Processi per violenza di genere in aumento. “Avviato un percorso per dare più risposte” - QdS

Processi per violenza di genere in aumento. “Avviato un percorso per dare più risposte”

Processi per violenza di genere in aumento. “Avviato un percorso per dare più risposte”

venerdì 03 Gennaio 2025

Il Palazzo di giustizia si doterà di stanze per accogliere le donne vittime di abusi. Alta l’attenzione anche sul consumo di crack tra i giovani. Interviene al QdS il presidente del Tribunale di Palermo, Piergiorgio Morosini

PALERMO – Si apriranno in primavera, al Palazzo di Giustizia, le stanze di accoglienza per le donne che decidono di denunciare episodi di violenza. L’iniziativa nasce da un protocollo d’intesa siglato a novembre tra il Tribunale di Palermo, il Consiglio dell’ordine degli avvocati e la Camera penale di Palermo, la Procura della Repubblica e l’Università del capoluogo. I processi per reati di violenza di genere e domestica sono in aumento, dichiara al Quotidiano di Sicilia il presidente del Tribunale di Palermo, Piergiorgio Morosini. E crescono i procedimenti in materia di immigrazione clandestina e di spaccio di stupefacenti. Tutto questo ha portato alla adozione di misure organizzative ad hoc. Ad esempio una task force di magistrati, impegnati sui reati di codice rosso, con turni costanti.

“Da 5 anni a questa parte – ha detto il presidente Morosini – sostanzialmente dopo la riforma del 2019, è cresciuto moltissimo il numero di processi per i reati di violenza di genere e di violenza domestica. Abbiamo organizzato il lavoro per dare risposte immediate nella fase delle indagini preliminari, quando c’è da applicare in maniera tempestiva una misura cautelare o di prevenzione. Abbiamo previsto dei turni peculiari per questa materia, in modo tale che i giudici del Tribunale possano intervenire tempestivamente su vicende di maltrattamenti in famiglia, di stalking che, altrimenti, rischiavano di degenerare in fatti più gravi. Da gennaio 2024, inoltre, c’è una task force di giudici che si occupa di processi dibattimentali di codice rosso, per dare risposte tempestive rispetto a procedimenti che spesso affrontano casi drammatici di conflitto familiare. C’è un’attenzione particolare su un tema che è diventato un’emergenza sociale e quindi anche giudiziaria”.

Presidente, oggi c’è molta più consapevolezza sulla violenza di genere. A tutela delle vittime, il Tribunale di Palermo ha collaborazioni con enti, associazioni?
“A novembre abbiamo firmato il protocollo d’intesa con l’Avvocatura, la Procura della Repubblica, l’Ordine degli Avvocati, la Camera penale e la Facoltà di psicologia dell’Università di Palermo per l’istituzione, al Palazzo di Giustizia e nella sede di via Pagano, di due stanze di accoglienza per le persone offese che testimoniano nei processi per violenza di genere o di violenza domestica. Le stanze saranno pronte tra marzo e aprile. Intanto al Tribunale di Palermo abbiamo un sistema di accoglienza per la persona offesa che viene a testimoniare. La vittima è presa in consegna dai funzionari e condotta in una stanza di accoglienza dove, ancora prima di essere ascoltata. Se vuole, può avere il sostegno di uno psicologo inviato dall’Università, con l’obiettivo di aiutarla ad affrontare lo stress di una testimonianza processuale. Ritengo sia un fatto di grande civiltà per la città di Palermo. Non abbiamo risolto tutti i problemi, ma abbiamo avviato un percorso per dare risposte a una domanda che cresce”.

