L'udienza di questa mattina arriva a circa otto mesi dallo scandalo.
Il tribunale di Messina ha accolto la richiesta di patteggiamento da parte dei principali imputati, tra cui Capizzi e Croce, nel processo scaturito dall’inchiesta sulla corruzione all’interno della struttura commissariale per il contrasto al rischio idrogeologico.
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L’udienza di questa mattina arriva a circa otto mesi dallo scandalo che, in primavera, portò all’arresto di Maurizio Croce, l’ex commissario straordinario con un passato da assessore regionale nella giunta Crocetta e che ha poi avuto confermata la fiducia anche dai successivi presidenti Musumeci e Schifani, che lo hanno confermato al vertice di una delle stazioni appaltanti più importanti della Sicilia.
Il rapporto Capizzi-Croce e il patteggiamento
Le indagini della guardia di finanza avevano fatto luce sui rapporti equivoci intrattenuti da Croce con Giuseppe Capizzi, imprenditore edile e attuale sindaco di Maletto. Proprio Capizzi ammise davanti agli inquirenti di avere scelto di assecondare le richieste di Croce, sperando così di entrare nelle sue simpatie e ottenere in futuro ulteriori appalti.
Al centro dell’inchiesta ci sono stati i lavori appaltati a un’impresa di Capizzi per mettere in sicurezza un torrente nel territorio di Messina. Le risorse destinate all’opera pubblica erano state poi in parte usate come moneta di scambio per una serie di favori di cui avevano beneficiato persone vicine a Croce. Come l’ex direttore di Arpa Francesco Vazzana, il cui negozio di abbigliamento è stato ristrutturato, e la funzionaria Rossella Venuti, nella cui casa invece venne realizzato un forno in muratura. Stando a quanto emerso nel corso delle intercettazioni e poi suffragato dalle dichiarazioni dell’imprenditore, tra i beneficiari dei lavori eseguiti dall’impresa di Capizzi ci sarebbe stato anche un resort della provincia di Agrigento.
Le pene concordate
Il tribunale oggi ha deciso di accogliere le proposte di patteggiamento da parte degli imputati: Croce è stato condannato a tre anni, sette mesi e dieci giorni; Capizzi a due anni con pena sospesa; Vazzana a tre anni convertiti in lavori socialmente utili; e Venuti a due anni con pena sospesa e sanzione accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici. Il tribunale ha anche disposto la revoca delle misure cautelari per Vazzana e Croce.
Le decisioni dei giudici hanno di fatto rispecchiato, al netto di piccole modifiche presentate dai legali difensori degli imputati, quelle che erano state le proposte presentate in estate in accordo con i magistrati titolari dell’inchiesta.
In quel caso, tuttavia, il giudice per le indagini preliminari aveva deciso di non accogliere le richieste, ritenendo la quantificazione delle pene non congrua alle imputazioni. Il tribunale in seduta collegiale, invece, oggi ha ritenuto le condanne adeguate.