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La politica in Sicilia non è donna

La politica in Sicilia non è donna

Giovanni Pizzo  |
venerdì 04 Ottobre 2024

In materia di rappresentanza di genere, la Sicilia si conferma la regione più patriarcale d'Italia.

Se vediamo il numero delle parlamentari elette in parlamento regionale o in giunta nei comuni siciliani troviamo numeri che ci confermano di essere la regione più patriarcale d’Italia. Perché mentre nelle altre regioni lo Stato ha legiferato in materia di rappresentanza di genere, con obblighi precisi, in Sicilia i posti, come se fossero posti di lavoro e non di servizio alla comunità, della politica non possono andare alle donne perché se no scoppierebbe il finimondo nell’amministrazione del potere.

Giunte dovrebbero essere rifatte, sconvolgendo maggioranze già precarie, i partiti entrerebbe in un caos senza via d’uscita se non tramite il cambiamento, che in Sicilia è come dire una parolaccia. Il nodo della discordia è la norma sui posti obbligatori per la rappresentanza di genere nelle giunte dei comuni siciliani in votazione all’assemblea regionale. Ci si vuole discostare enormemente, alla faccia della Next Generation Ue, dalle norme nazionali e dal trend del Paese.

Alle donne alcuni emendamenti riservano quasi la stessa quota dei disabili nelle assunzioni. Perché la cosa viene trattata come un posto di collocamento e non come un principio di rappresentanza. La Sicilia è una delle poche, forse l’unica, regione dove per il rinnovo del parlamento regionale non c’è la doppia preferenza di genere come nel resto d’Italia. Gli uomini tentano di resistere come sul Piave siculo, incuranti della crescita di ruolo della donna in Italia. Certo ci sono donne combattive in Ars che stanno raccogliendo firme a sostegno della quota nazionale sulla parità di genere, come Valentina Chinnici, o Marianna Caronia, già protagonista della battaglia che ha consentito in questa legislatura di vedere 4 assessori donna nella giunta regionale, ma la materia verrà sicuramente gestita con il voto segreto. E lì coloro che son stati zitti, o addirittura fintamente a favore, potrebbero impallinare l’adeguamento sulla parità di genere vigente in tutta Italia oltre lo Stretto. Perché pensiamo così? Perché la maggioranza dell’aula è fatta da uomini, che si spaventano di perdere ruoli e potere, e nel segreto dell’urna voteranno secondo convenienza e non coscienza democratica. Per l’altra metà del Cielo lo Stretto separa la parità dalla disparità.

Cosi è se vi pare.

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