Pochi medici e ospedali al collasso, la salute dei siciliani resta… in attesa - QdS

Pochi medici e ospedali al collasso, la salute dei siciliani resta… in attesa

Pochi medici e ospedali al collasso, la salute dei siciliani resta… in attesa

Giuseppe Bonaccorsi  |
martedì 11 Marzo 2025

Tempi lunghi per diverse patologie, ma grazie al sovracup regionale il quadro sembra migliorare

Le neo assessora regionale alla Salute, Daniela Faraoni, durante una recente conferenza stampa ha dichiarato: “Dobbiamo andare incontro ai bisogni della gente”. Avrà da affrontare una Odissea piena di carenze a causa di un sistema impazzito, con i pronto soccorso al collasso, le assenze ormai croniche di medici che costringono, come a Barcellona Pozzo di Gotto, il direttore generale dell’Asp di Messina a tenere ancora chiuso il pronto soccorso del grosso paese del messinese. E poi ci sono le carenze di posti letto. Secondo uno standard nazionale ci vorrebbero negli ospedali 3,6 posti letto per mille abitanti per acuti e non. Ma l’assenza di personale costringe in Sicilia ad avere questo “range” al 2,5 per mille con molti pazienti che devono essere ricoverati, ma finiscono “parcheggiati” per giorni nei pronto soccorso.

Il caso della insegnante di Mazara del Vallo

Un capitolo a parte, vista la delicatezza e l’assurdità della vicenda riguarda il caso della insegnante di Mazara del Vallo sottoposta a intervento chirurgico a dicembre 2023. La donna ha atteso oltre otto mesi per l’esame istologico che è arrivato quando lei aveva già sviluppato metastasi. Una vicenda gravissima, già sotto i riflettori della Procura di Marsala, sulla quale il ministero ha chiesto conto e ragione alla Regione. Il direttore dell’Asp di Trapani ha dichiarato al governo regionale che tutti i concorsi per anatomopatologo sono andati deserti.

Il dramma delle liste d’attesa

Infine c’è il dramma delle liste d’attesa, settore che dopo il blocco della pandemia non si è più ripreso e precipita sempre più nel baratro di una totale confusione che rende farraginoso il servizio tra pubblico e intramoenia. Inoltre spesso i medici sono impegnati per urgenze e non ci sono sostituti per gli ambulatori. E poi ci sono le discrasie causate da molteplici fattori, soprattutto dall’abitudine del cittadini di prenotarsi e poi non presentarsi senza avere disdetto l’appuntamento. Di recente era emersa la notizia che alcune aziende ospedaliere si stavano organizzando per tenere aperti gli ambulatori anche di sera. Il Cannizzaro di Catania è uno di questi ospedali. Ma il progetto non è partito, a quanto pare, per mancanza di fondi.

Tempi e numeri delle liste d’attesa

Se andiamo a osservare tempi e numeri delle liste d’attesa, sulla base dei dati contenuti nella sezione “amministrazione trasparente” dei nosocomi, lo scenario è a dir poco desolante per alcune patologie e riguarda tutti gli ospedali. Nessuno escluso. Al Policlinico Rodolico-San Marco di Catania per una prestazione ambulatoriale in ortopedia ci vogliono mediamente 178 giorni con ricetta B (breve), 244 con ricetta D (differibile) e 344 con ricetta “programmabile”. Per una colon occorrono 97 giorni con ricetta “B”, 238 con prescrizione “D” e 316 con ricetta “P”. Per una gastroscopia 42 giorni con prescrizione “B”, 140 con ricetta “D” e 280 con ricetta “P”. Per una eco addome inferiore 58 giorni con ricetta B e 178 con prescrizione P. Per una visita urologica 121 giorni con ricetta B, 139 con ricetta D e 141 con dicitura P. Per una visita specialistica in ortopedia si va da un minimo di 178 giorni per una ricetta B, che poi diventano 244 con ricetta D e 344 per una ricetta programmabile.

Al Policlinico di Palermo in alcuni ambulatori per un esame complessivo dell’occhio occorrono 312 giorni. Per un occhio con cataratta 312 giorni, per un occhio con glaucoma 228 giorni. L’attesa per una visita andrologica è di 190 giorni, una cardiologica 288, una neurologica 240 e per una colonscopia ci vogliono 312 giorni. Stessi giorni per una gastroscopia. Infine anche per una ecografia del pene i tempi sono lunghi. Occorrono 148 giorni.

Attesa in alcuni settori anche al Cannizzaro di Catania dover per una gastro e una colon occorrono tra 277 e 388 giorni in media. Per un controllo in endocrinologia 308 giorni, per una visita oculistica 210, per un esame radiologico anche 384 giorni… il classico “torni tra un anno”. Al Garibaldi Nesima-Centro per una mammografia bilaterale ci vogliono non meno di 100 giorni. Stessa durata per una tac addome completo, o torace. Per una Rm encefalo sempre 100 giorni. All’Asp, per una gastro all’ospedale di Acireale con ricetta “D” bisogna attendere 100 giorni, per una colon 33. All’ospedale di Biancavilla per una mammografia 100 giorni, per una Tac sempre 100 giorni. In media per numerose altre tipologie i tempi di attesa negli ospedali e ambulatori Asp oscillano tra 50 e 100 giorni.

