Saporito: “Violenza di genere? Il Codice rosso purtroppo ha solo limitato i danni” - QdS

Saporito: “Violenza di genere? Il Codice rosso purtroppo ha solo limitato i danni”

Chiara Borzi

Saporito: “Violenza di genere? Il Codice rosso purtroppo ha solo limitato i danni”

venerdì 24 Giugno 2022

Costanza Saporito, catanese, è carabiniere e segretario Nsc di Vicenza

L’introduzione di una corsia veloce e preferenziale per le denunce e le indagini che riguardano la violenza sulle donne ha sancito, finalmente, il totale capovolgimento di un approccio legislativo che, nella storia italiana, ha contemplato perfino istituti come lo ius corrigendi.

Tuttavia, anche il cosiddetto “Codice Rosso” (legge n° 69/2019) nei suoi quattro anni di applicazione ha lasciato intravedere dei limiti su cui si può intervenire. Costanza Saporito, vicebrigadiere siciliana in servizio presso il Comando Stazione Carabinieri di Trissino (VI) e segretario provinciale del Nuovo Sindacato Carabinieri su Vicenza, ha spiegato al Quotidiano di Sicilia: “Sebbene la norma abbia evitato conseguenze gravi alle vittime dei reati di cui sopra, snellendo i tempi d’intervento dell’Autorità Giudiziaria e permettendo alla Polizia Giudiziaria di effettuare operazioni atte alla salvaguardia della vittima, credo sia necessaria maggiore formazione degli operatori di polizia chiamati a fronteggiare la prima parte del Codice Rosso, cioè il ricevimento della vittima.

Negli anni, la Polizia di Stato ha creato delle squadre specializzate nel trattare l’argomento a differenza dell’Arma dei Carabinieri che non ha ancora ultimato i cicli addestrativi. Da diversi anni l’Arma si impegna nella formazione, con corsi di aggiornamento professionali, ma non è sufficiente in quanto il personale specializzato riveste incarichi di altra natura, ritrovandosi ad operare sul ‘Codice Rosso’ agendo solo grazie ai propri studi e alla propria formazione da autodidatta. Ipotizziamo quindi che la legge abbia arginato, ma non risolto la problematica – spiega la vicebrigadiere Saporito -, atteso inoltre che bisogna garantire sia il carnefice a dover modificare il proprio modo di vivere e non la vittima che spesso viene estrapolata dal suo contesto sociale assieme ai figli”.

Come evitare invece “falsi allarmi”?

“Posto che la Polizia Giudiziaria non può esimersi dall’acquisire una denuncia/querela, va da sé che l’attività di indagine, se svolta scrupolosamente e con professionalità, permette di scongiurare i falsi allarmi. Tuttavia, per quanto mi riguarda, per arricchire il mio bagaglio professionale e per ascoltare con maggiore competenza, ho frequentato un corso di rilevamento della menzogna e tecniche d’interrogatorio. Credo che l’aggiornamento professionale e lo studio della vittima sia indispensabile per evitare falsi allarmi”.

Come si può agire preventivamente su soggetti che mettono in atto comportamenti violenti verso la propria moglie o compagna? Perché gli interventi scattano troppo spesso ex post?

“La prevenzione è uno degli obiettivi che la legge si è preposta. In un mondo dove tutti corrono e tutti sono impegnati, spesso non poniamo attenzione ai segnali che ci vengono lanciati dalle persone che ci sono vicine. Molti hanno raccolto confessioni di amici e parenti nelle quali veniva condannato un comportamento violento o particolarmente intrusivo del partner. Gelosia estrema, controllo, bisogno di costante attenzione, privazioni, prevaricazioni, vessazioni non necessariamente fisiche e molti altri segnali di piccola entità, sono l’incipit di un rapporto che non naviga nella giusta direzione. Il compito di chi raccoglie la confidenza è “rompere” il muro del segreto creando un rapporto di fiducia con la vittima, nel quale un requisito fondamentale da parte dell’operatore è quello dell’empatia. In Italia è stato istituito un numero di ascolto, il 1522, per le vittime di violenza. Le operatrici e gli operatori del servizio, altamente qualificati, sono disponibili all’ascolto e alla guida nelle più delicate operazioni da effettuarsi; inoltre rimane ferma la possibilità di contattare il 112 (numero unico di emergenza europeo). Ma attenzione, spesso si tende a pensare che siano solo le donne oggetto di comportamenti violenti; non è così. I fatti vedono anche uomini vittime di violenze di genere”.

Costanza Saporito è anche segretario provinciale del Nuovo Sindacato Carabinieri della sezione di Vicenza. Ruolo nato solo negli ultimi quattro anni grazie all’abolizione del divieto di riunione in associazione sindacale nell’Arma.

