Ponte sullo Stretto, c’è chi dice no: parte la battaglia di chi è contrario all’opera

Ponte sullo Stretto, c’è chi dice no: parte la battaglia di chi è contrario all’opera

Daniele D'Alessandro

Ponte sullo Stretto, c’è chi dice no: parte la battaglia di chi è contrario all’opera

Rita Serra  |
domenica 02 Aprile 2023

Si ricompatta più forte e agguerrito che mai, il Movimento No Ponte di Messina. È già partita da Capo Peloro la risposta contraria.

Si ricompatta più forte e agguerrito che mai, il Movimento No Ponte di Messina. È già partita da Capo Peloro, pochi giorni fa, la risposta contraria al plastico del Ponte dello Stretto al cospetto del quale il ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini insieme ai due presidenti delle regioni Sicilia e Calabria, Schifani e Occhiuto, due settimane fa a Roma, hanno suggellato l’intesa che darebbe il via alla mega opera di tre chilometri e seicentosessantasei metri, per congiungere via terra le due sponde dello Stretto. Mentre il dibattito sulla realizzazione della storica opera, di cui si parla dal periodo dell’Unità d’Italia, sembra acquistare ogni giorno più importanza, a Messina ormai da mesi, si riconsolida il fronte del No alla grande opera che il governo Meloni sarebbe intenzionato a realizzare, in seguito all’approvazione del decreto “Disposizioni urgenti per la realizzazione del collegamento stabile tra Sicilia e Calabria” riavviando un iter non ancora finanziato.

Si preparano a combattere una battaglia a oltranza gli attivisti del Movimento Noponte, dopo anni più rilassanti durante il governo di Conte e Draghi che avevano incluso il ponte sospeso tra Messina e Villa San Giovanni non tra le opere prioritarie, sollevando varie perplessità sul progetto e chiedendo nuivi stufi di fattibilità.

Lo schieramento di opposizione non sarebbe affatto composto da un centinaio di persone o una sparuta minoranza. A sostegno dei tre nuovi gruppi-comitati: “Spazio Noponte” con Gianmarco Codraro, “Invece del ponte” guidato da Elio Conti Nibali e “Noponte Capo Peloro” con Daniele Ialacqua , ci sarebbero migliaia di persone pronte alla lotta. Una prima piattaforma di motivazioni è stata ufficializzata, due giorni fa, nel corso di una conferenza al Comune, moderata da Francesco Mucciardi che è stato delegato dal rinnovato Movimento Noponte e ha introdotto i vari interventi.

“Il nostro no alla costruzione del ponte – dichiara Conti Nibali – non è a prescindere. Non siamo quelli del no a tutto. È un etichetta inappropriata, poiché c’è un solo no ma tanti sì alle altre opere realmente utili al territorio per il suo sviluppo e messa in sicurezza, alla formazione dei giovani che vanno coinvolti e sui quali crediamo molto. Non rappresentiamo noi stessi ma una vasta platea di messinesi, e se ne contano davvero tanti, che non vedono l’utilità di questa opera.

Le ragioni del disaccordo e i danni irreparabili al territorio:

L’apertura di almeno trenta cantieri, solo 25 in Sicilia tra Capo Peloro e Contesse fino a raggiungere anche punte estreme della provincia , provocherà un numero ancora non quantificato di espropri, devastando la località turistica di Torre Faro e con pesanti ripercussioni nell’intera città. Migliaia di provvedimenti di esproprio per case, terreni e attività economiche sono stati previsti. Ci sarebbe un elenco lungo 1040 pagine di coloro che verranno espropriati.

Il collegamento stabile dello Stretto che rischia di passare sulla testa della popolazione messinese che si ritroverà privata delle bellezze paesaggistiche di Punta Faro, per avere in cambio svincoli, viadotti, binari, gallerie e migliaia di camion che attraverseranno la città.

Dubbi dei cittadini e prossime mosse:

L’estensione dei cantieri multipli agita gli animi dei messinesi che vivono all’oscuro di cosa potrebbe succedere anche a loro nei prossimi anni.
Tra i nodi principali l’enormità del cantiere principale con oltre 240 mila metri quadrati e il terribile viadotto sui laghi di Ganzirri. .

