La senatrice Tiziana Drago (Fdi) interviene al QdS sul Ddl presentato in Senato e sui 20 quesiti del Ministero. “C’è la possibilità, se solo lo si volesse realmente, di iniziare i lavori tra un anno”
Il ponte sullo Stretto di Messina è stato messo, ancora una volta, nel limbo dell’incertezza. Il progetto in mano a Webuild sembra ormai essere stato totalmente abbandonato per far spazio al nuovo studio di fattibilità che vedrà la luce nella seconda metà del 2023. Anche i politici che da sempre hanno sostenuto l’inutilità di abbandonare il famoso progetto del ponte a “campata unica” sembrerebbero essersi arresi alla volontà del Governo di incardinare un nuovo progetto.
Presentato un nuovo ddl sul Ponte sullo Stretto
Il 18 maggio scorso, infatti, è stato presentato il disegno di legge al Senato “disposizioni per la realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina”. La risposta del Governo, di fatto, è stata quella di far posticipare a Rfi la realizzazione dell’ennesimo studio di fattibilità. Quali sono adesso i nuovi scenari in cui si muoverà questo Ddl? “Occorrerebbe chiederlo – interviene in esclusiva per il Quotidiano di Sicilia la senatrice in quota Fratelli d’Italia Tiziana Drago – ai firmatari del ddl. La senatrice Vono, promotrice del ddl, ha preso l’iniziativa di un lavoro che originariamente avrebbe dovuto essere trasversale. La mia posizione in merito è critica sul fatto che nella relazione illustrativa del ddl viene citata, tra le opzioni, il ponte a campata unica, ma di fatto nell’articolato viene aprioristicamente scartato. Sì, perché appare quasi un ossimoro pensare ad uno studio di fattibilità per un progetto che ha ampiamente superato la fase a cui si fa riferimento, trovandosi oggi nella terza fase progettuale (sono quattro in tutto) con possibilità tra un anno, se solo si volesse realmente, di iniziare i lavori”.
“Il ddl depositato, di fatto, punta a far inserire tra le opere strategiche il progetto che viene a valle dello studio di fattibilità. Per la cronaca – prosegue Drago – , il ponte era già nella legge obiettivo Dpr 443/2001 di Berlusconi. Per cui non abbiamo bisogno di un’altra proposta di legge. Semmai occorrerebbe abrogare gli articoli del decreto con cui il governo Monti fermò l’avanzamento delle fasi progettuali”.
Uno studio di fattibilità che deve rispondere a venti nuovi quesiti
E paradosso nel paradosso, il nuovo studio di fattibilità adesso dovrà rispondere anche ai venti nuovi quesiti posti da Giovannini durante la conferenza stampa in cui ha presentato l’allegato al Def del suo ministero. “I venti quesiti – aggiunge la senatrice – sembrerebbero la prova provata di un Governo che esprime la chiara volontà di voler lasciare il sud nell’arretratezza strutturale in cui i Governi precedenti l’hanno già lasciato. Suscita ilarità l’inserimento del termine resilienza ormai di moda, per giustificare comunicativamente il rimando al Pnrr. Assurdo parlare di alta velocità fino a Reggio Calabria. I Presidenti di Calabria e Sicilia dovrebbero reagire. Figuriamoci siciliani e calabresi, ma dimostriamo sempre e comunque di essere un popolo asservito e che decide di scappare”.
Un popolo che non protesta per quello che gli viene tolto
Le forti accuse della senatrice ad un popolo che non protesta per quello che gli viene tolto (o meglio, continuamente rinviato) non le impediscono di aprire nuove strade per la realizzazione del ponte, confermandoci che nelle Aule del parlamento italiano “c’è qualcosa in cantiere”. L’unica certezza è che, nonostante il dibattito politico sia infuocato da circa vent’anni sul tema, ancora nulla di concreto è stato realizzato. E anche questa volta il Ponte dovrà aspettare la prossima legislatura.