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Giuseppe Patanè, il racconto della sua carriera tra arte e moda

Antonino Lo Re

Giuseppe Patanè, il racconto della sua carriera tra arte e moda

giovedì 09 Settembre 2021

Sulla Poltrona di Nicoletta abbiamo quest'oggi l'artista e stilista catanese Giuseppe Patanè. Nel 2015 attrae l’attenzione di illustri critici e storici dell'arte, che argomentano il suo lavoro

Giuseppe Patanè, classe 1960, nasce a Mascali, in provincia di Catania. Arista e stilista eclettico, inizia la sua carriera di creativo come vetrinista a Milano, ma nel giro di poco tempo si trova già a Parigi ad allestire le vetrine di Pierre Cardin.

Dopo qualche anno speso alla maison Cardin, comprende che lui stesso può diventare un fashion designer e così parte creando abiti teatrali per poi approdare nel pianeta moda con un suo personale marchio presente ancora oggi nelle migliori boutique italiane ed estere.

Una creatività in continuo divenire quella di Giuseppe Patanè che entra a piè spinto nelle vesti di artista, amando sin da piccolo modellare e dipingere.

Nel 2015 attrae l’attenzione di illustri critici e storici dell’arte, che argomentano il suo lavoro: Vittorio Sgarbi, Giorgio Gregorio Grasso, Carmen Bellalba, Achille Bonito Oliva, Carlo Franza.

Proprio in quell’anno é stato presente all’EXPO di Milano con uno dei suoi mitologici “TORI”, uno fra tutti quello, dal titolo “Nascisti pi farimi morire”, ne determina la carriera e il successo, con un susseguirsi di mostre in Italia fino ad approdare alla 57ma Biennale d’Arte di Venezia.

Nella sua intrinseca sensibilità emotiva il toro non é altro che una denuncia forte alla violenza non solo, rivolta alla Corrida che vede l’animale ucciso in maniera barbara dall’uomo, ma anche e soprattutto una denuncia più ampia come quella tra uomo e uomo.

Nel 700esimo anno dalla morte, di Dante Alighieri, che cade quest’anno, all’artista siciliano viene commissionata un’opera che rappresenti il Divin Poeta nel suo capolavoro letterario.

Patanè, crea Athanor, un’opera monumentale che si sviluppa in una verticalità ascensionale nei suoi sei metri d’altezza, raffigurando i tre cantici: Inferno, Purgatorio, Paradiso.

Un capolavoro voluto da Monsignor Antonino Raspanti, vescovo della diocesi di Acireale in cui sarà presente in Cattedrale fino al suo trasferimento il 14 settembre nella Cattedrale di Noto, ma già esposta nelle maggiori città italiane legate a Dante tra cui Parma ,Venezia, Ravenna, Ferrara e alla Rocca Brivio Sforza, nella città di Milano.

Athanor rappresenta il forno in cui il fuoco viene alimentato, per poi trovare purificazione di quel che resta. Una metafora verso la rinascita più pura ed elevata che Carmen Bellaria, storico dell’arte, commenta così:

  • “Il fuoco dell’ Athanor da sempre é simbolo dell’Ade, degli Inferi e della Divina Commedia di Dante. Essa non é la mera personalissima interpretazione del capolavoro dantesco, a cui quest’opera é ispirata. Ma l’artista coglie l’ input semantico per un ulteriore rappresentazione che da essa nasce”.
  • L’opera é stata anche scelta per l’ultima pubblicazione della Divina Commedia.

Giuseppe Patané ci anticipa che sarà presente a fine gennaio del 2023 fino a fine aprile dello stesso anno, al Palazzo della Cultura di Catania, con la sua prima mostra personale dal titolo ANTITESI, un excursus di opere pittoriche, installazioni e sculture.

Nicoletta Fontana

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