Hanno protestato sotto la pioggia davanti a Palazzo dei Normanni. Qualcuno teme di dover lasciare la Sicilia, altri ammettono: “Non abbiamo prospettive”
Ieri la doccia gelata, da parte dell’assessore Giovanna Volo che ha chiuso a ogni possibilità di proroga. Oggi la doccia reale, che cade su Palermo dove i precari della Sanità siciliana, assunti nelle ore più calde della pandemia, vedranno scadere il proprio contratto, in attesa di risposte dall’Assemblea regionale.
Sono lì, ombrelli aperti per coprirsi dall’acquazzone. Tutti concordano su un punto: “La politica ci ha illuso”. È questa la loro certezza. Cosa verrà dopo, invece, è un’incognita: “Io non ho alcuna prospettiva”, ammette Michela. Mentre Ignazio teme di dovere “andare a cercare lavoro fuori dalla Sicilia”. Accodandosi alla lunga fila di giovani in fuga dall’isola.
“Qui per far sentire il nostro diritto”
“Sono laureato in giurisprudenza – racconta Ignazio Barreca – e ho fatto pratica in uno studio legale, poi è arrivata questa occasione più unica che rara. Adesso le opzioni sono due: provare con la carriera professionale qui in Sicilia o purtroppo andare fuori alla ricerca di un lavoro”. Ma c’è ancora una flebile speranza: “Dopo due anni di lavoro per l’emergenza Covid siamo qui per manifestare il nostro diritto. Ci hanno fatto promesse che non sono state mantenute”.
Gli fa eco Michela Galifi: “Sono un assistente tecnico informatico – racconta – con un contratto co.co.co iniziato ad aprile presso la Fiera del Mediterraneo. Sono entrata attraverso un click day. Non mi aspettavo che sarebbe finita in questo modo. Abbiamo sempre vissuto su un’altalena, con i contratti che venivano rinnovati alla mezzanotte precedente la scadenza del contratto. In questo momento siamo fuori, stando a quanto dice l’assessore e soprattutto il presidente Schifani. Cosa farò adesso? Al momento – dice – non ho alcuna prospettiva, sono qua in attesa di una risposta da parte della politica. Io ho 58 anni e ho pochi anni davanti a me prima della pensione e sarebbe stato importante per riuscire a concludere la mia carriera in questo ente”
“Sono state create aspettative non mantenute”
“Sono un collaboratore amministrativo presso l’Asp di Siracusa – racconta invece Elisa Di Mattea, anche per lei oggi scade il contratto – erano state fatte tante promesse dalla politica e dall’assessore Volo che puntualmente non sono state mantenute. Noi chiediamo di lavorare. Per due anni abbiamo prestato il nostro servizio presso le Asp e abbiamo sostenuto il Servizio sanitario regionale. Molti di noi non hanno nemmeno svolto attività legata al Covid, ma attività ordinaria e le Asp lo sanno benissimo. Abbiamo dato l’anima e siamo stati formati, ma ora con la scadenza di questi contratti molti servizi resteranno scoperti, provocando danni per gli utenti”. Adesso, però, anche per lei è il momento di guardare al futuro: “Cosa farò? Io ho due bambine. Per due anni ho accantonato le altre ambizioni, le altre opportunità di lavoro perché era stata creata una aspettativa. Credevamo che l’impegno profuso avesse l’obiettivo di continuare a prestare attività lavorativa nell’ente. E adesso, a un giorno dalla scadenza del contratto ci dicono non solo che non c’è nessuna possibilità di proroga, ma anche che non è stata trovata alcuna soluzione alternativa. Ci hanno anche fatto sapere che non temono le piazze. Ma noi non siamo in piazza per minacciare qualcuno, noi siamo in piazza – conclude – per chiedere di riconoscere un diritto e di onorare gli impegni assunti”.
“Politica con noi a parole, ora vogliamo i fatti”
Vincenzo Micciché è invece un assistente amministrativo: “Durante l’emergenza Covid – racconta – abbiamo assistito i cittadini nell’attività vaccinale e quella connessa. Nel primo periodo nemmeno noi eravamo vaccinati, ma entravamo giornalmente in contatto con persone potenzialmente positive. Tutta la politica è stata a parole sempre con noi, adesso vogliamo vedere anche se lo sarà con i fatti. Scaduto questo contratto, molti di noi si troveranno senza un posto di lavoro. – conclude – dovremo trovarci una nuova sistemazione”.