’acqua sarebbe stata incanalata altrove, verso i terreni agricoli dell’agrigentino a trazione Totò Cuffaro” ed il presidente del Consorzio dell’Arancia di Ribera Dop, Salvatore Daino, rispondeva che l’acqua dalla diga Garcia “nei nostri terreni non arriva in quanto non c’è nessun collegamento infrastrutturale” e che “le dichiarazioni dell’onorevole Safina sono errate”. La controreplica del deputato dem non è tardata ad arrivare, ribadendo che per la diga Garcia, che era vuota, “c’era una richiesta dell’Ati per utilizzarla solo per uso potabile e loro la hanno invece utilizzata esclusivamente per uso irriguo; di fatto, se 5 milioni di metri cubi su 5,5 li usi solo per l’agricoltura, ti rendi conto che l’idropotabile non lo puoi soddisfare”.
C’era quindi una richiesta di “dirottamento” dell’acqua della diga Garcia, e secondo Dario Safina c’é poi lo scaricabile “di Schifani su Tomasino che non avrebbe fatto i calcoli giusti”. Sui rubinetti asciutti dei comuni trapanesi Dario Safina non si da pace, ed anche all’annuncio dell’assessore all’Energia Francesco Colianni circa i 29 milioni di euro per la diga Olivo, il deputato dem ha da dire la sua: “La parte occidentale della Sicilia è abbandonata a se stessa. Rammento che quest’anno non si è potuta dare una parte di acqua alla provincia di Trapani perché manca una pompa di sollevamento. La parte più a sud della provincia non ha potuto prendere acqua perché manca una pompa che si doveva riparare, non si trovavano più i pezzi di ricambio e si è provveduto a comprarla per intero in ritardo; quindi se ne parlerà probabilmente l’anno prossimo. Però si trovano 29 milioni di euro per Piazza Armerina; dico, in che provincia è Piazza Armerina?”.
Il Comune di Piazza Armerina si trova in provincia di Enna. Comune, quest’ultimo, che la scorsa estate è stato gravemente afflitto da siccità. “Il ripristino della piena capacità operativa del bacino – che potrà nuovamente contenere 13 milioni di metri cubi d’acqua – assicurerà una maggiore disponibilità della risorsa idrica per le esigenze irrigue del comprensorio, con benefici diretti per l’intera filiera agricola del territorio”. Così la nota di Palazzo d’Orleans sui lavori per un importo complessivo di 29 milioni di euro che il cui completamento è previsto per marzo 2028.
Si interviene da una parte e si rimane a secco dall’altra. “So che ci sono gravi disagi nei comuni del trapanese, con una diga vuota, la Garcia, a fronte di una diga Trinità che invece sversa a mare”, dice la deputata Cinque stelle Cristina Ciminnisi. Sorvolando sull’eterna incompiuta diga etnea di Pietrarossa e sul fallimento del progetto “storico” di una diga per un grande invaso a Blufi, in provincia di Palermo, sotto la lente c’é anche un’altra diga della provincia palermitana: Poma.
L’invaso, che ha una capacità di 72,5 milioni di metri cubi ed è destinato sia all’irrigazione sia all’approvvigionamento idropotabile, è oggetto di una interrogazione urgente all’Ars firmata dalla deputata del Pd Valentina Chinnici, su le sollecitazione del Comitato Invaso Poma e della Camera del Lavoro di Partinico, perché “nel corso dell’ultima stagione irrigua non è stata garantita la continuità dell’erogazione delle forniture ad uso agricolo, in ragione della ridotta disponibilità idrica e del deterioramento delle infrastrutture di adduzione e distribuzione, con evidenti riflessi sulla produttività e sulle attività economiche dell’area”.
Invasi, il mistero dei dati in ritardo
Errori di valutazione e ritardi di pubblicazione. Il sistema regionale arranca. La questione della diga Garcia è oggetto di accuse politiche, con in mezzo il Consorzio di bonifica 2 Palermo, reo dell’errore di valutazione nella gestione delle scarse riserve d’acqua dell’invaso per uso potabile ed irriguo in provincia di Palermo.
L’aggiornamento dei dati settimanali sui volumi d’acqua negli invasi siciliani pare invece sa un problema degli uffici del Dipartimento regionale dell’Autorità di bacino che, in qualche modo, in una regione che guarda i livelli d’acqua come alla quotidiana rassicurazione sulla sopravvivenza, si era persa qualche settimana di bollettini. Ultimo aggiornamento: 20 ottobre. Non c’è ancora quello di novembre con sei settimane di ritardo o distrazione.
Su richiesta del nostro giornale, il responsabile Leonardo Santoro ha assicurato la pubblicazione di tutti gli aggiornamenti settimanali mancanti entro qualche ora. In teoria le precipitazioni registrate nel mese di novembre avrebbero dovuto mostrare un lieve ma positivo miglioramento delle riserve idriche siciliane. In pratica, fino ad orario di chiusura di questa edizione del Quotidiano di Sicilia, non è stato possibile apprezzarlo.
Nell’ultimo bollettino settimanale, quello del 20 ottobre, la diga Garcia aveva un volume netto utilizzabile di appena 620 mila metri cubi di acqua, contro un teorico volume massimo autorizzato di 61 milioni. La diga Trinità risultava ferma ad un milione di metri cubi utilizzabili sui 2,5 milioni autorizzati e la diga Poma era ferma a 8 milioni sui 72 invasabili.