” Il primo – sostiene il rappresentante di Noponte Capo Peloro Daniele Ialacqua, ex assessore comunale e già presidente di Legambiente – segnerebbe la paralisi della viabilità a Torre Faro con la beffa di avere inaugurato anche una nuova strada a Margi. Il viadotto lungo la Laguna invece rischia di far saltare gli equilibri ambientale ed idrico. Secondo il parere del geologo Mario Tozzi c’è il serio pericolo di un prosciugamento del lago grande”.

Le tappe della protesta

Tra le prime priorità del Movimento Noponte
vi è una corretta azione di sensibilizzazione e informazione sugli effetti distruttivi della siffatta opera che riguarda non soltanto gli abitanti di Torre Faro, bensì tutti i cittadini messinesi ed i dirimpettai della Calabria.
Prima di Pasqua ci sarà una riunione pubblica nei luoghi del ponte e successivamente altri incontri fino alla grande manifestazione di quest’estate.

La sfida a Salvini

L’esercito antipontista si dice pronto ad accogliere il ministro Matteo Salvini, quando come ha annunciato, verrà a Messina per spiegare l’opera. “Certamente non per offrirgli la granita o l’arancino. “Vogliamo mettere in chiaro – dichiara Ialacqua – che se dovessero mai iniziare i lavori del ponte, non rimarremo con le mani in mano ad assistere allo stravolgimento dei nostri territori e delle nostre vite”.

La bufala di un’opera green

La capillare e costante attività di informazione dei Noponte servirà a smascherare anche la bufala del ponte inteso “come la più grande opera green della storia”, millantata dai favorevoli alla mostruosa opera. Un mantra che denota scarsa conoscenza del tema. È sufficiente pensare che il ponte – con i suoi trenta cantieri e non due o una decina come qualcuno crede – interferirebbe con due Zps e undici siti di interesse comunitario. Un movimento terra di quattordici milioni che significa colline sventrate e territori devastati.

Una risposta agli interrogativi dei cittadini

Attraverso la vasta documentazione ufficiale raccolta con mappe , dati, caratteristiche progettuali, il Movimento antipontista, da subito, cercherà di fugare i dubbi dei cittadini. Sei certo infatti che la tua casa, il tuo terreno, negozio o ditta non verranno distrutti dal passaggio dei cantieri? E ancora, sei certo che pur non vivendo in quel baricentro non subirai disagi anche gravi?
In tal senso il Movimento antipontista si è messo già all’opera per offrire queste conoscenze. Le prime richieste sarebbero già arrivate.

La lettera al sindaco di Messina per un confronto

Una lettera aperta al sindaco Federico Basile è stata scritta e inviata dal Movimento, per chiederne l’impegno affinché a Roma si sappia che esiste una ferma opposizione alla realizzazione dell’infrastruttura, in grado di dimostrarne l’inutilità.
” Lei rappresenta tutti i cittadini messinesi- scrive il Movimento – per questo le chiediamo di rappresentare, in ogni sede e con i suoi interlocutori, le ragioni degli abitanti dello Stretto che credono in uno sviluppo possibile senza la necessità di un inutile ponte. Lei stesso pur dichiarandosi favorevole, recentemente ha fatto osservare il carattere invasivo che il ponte avrebbe sulla città, con la necessità di un dibattito franco e rifiutando decisioni calate dall’alto.

Rischio sismico e ponte a unica campata?

Un altro aspetto da rammentare è l’elevato rischio sismico della zona. Nessuna decisione potrà mai banalizzare questo aspetto che merita invece la massima attenzione. A pesare anche il parere avverso formulato due anni fa dalla commissione tecnica, nominata proprio dal Ministero delle Infrastrutture, che bocciò l’ipotesi del ponte ad un’unica campata, proponendo il modello a tre campate da realizzare a sud della città ma ritenuto irrealizzabile dalla maggioranza della comunità scientifica.

Il ponte più lungo del mondo

Il ponte dello Stretto con sei corsie e due binari, avrebbe la campata più lunga del mondo. Il sessanta per cento in più rispetto alla campata principale del ponte dei Dardanelli in Turchia, quindi, si candiderebbe a diventare il ponte sospeso più lungo della terra, rientrando nella linea 1 ad alta velocità dell’asse ferroviario Berlino-Palermo, parte delle Reti transeuropee dei trasporti. Ma per i nopontisti il prezzo da pagare in termini di devastazione ambientale, qualità della vita dei cittadini e ricadute economiche, sarebbe nettamente inferiore a qualunque beneficio.

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