All’Asp di Siracusa, secondo quanto riporta il report del sito “amministrazione trasparente”, per una eco tiroide si attendono 68 giorni, 129 per una visita endocrinologica che diventano 207 all’ambulatorio Canicattì. Per una prima visita cardiologica a Lentini l’attesa è di 346 giorni. Per un ecodoppler cardiologico si attendono 129 giorni ad Augusta, 349 ad Avola e 227 a Lentini. Per una Rm addome 165 giorni a Siracusa, per una Rm muscoloscheletrica 209 all’Umberto I di Siracusa. Per una visita neurologica ad Augusta ci vogliono 164 giorni.

I Nas stanno girando in molti ospedali

Ogni giorno numerosi cittadini che riescono a prendere la linea si sentono rispondere dagli addetti al call center dei Cup la tradizionale frase: “Buongiorno. La sua visita… è fissata tra sei mesi”. Ma talvolta questi tempi sarebbero più che tollerabili se paragonati a Catania a tempi d’attesa per prestazioni strumentali come colonscopia, gastroscopia….. Nel frattempo i Nas stanno girando in molti ospedali della Sicilia per verificare se sono applicate regolarmente le norme per ridurre le attese. Le liste sono, comunque, terreno delle direzioni sanitarie che dovrebbero nominare un responsabile per ogni azienda. Ciascun ospedale dovrebbe avere, inoltre, un responsabile del Cup.

Situazione migliorata con il sovracup

Invero, il quadro generale sembra migliorare da quando è stata istituita la prenotazione regionale. Muniti di Spid, abbiamo provato a prenotare una visita urologica, tramite il sovracup, e con appena un mese di attesa è stato possibile ottenere un appuntamento nel presidio San Luigi (ma era possibile accelerare i tempi recandosi in varie strutture dislocate in provincia). Il sistema funziona anche per escludere un malvezzo del passato, ossia la possibilità di prenotazione multiple in più ospedali: abbiamo tentato di prenotarci al Cannizzaro di Catania e al Civico di Palermo, ma invano: l’impegnativa risultava “già utilizzata in altra struttura sanitaria”.

Unica nota stonata è che ancora nel sistema non sembrerebbero pienamente integrati tutti gli ospedali della rete sanitaria. Provando infatti a prenotare tramite il sovracup una visita pneumologica questo è il messaggio che veniva inviato dal sistema: “I seguenti Cup non hanno fornito disponibilità: Cup Asp Siracusa, Aoup Policlinico Catania, Ao Cannizzaro. Il Cup non risponde o non ha fornito le disponibilità entro il tempo massimo consentito. Al momento non ci sono disponibilità per le prestazioni richieste”. Il portale, a quel punto, ci invitava a cliccare su “estendi ricerca” per verificare ulteriori disponibilità in un’area più ampia. Ma anche questo tentativo è stato vano. Insomma, la strada è quella giusta, ma occorre mettere realmente a sistema tutte le strutture isolane.

E per chi – pensiamo in particolare agli anziani – non ha lo spid o non lo sa usare? Per esempio a Catania, esiste un numero verde di sovracup provinciale attraverso il quale si può prenotare la propria visita. Al numero 800 954414 risponde una voce registrata che indica come poter procedere. Ricetta alla manoa, si possono ottenere informazioni e prenotarsi sia in regime di servizio sanitario pubblico oppure in intramoenia. L’attesa è lunga, bisogna armarsi di pazienza. Noi comunque dopo oltre 15 minuti di attesa abbiamo riattaccato.

Quelle carenze che costringono i pazienti a rivolgersi ai privati

Ogni azienda è tenuta ad osservare le indicazioni regionali (D.A. n. 1220 del 30/06/2011) che prevedono la gestione delle visite in base alle seguenti classi: Codice “U”: priorità urgente entro 72 ore dalla prenotazione; Codice “B”: priorità breve entro 10 giorni; Codice “D”: priorità differibile entro 30 giorni; Codice “P”: priorità programmata entro 180 giorni. Secondo l’andamento delle prenotazioni prevalentemente viene rispettata solo la prenotazione delle ricette che riportano la dicitura “U”. Per il resto, soprattutto se si tratta di visite strumentali, ci sono tempi di attesa che non rispettano affatto le disposizioni di legge e possono raggiungere tempi non più tollerabili che spingono i cittadini che hanno urgenza – e che se lo possono permettere – a rivolgersi a pagamento in strutture private, oppure nella stessa azienda, ma in “intramoenia”, pagando per intero lo specialista.

