Processo Borsellino a Caltanissetta: "Scarantino era psicolabile"

Processo Borsellino a Caltanissetta: “Scarantino era psicolabile, fu istruito dai poliziotti”

Processo Borsellino a Caltanissetta: “Scarantino era psicolabile, fu istruito dai poliziotti”

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martedì 17 Maggio 2022

Sono le parole dell'avvocato Rosalba Di Gregorio, legale di parte civile di Gaetano Murana, uno degli imputati condannati ingiustamente all'ergastolo per la strage di via D'Amelio

Si sapeva che Vincenzo Scarantino era psicolabile, c’era persona una perizia psichiatrica, ma non andava toccato e quindi non si poteva dire”. Sono le parole dell’avvocato Rosalba Di Gregorio, legale di parte civile di Gaetano Murana, uno degli imputati condannati ingiustamente all’ergastolo per la strage di via D’Amelio, che prosegue la sua arringa difensiva nel processo per il depistaggio sulla strage di Via D’Amelio.

“Scarantino non andava toccato”

“Non c’era bisogno di aspettare Gaspare Spatuzza – dice Rosalba Di Gregorio – abbiamo uno Scarantino che ha una tale mancanza di spessore, oggi lo dicono tutti, come persona, non come mafioso, che era assolutamente non presentabile, perché psicolabile e come tale certificato. All’evidenza non c’era neppure bisogno della certificazione, ma c’era. Risultava “psicolabile, che reagisce agli stimoli in maniera esasperata”, ma tutto questo lo abbiamo dovuto scoprire facendo ricerche”. “I soggetti che lo gestivano e lo hanno valorizzato come fonte, lo sapevano – dice – Se non lo sapevano lo hanno saputo durante l’esame quando in aula chiesi alla Corte di fare una perizia psichiatrica perché il soggetto all’evidenza non dava segnali di linearità e di ragionamenti coerenti”.

“L’unica cosa che abbiamo guadagnato all’epoca fu un titolo di tg: ‘La mafia chiede la perizia psichiatrica’, la mafia ero io, evidentemente…. La corte rigettò la richiesta, perché Scarantino non andava toccato, perché si doveva arrivare fino alla fine. Non lo dicevo io, ma lo capì pure la dottoressa Boccassini all’epoca, come anche il dottor Sajeva che non fidandosi dei loro colleghi mandarono gli atti a Palermo”.

“Recitava un copione”

“Hanno tentato di farci passare per deficienti sulla ‘preparazione’ di Vincenzo Scarantino. Il falso pentito è stato istruito dai tre poliziotti per poi recitare un copione sul ‘palcoscenico’ dell’aula di giustizia”. “Il pm Carmelo Petralia (il magistrato che all’epoca indagava sulla strage ndr) ha chiamato questa preparazione un ‘training psicologico’ – dice la legale -e ci ha raccontato che hanno partecipato Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo (due dei tre imputati ndr). Io mi permetto di dire che non credo alla preparazione psicologica. Perché in sintesi, per inciso, un rigo sì e un rigo no, andavano scritti in un verbale. Un incontro tra pm e pentito non è un atto di cortesia, è sacralizzato”.

“Il poliziotto presente per verbalizzare deve verbalizzare – dice ancora Rosalba Di Gregorio – questa sarebbe la fisiologia della preparazione, siccome non è un training psicologico è una preparazione con domande e riposte, che viene portata a compimento dai tre imputati affinché questo uomo, che non aveva vissuto niente di ciò che raccontava, fosse istruito e mandato per far la bella recita sul palcoscenico del processo Borsellino 1”.

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