Positiva al Covid-19, nessun tampone dall’Asp di Catania, “Costretta a rivolgermi a un privato” - QdS

Positiva al Covid-19, nessun tampone dall’Asp di Catania, “Costretta a rivolgermi a un privato”

redazione

Positiva al Covid-19, nessun tampone dall’Asp di Catania, “Costretta a rivolgermi a un privato”

venerdì 20 Novembre 2020

Riceviamo e pubblichiamo la segnalazione di una nostra lettrice in merito a presunti disservizi dell’Asp di Catania

Caro Direttore,

inizialmente sembrava una storia degli altri, poi improvvisamente è piombato dentro il mio corpo questo virus maledetto chiamato Covid-19. Nessun preavviso, nessun segnale, è bastato un tampone positivo per isolarmi, chiudermi in me stessa, rimanere sola, mettere in stand-by la mia vita. Come se si potesse mettere una scadenza, un tempo ai miei affetti. Le ultime parole sono state “Ci sentiamo non appena qualcuno dell’Asp di Catania verrà ad eseguire il tampone presso il suo domicilio”. E da qui il silenzio.

I telegiornali parlano costantemente di un virus che non si riesce a contrastare, ospedali al collasso, di medici e infermieri esasperati. Ho intrapreso questo viaggio verso l’isolamento, cercando come sempre di organizzarmi con il lavoro e soprattutto con le attività quotidiane che, da qual momento in poi, avrei dovuto far da sola.

Nessuna mail con allegato il provvedimento di isolamento, nessuna chiamata ricevuta, nessun tampone eseguito dall’Asp di Catania. Solo una semplice e breve chiamata ricevuta dopo quasi dieci giorni, ai fini del tracciamento, qualche domanda generica e poi, di nuovo, ripiombo nel silenzio. Devo rimanere a casa in silenzio e aspettare, mettere in sospeso mentre fuori la realtà sembra essere investita da un vortice di follia e disperazione.

Con amarezza si giunge alla conclusione che il sistema non funziona, o perlomeno, gli sforzi di qualsiasi persona sul campo che assiste i malati Covid-19 vengano ingoiati da questo sistema ingolfato, privo di logiche e di programmazione.

I disagi nei giorni dell’isolamento sono stati tanti, ritrovarmi sola a casa a mandare ripetute mail all’Asp nella speranza che qualcuno si accorgesse della mia esistenza, non ho una famiglia, figli da sfamare e bollette che non riesco a pagare a cui pensare, ma penso al disagio che possa avere un padre di famiglia che non può lavorare perché bloccato a casa con la propria famiglia, penso al suo grido di aiuto invano, nessun ascolto, ma restare in sospeso insieme a tutta la sua famiglia mentre tutto, fuori, è un baraonda senza logica.

Dopo i giorni estenuanti di isolamento, ho fatto un tampone a domicilio tramite un laboratorio privato pagando il servizio, un servizio che dovrebbe essere gratuito e garantito dallo Stato, uno Stato che non mi ha supportata. E penso e ripenso ad una famiglia intera in isolamento che pur di trovare un po’ di serenità, di cercare di poter porre fine all’isolamento, si trova costretta a pagare tamponi a domicilio. Una spesa che grava sulle già numerose spese che una famiglia deve sostenere.

Il tampone a domicilio è risultato negativo e, dopo 21 giorni di ansia e di paura, ho ripreso la mia libertà, detto fine al mio isolamento e sono ritornata alla routine di sempre, con la certezza ancora più ferma che nessuno si salva da solo, c’è bisogno di solidarietà ma ancor di più, di un sistema che garantisca i diritti inviolabili dei cittadini.

M.P.
Catania

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