La domanda è perché il settore pubblico non riesce ad uscire da questo “cul de sac”? La prima risposta è la mancanza di organizzazione che perdura da tanti anni e che alla fine favorisce il settore privato dove l’organizzazione non manca. In fondo se il pubblico non funziona il privato continua a incrementare i suoi guadagni. Prendiamo, ad esempio, i reparti di gastroenterologia che effettuano le colonscopie, screening caldeggiato dal ministero della Salute come prevenzione del tumore del colon retto, la seconda causa di morte per cancro nella penisola. Rispetto alle richieste i reparti pubblici che effettuano gastro e colon sono pochi. Tra l’altro il settore è una delle poche branche mediche che non ha accreditamenti esterni eccetto a Catania piccole quote per l’Humanitas (dove a prezzo pieno ci vogliono 270 euro) e il policlinico Morgagni. Non esiste a Catania alcun centro privato convenzionato con il Ssn che effettua colon e gastro.

Quindi a fronte di una richiesta sempre in aumento non corrisponde un numero consono di centri per ridurre le liste d’attesa del pubblico, favorendo così i centri privati dove per una colon chiedono non meno di 200-250 euro. Per un determinato numero di abitanti e una popolazione in prevalenza composta da cittadini al di sopra dei 40-60 anni ci vorrebbe un certo numero di colonscopie all’anno. Ma se a fronte di una richiesta le quattro aziende ne possono garantire molte meno appare evidente che le liste d’attesa in questo settore non saranno mai superate se non verrà disposto un incremento di reparti, di specialisti e di convenzioni.

Il secondo problema riguarda proprio la domanda e l’offerta. Perché nessun centro privato che effettua colonscopie è stato mai accreditato? “Per alcune branche non ne usciremo mai – spiega Fortunato Parisi, segretario regionale Uil Medici – perché principalmente manca il personale. Non abbiamo medici pubblici a sufficienza in determinati settori. La Regione dovrebbe istituire borse di studio per avere maggiori professionisti”.

Terza questione il numero delle prestazioni. Un esempio per tutti: l’Asp di Catania ha dieci Tac nei vari ospedali e tre risonanze. E con i fondi Pnrr presto se ne aggiungeranno altre due. Riesce a fare in un anno un numero adeguato di esami? Inoltre la legge dispone che quando un’azienda compra una nuova apparecchiatura, chi fa la richiesta deve garantirne l’uso congruo e il personale che lo deve far funzionare. All’Humanitas con minor numero di tac e di personale riescono a fare più prestazioni degli ospedali pubblici a parità di macchinari.

Qual è il meccanismo che impedisce a questo sistema pubblico di funzionare? Possibile che tutto sia collegato solo alla carenza di medici? Si torna alla mancanza di programmazione. Un anno fa durante un controllo dell’Asp in un centro privato fu riscontrato che effettuava 6.000 prestazioni l’anno con un solo tecnico radiologo a 40 ore settimanali e tre radiologi a tre ore settimanali. Non si capisce perché lo stesso trend non si possa avere nel pubblico. In questa giungla si verificano episodi in cui al cittadino esasperato vengono consigliate prestazioni a pagamento all’esterno degli ospedali, per superare le liste d’attesa, e magari, in alcuni centri, con prezzi di poco superiori a quelli del ticket nel pubblico. A Milano l’assessorato regionale ha imposto negli anni agli ospedali privati di effettuare non soltanto migliaia di visite convenzionate, ma persino ad aprire pronto soccorso convenzionati. In Sicilia invece anche nei reparti di emergenza capita di tutto e i medici fuggono.

Una delle soluzioni per ridurre le liste potrebbe arrivare dal Sovracup regionale che sta cominciando a funzionare (come raccontiamo sopra). Dice il segretario della Cisl medici Catania, Massimo De Natale: “Si tratta di un problema complesso. Una delle problematica principali che ha fatto crescere le liste d’attesa è stata in passato la non interconnessione dei Cup. Oggi soltanto un Cup provinciale e soprattutto quello regionale unico potrebbero in parte ridurre le attese”. C’è poi un altro nodo che riguarda l’organizzazione che dovrebbe impedire a tutte quelle persone che, sebbene prenotate, poi non si presentano per la visita, un sistema di sanzioni. La loro assenza danneggia gli altri pazienti in turno che sono costretti ad attendere più giorni.

In questo sistema i cittadini hanno due strade. Per chi se lo può permettere l’unica via percorribile per ottenere la prestazione è quella di andare a pagamento. Così si sancisce, però, il fallimento del settore pubblico, perché in questo caso ad ottenere maggiore assistenza e salute sono soltanto quei cittadini che hanno consistenza finanziaria. C’è però una ciambella di salvataggio per chi non può pagare: si tratta della possibilità di presentare una richiesta di risarcimento della prestazione se l’azienda non è riuscita a soddisfare l’esame nei tempi previsti dalla legge.

“L’utente che non può più attendere può effettuare l’esame in intramoenia e poi chiedere il rimborso alla Regione”, spiega il segretario Uil Medici Parisi. Non sono in molti a saperlo, ma forse bisognerebbe inondare la Regione, le Asp e le aziende di richieste di rimborso per mancata prestazione. Forse così qualcosa cambierebbe….

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