Il 2024 potrebbe essere l’anno di svolta per l’atteso progetto del Ponte sullo Stretto di Messina. Le promesse del Governo parlano chiaro: entro l’anno si dovrebbero avviare i cantieri e nella Legge di Bilancio appena approvata all’imponente infrastruttura è dedicato ampio spazio.
Il collegamento stabile tra Sicilia e Calabria è un “sogno” portato avanti da diverse generazioni di politici, di qualsiasi colore politico, a più fasi. Per alcuni è diventata una sorta di “tela di Penelope“, un progetto tirato fuori giusto per agitare gli animi in tempo di campagna elettorale; per altri, invece, i tempi sono finalmente maturi e il ponte sullo Stretto potrebbe diventare la vera possibilità del riscatto del Sud, uno strumento per dimenticare le alterne vicende della celeberrima Salerno-Reggio Calabria. Infine, c’è chi – con estremo realismo – guarda ai lati positivi e negativi del progetto e spera di vederlo realizzato nella sua versione migliore, ma teme che i tempi possano essere biblici.
L’anno della verità è arrivato. Il fronte del “no” è ancora ampio e si alimenta delle comprensibili preoccupazioni in merito alla sostenibilità del progetto da una parte e per il futuro di altri progetti infrastrutturali – come il sogno dell’alta velocità o la sistemazione delle autostrade siciliane – dall’altro. Su una sponda totalmente diversa viaggia invece il fronte del “sì” – con in prima linea proprio la maggioranza, nazionale e regionale -, che vede all’infrastruttura di collegamento tra Sicilia e Calabria come un potenziale volano per l’economia e un miglioramento per i viaggiatori.
Quale sia la parte più “giusta” e se effettivamente il sogno diventerà realtà e a quali costi – umani ed economici – sono domande che troveranno presto risposta. Si tratta certamente di una buona opportunità, ma costi, tempi e modalità di realizzazione saranno fondamentali per valutare complessivamente il progetto.
Iscriviti gratis al canale WhatsApp di QdS.it, news e aggiornamenti CLICCA QUI
Il nuovo punto di partenza del progetto sul Ponte sullo Stretto è la Legge di Bilancio per l’anno 2024, che prevede una serie di stanziamenti per l’imponente collegamento stabile tra la Sicilia e il resto d’Italia. Parlando di cifre: in Manovra si prevede un totale di 11.630 milioni di euro per la realizzazione dell’opera nel periodo 2024-2032. Di questi 9.312 arrivano dal Governo, 1.600 dal Fondo per lo Sviluppo e la Coesione (FSC) di Sicilia e Calabria e le restanti risorse dal FSC delle Amministrazioni centrali. Per il 2024, le cifre dalle 3 fonti sono rispettivamente: 607mila, 130mila e 70mila euro.
I costi stimati del ponte sono di circa 11-13 miliardi. Nel lontano 2005 erano meno della metà, poco meno di 4 miliardi. Per il Governo, il costo sarà comunque inferiore a misure come il reddito di cittadinanza, ma c’è da dire che gli oneri fiscali, l’aumento dei prezzi delle materie prime e tutti gli interventi collaterali incidono sicuramente su queste informazioni contrastanti e “ballerine” presentate a più riprese dalle autorità.
L’anno appena trascorso è stato ricco di dibattiti e polemiche sul fronte della realizzazione del ponte di collegamento tra Sicilia e Calabria. Il 2023 – dopo il trionfo del centrodestra alle ultime elezioni – si è aperto all’insegna della speranza e dell’ottimismo da parte di chi sostiene la realizzazione dell’infrastruttura. La promessa del ministro Matteo Salvini è stata chiara sin dai primi mesi dell’anno: i cantieri si apriranno entro l’estate del 2024. Gli anni – i decenni – persi saranno solo un antico ricordo e l’Italia vedrà finita quella destinata a essere la maggiore infrastruttura realizzata almeno dai tempi dell’Unità.
Dopo le prime indiscrezioni, sono arrivati maggiori dettagli sui fondi: il Governo ha promesso fondi per il Ponte sullo Stretto in Legge di Bilancio già dal 2024. Di fatto questo obiettivo si è realizzato: in Manovra ci sono fondi. Tuttavia, l’ultimo mese dell’anno ha visto una significativa rimodulazione dei costi, che ha gravato principalmente sui bilanci di Sicilia e Catania. Le opposizioni, ma anche i sindacati hanno parlato di “uno scippo alla Sicilia“; quella che Salvini definisce “compartecipazione” delle Regioni al progetto, per l’opposizione (M5S in primis) potrebbe rivelarsi “L’ennesima scelta scellerata di un governo nazionale di incapaci che vuole affossare definitivamente la Sicilia, finanziando la campagna elettorale di Salvini con i soldi per le nostre strade e per le altre indispensabili infrastrutture che ci mancano e che frenano lo sviluppo della nostra isola”.
L’anno si chiude con l’approvazione della Legge di Bilancio 2024, ma con la polemica sui fondi che incombe sulla realizzazione del Ponte sullo Stretto. E con il timore che sulla realizzazione possano incidere fattori economici e sociali, emergenze nazionali varie che non possono comunque essere ignorate, dal campo della sanità a quello delle infrastrutture.
L’ennesima protesta “no ponte” ha agitato gli animi dei messinesi solo poche settimane fa. Più si avvicina il “via” ai cantieri, più si teme che parole come lavoro, ecologia, energia sostenibile ed efficienza con rispetto dei tempi – tutti elementi presenti nel progetto promesso dal Governo – si rivelino poco più che efficaci slogan elettorali.
I protestanti definiscono apertamente il ponte sullo Stretto come “progetto insostenibile dal punto di vista finanziario, economico, sociale e ambientale”. L’infrastruttura fa paura per una serie di ragioni: la sostenibilità ambientale, i tempi di realizzazione in un’Italia non proprio nota per il suo rispetto delle tempistiche, il timore che resti l’ennesima “grande incompiuta”.
A fare da controparte al fronte del “no”, c’è il progetto. Secondo Webuild, sarà “una grande opera per lo sviluppo del Sud Italia”, capace di creare oltre 100mila posti di lavoro e trasformare la Sicilia in uno degli hub commerciali più importanti del Mediterraneo.
Con un ponte a campata unica della lunghezza totale di 3.660 metri e una larghezza d’impalcato di 61 metri, l’infrastruttura è destinata a essere la più imponente d’Italia. Una vera e propria “sfida ingegneristica“, che dovrebbe tenere in considerazione anche gli obiettivi della transizione ecologica per rendere i lavori quanto più “green“ possibili e soprattutto privi di infiltrazioni illegali. E capaci di incentivare il Made in Italy e l’occupazione.
Il 2024 sarà l’anno buono per la realizzazione del Ponte sullo Stretto? Ed entro il 2032 ci sarà il primo attraversamento, come previsto? Con queste domande in mente, Sicilia e Calabria entrano nel nuovo anno sperando che sia tempo di una svolta infrastrutturale definitiva.