Petralia Sottana, rivive gli anni sessanta “Con gli occhi di Sarbatureddu” - QdS

Petralia Sottana, rivive gli anni sessanta “Con gli occhi di Sarbatureddu”

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Petralia Sottana, rivive gli anni sessanta “Con gli occhi di Sarbatureddu”

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lunedì 08 Novembre 2021

Il tour di presentazione del libro è passato da Petralia Sottana, sede dell’Ente Parco delle Madonie, di cui l'autore Totò Caltagirone è stato Commissario straordinario

La farmacista di Belmonte Mezzagno, al tempo, ebbe bisogno di “scendere” a Palermo. Era incinta. L’unica strada di collegamento con il capoluogo, che costeggia monte Grifone, era battuta da un tassista chiamato Agostino, “Ustinu cavusi ranni”.

La dottoressa Di Cristina, preoccupata dal fatto che Ustinu non negava il passaggio a nessuno, le regole del Codice della Strada non erano ancora state perfezionate, gli chiese di riservargli un viaggio più comodo, in quanto “aspettava un bambino”.

“Dottoressa si sieda qua – rispose  Agostino, in dialetto “Minzagnu” – quando arriva u picciriddu gli faremo posto”.

È uno degli aneddoti che Totò Caltagirone racconta nel suo libro “Con gli occhi di Sarbatureddu”, che ha dedicato alla comunità di Belmonte Mezzagno e ai residenti della via in cui è cresciuto e giocava da piccolo.
Il tour di presentazione del libro è passato da Petralia Sottana, sede dell’Ente Parco delle Madonie, di cui Caltagirone è stato Commissario straordinario, per oltre due anni, su delega dell’Assessorato regionale al Territorio e Ambiente.

La scorsa settimana l’evento, patrocinato dall’Assessorato regionale ai BBCC e all’Identità siciliana,  è stato ospitato dal Cine Teatro Grifeo, l’unica sala cinematografica delle Madonie.

L’autore, in erba, visibilmente emozionato, ne ha discusso con Santo Inguaggiato, già sindaco del Comune petralese, Gandolfo Librizzi, primo cittadino di Polizzi Generosa e Lucia Macaluso, insegnante di Storia dell’Arte.

Il frizzante quartetto è stato moderato da Maria Giambruno, componente dell’Ufficio stampa dell’assessore Alberto Samonà.

La letture di alcuni aneddoti è stata affidata a Rita Militi.
I racconti di Caltagirone, difficilmente catalogabili da un bibliotecario, sono uno «spaccato midollare di sicilianità», come più volte è stato ribadito.
Diverse le dimensioni narrative: dalla novella, al racconto di intreccio e invenzione, passando dalla dimensione antropologica allo studio della vita sociale, così come le descrive, nella prefazione del libro, Antonella Chinnici, docente al Liceo “Umberto I” di Palermo.

L’autore trascina il lettore in un’atmosfera a tratti fiabesca, incantata e favolosa, senza perdere di vista il ruolo di documentare, con dovizia di particolari, dei racconti della nonna Peppina e di chi ha vissuto “U Minzagnu” negli anni sessanta.

Per «dovere di memoria», afferma Caltagirone.
A tal proposito la moderatrice riporta uno scritto dell’autore de “Il Gattopardo”, Tomasi di Lampedusa.

“Ogni stato – afferma il “collega” di Caltagirone (ndr) – dovrebbe obbligare i cittadini a tenere un diario, così da non disperdere patrimoni di storie individuali e memorie personali che, sommandosi, creano memorie collettive! In quelle individuali, infatti, ci sono nuclei di memoria collettiva”.
Insomma, per un paio d’ore dal palco del Grifeo agli astanti è stato offerto un tuffo nel novecento, gli anni sessanta – in particolare – nel secolo della rinascita e della nostalgia, per chi lo ha vissuto.  

Per chi ama le tradizioni della Sicilia non può mancare di leggere i racconti di “nonna Peppina” e magari prendere appunti dei ricordi che di certo affioreranno.

Potrebbe nascere una “collana” di storie individuali, di memoria collettiva e di qualità, per soddisfare anche gli interessi dell’accorto Editore.

Vincenzo Lapunzina

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