La diffusione del consumo di crack tra i giovani è un’altra emergenza sociale.
“Un’attenzione particolare al Tribunale di Palermo destano i procedimenti che hanno origine dal fenomeno della diffusione del crack tra i giovani. Nelle udienze di convalida degli arresti di persone colte in flagranza per furti, rapine e spaccio di stupefacenti, in diversi casi siamo in presenza di giovani non qualificabili come delinquenti, ma portati a delinquere perché hanno bisogno di procurarsi la dose. Il crack è una droga molto democratica. Una dose costa solo 10 euro e, spesso, all’inizio quella dose viene regalata per alimentare il mercato. La tossicodipendenza porta non pochi giovani a prostituirsi o a delinquere per fronteggiare la loro tossicodipendenza. Ci rendiamo conto che le misure esclusivamente detentive rischiano di essere poco efficaci, oltre che in alcuni casi anche ingiuste”.

Come si dovrebbe affrontare il problema?
“Avremmo bisogno di comunità terapeutiche che si occupino della persona, oltre che del suo controllo, affinché non torni a delinquere. I servizi sociali si stanno impegnando su questo fronte, ma il fabbisogno di cura in questo momento è talmente ampio, soprattutto per il disagio giovanile che si è registrato dopo il Covid con le misure di lockdown, che difficilmente si riescono a dare risposte immediate”.

Sono previste iniziative per affrontare il fenomeno dipendenza da crack, così come le attività messe in campo contro la violenza di genere?
“Si stanno firmando protocolli con i servizi sociali e anche su questo versante si sta avviando una collaborazione fattiva. Con la legge regionale anti crack Palermo ha dimostrato una sensibilità particolare sul tema, adesso occorre attuare la norma”.

Un altro tema caldo è quello dell’immigrazione.
“C’è stata una fortissima lievitazione dei procedimenti sull’immigrazione e sulla protezione internazionale con un aumento del 70 per cento rispetto al 2023, tanto che ho istituito una sezione con magistrati dedicati solo a quella materia. È stata una scelta dovuta a un’esigenza di maggiore efficienza e alla necessità di una specializzazione dei giudici su questioni così complesse e delicate come quelle connesse alla immigrazione. Siamo convinti, infatti, che con una maggiore specializzazione vi siano anche maggiori garanzie per i soggetti coinvolti in queste procedure in cui in gioco molto spesso c’è la libertà del rifugiato, la protezione umanitaria, la protezione sussidiaria. I provvedimenti dei giudici, rispetto alle misure di trattenimento nei centri di accoglienza, avvengono in una cornice di garanzie dettate dalla legge italiana, dalle direttive europee e dalla sentenza della Corte di giustizia europea del 4 ottobre in materia di protezione internazionale. Trattenere una persona è una forma di limitazione della libertà personale, una misura estrema che può avvenire solo a certe condizioni”.

L’organico dei vostri uffici è adeguato nel contrasto alla criminalità organizzata?
“Il Tribunale di Palermo resta all’avanguardia nel contrasto alla criminalità organizzata. Ci sono state quest’anno molte ordinanze cautelari e sentenze in materia di criminalità organizzata di stampo mafioso. Avere il pieno organico dei magistrati e del personale, dovrebbe essere una priorità assoluta. Ma non sempre gli organismi centrali ci assicurano questo risultato. Tuttavia, noi dobbiamo comunque attrezzarci”.

Quali obiettivi dovete raggiungere con il Pnrr e a che punto siete?
“Gli obiettivi del Pnrr consistono soprattutto nell’abbattere l’arretrato e nella digitalizzazione dei processi. C’è stato un sensibile abbattimento dell’arretrato soprattutto nel civile e un accorciamento dei tempi processuali nel penale. Gli obiettivi Pnnr con scadenza 2024 sono stati tutti raggiunti, quella definitiva sarà a giugno 2026. Ovviamente non abbiamo risolto il problema complessivo della durata dei processi e neanche della modernizzazione del nostro sistema di lavoro. Perché, ad esempio, nel 2024 doveva andare a regime la digitalizzazione dei processi nel penale, ma ci sono state delle difficoltà tecniche con gli applicativi in tutti i tribunali d’Italia che non hanno consentito allo Stato di velocizzare i tempi della giustizia. Su questo c’è ancora molta strada da fare”.

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