La Procura di Catania giudica inammissibile il ricorso dei legali di Pogliese

Caso Pogliese, la Procura di Catania: “Ricorso inammissibile e nullo”

Caso Pogliese, la Procura di Catania: “Ricorso inammissibile e nullo”

giovedì 10 Marzo 2022

La Procura di Catania in una memoria depositata alla Prima sezione del Tribunale sostiene "infondato per difetto dei requisiti" il ricorso dei legali di Salvo Pogliese sulla sospensione da sindaco

Il ricorso presentato dai legali di Salvo Pogliese contro la Prefettura di Catania e il ministero dell’Interno sulla sua sospensione per 18 mesi dall’incarico di sindaco di Catania, in applicazione della legge Severino, è “inammissibile, nullo e, comunque, infondato per difetto dei requisiti”. Lo sostiene la Procura di Catania in una memoria depositata alla Prima sezione del Tribunale civile del capoluogo etneo davanti alla quale si celebra oggi l’udienza. La decisione è attesa per i prossimi giorni.

Il ricorso dei legali

Pogliese è stato condannato il 23 luglio 2020 dal Tribunale di Palermo per peculato a 4 anni e 3 mesi di reclusione nel processo su rimborsi all’Ars come vicepresidente del gruppo del Pdl. Il processo d’appello comincerà il prossimo 9 giugno. Al centro del contenzioso davanti al Tribunale civile di Catania l’applicazione della sospensione dall’incarico di sindaco e, in particolare, se si può interrompere o meno il conteggio della durata dei 18 mesi.

Secondo i legali di Pogliese, gli avvocati Eugenio Marano e Claudio Milazzo, non è possibile, proprio perché, sostengono, è un provvedimento cautelare con un inizio e una fine. Per la Prefettura di Catania invece la durata può essere ‘congelata’ per poi fare ripartire il conteggio dall’interruzione. Quest’ultima tesi è stata condivisa dalla Procura di Catania.

La posizione della Procura

“La inammissibilità – motiva il procuratore aggiunto Agata Santonocito nella memoria depositata per l’udienza di oggi – discende dalla funzione integratrice e residuale dell’articolo 700 del codice di procedura civile dalla quale deriva che si possa ricorrere a tale istituto solo quando non vi siano altri procedimenti d’urgenza tipici, quando gli stessi non siano efficaci e, comunque, quando il diritto da salvaguardare debba essere fatto valere nell’ordinario giudizio di cognizione”.

Inoltre, ritiene la Procura, il ricorso è anche che “da ritenere nullo per l’indeterminatezza del ‘petitum'”, cioè l’oggetto della domanda. E sul ‘fumus boni iuri’ osserva che le argomentazioni della difesa sui 18 mesi come “perimetro temporale entro il quale si può sospendere un amministratore” sono “contrarie contrarie non solo al dato letterale della norma e alla interpretazione datane dalla Giurisprudenza, ma anche alla logica”.

La Procura sottolinea inoltre come “la nota del Prefetto del 24 gennaio 2022 non può qualificarsi come provvedimento amministrativo, ma rappresenta piuttosto una comunicazione” per “chiarire dal punto di vista della Pubblica amministrazione” la “durata della sospensione residua”.

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