“La sentenza 120/2018 della Corte Costituzionale ha abolito il divieto per i militari di riunirsi in associazioni a carattere sindacale. Il 27 Maggio è entrata in vigore la legge 46 del 28.04.2022 che di fatto regola le imminenti relazioni sindacali. Per noi militari è un grande passo in avanti in materia di diritti – spiega la vicebrigadiere siciliana – fino ad oggi era esistito solo l’istituto della Rappresentanza Militare, organo interno all’amministrazione dell’Arma stessa. Il sindacato, è associazione esterna e terza, dunque una controparte. Questo ci permetterà di raccogliere ed evidenziare problematiche e casistiche rappresentate dagli associati e dai dirigenti, delle quali ci faremo portavoce. Il Nuovo Sindacato Carabinieri è nato nel 2019 e lavora, sensibilizza e forma i propri iscritti e dirigenti, con convegni e riunioni, su tematiche di vario settore connesse alla sfera professionale. Affrontiamo argomenti scottanti e ancora poco dibattuti nei nostri ambienti: mobbing, suicidi, burnout, sicurezza sui luoghi di lavoro, per fare qualche esempio. Oltre a ciò, c’è particolare attenzione alla promozione di iniziative e convegni sulle materie di formazione dei carabinieri: uno fra tutti, le violenze di genere. Lo scorso aprile a Viterbo si è ampiamente parlato del cosiddetto ‘Codice Rosso’ e di quanta strada ci sia ancora da fare in materia di sensibilizzazione del personale dell’Arma che opera in prima linea nel contrasto al fenomeno. Il prossimo appuntamento è fissato per il 25 giugno ed anche in questa occasione il parterre dei relatori sarà composto da magistrati, avvocati nonché esperti del settore”.

Donna e Carabiniere, dunque: pari opportunità nelle Forze armate, a che punto siamo?

“Le Forze armate nascono, e sono state fino a poco più di vent’anni fa, un ambiente esclusivamente “maschile” con tutti gli stereotipi che ne derivano, non ancora del tutto scomparsi. Ad oggi, i militari di sesso femminile sono il 6% della forza totale, nell’Arma dei Carabinieri la percentuale si abbassa a poco più del 5% del totale. Per porre un paragone, nella Polizia di Stato la percentuale di donne inquadrate è del 13%.
Le prime Ufficiali dell’Arma dei Carabinieri, che oggi rivestono il grado di Tenente Colonnello, andranno in avanzamento da Colonnello nel 2023. Oggi nell’Arma ci sono anche Generali donne, ma provengono dall’ex Corpo Forestale dello Stato o dalla Polizia di Stato. Il quadro quindi suggerisce una parità non ancora raggiunta. A questo va ricordato che in Italia l’immissione delle donne nelle forze armate, avvenuta nel 2000, è stato, di fatto, un adempimento politico voluto da volontà esterne alle Forze Armate stesse. Nel 2016, quando presi servizio qui, ero riconosciuta dai cittadini come “il carabiniere donna” e credo succeda ancora oggi. Questo mi ha sempre fatto riflettere. Ritengo il cambiamento avverrà quando sarà raggiunta la consapevolezza che il sesso non pregiudica nessun incarico, funzione o ruolo. Il Nuovo Sindacato Carabinieri sta trattando questa tematica anche avvalendosi del supporto di esperti”.

Donna, Carabiniere e madre. Cosa caratterizza il tuo vissuto? Ma immagino anche quello di una Poliziotta o Guardia di Finanza con gli stessi ruoli.

“Partiamo dal presupposto che senza i sindacati militari oggi non potrei rispondere alle sue domande se non previa autorizzazione del Comando Generale. In un caso del genere, anche il contenuto delle risposte che avrei fornito sarebbe stato sottoposto ad una autorizzazione. Essere Carabiniere è ovviamente un lavoro che impegna costantemente così come l’essere madre. Le giornate sono frenetiche ma essere Carabiniere è una missione che ciascuno di noi ha accettato. Le rinunce e i sacrifici ricadono anche sulla mia famiglia e sul vivere quotidiano, ma sono agevolata dalla presenza di mio marito, che è un collega, quindi comprende benissimo la situazione. Siamo una coppia che si è equamente dedicata alla gestione di nostro figlio gestendo anche la fruizione dei giorni di congedo parentale. Purtroppo non è un fatto scontato perché molti carabinieri, ancora oggi, rinunciano a questo beneficio nel timore di essere giudicati negativamente da capi e colleghi. Tra le migliaia di frasi che sono state dette da illustri Carabinieri nei 208 anni di Storia dell’Arma, quella che sento più vicina e credo che racchiuda i miei sentimenti di oggi è sicuramente quella pronunciata dal Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, che rispondendo ad un’intervista disse: “Certe cose non si fanno per coraggio, si fanno solo per guardare più serenamente negli occhi i propri figli e i figli dei nostri figli”.

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