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Prodotti a base vegetale, Unionfood: emendamento Ue confonde consumatore

Prodotti a base vegetale, Unionfood: emendamento Ue confonde consumatore

Nel provvedimento contraddizioni e poca chiarezza

Milano, 13 ott. (askanews) – Con riferimento all’emendamento approvato dal Parlamento europeo, che vieterebbe l’uso di termini associati alla carne e che esclude alcune denominazioni di vendita per i prodotti a base vegetale, il gruppo Prodotti a base vegetale di Unione italiana food “esprime forte perplessità”. Il provvedimento, che non è ancora legge e dovrà passare il resto del processo legislativo, “appare già oggi poco chiaro, generando confusione in un consumatore che sa cosa sceglie di portare a tavola”, fanno sapere i produttori di prodotti plant based. L’8 ottobre scorso la plenaria del Parlamento Ue ha approvato un emendamento che di fatto vieta l’uso di denominazioni di origine animale per prodotti a base vegetale, il cosiddetto meat sounding.

“L’emendamento approvato riporta delle contraddizioni e diversi passaggi poco chiari – sottolineano in una nota – Basti pensare che nell’elenco dei prodotti citati si fa riferimento, a titolo di esempio, a denominazioni come tuorli e albumi d’uovo, che sono altro rispetto a una lavorazione quale burger e hamburger”. Per il gruppo di Unionfood passaggi come questo rischiano di “confondere il consumatore che, invece, come conferma una recente indagine di AstraRicerche, conosce bene la composizione degli alimenti a base vegetale. Il 79,3% di loro legge attentamente le etichette di questi prodotti (percentuale che sale fino al 92% presso i consumatori più fedeli) e 8 consumatori su 10 reputano le etichette ‘esplicite e chiare’, ‘facili da leggere e comprensibili’, ‘veritiere e non fuorvianti’”.

Le marche di prodotti a base vegetali aderenti a Unione Italiana Food, si difendono, comunicano i propri prodotti con modalità e denominazioni chiare, auto esplicative, nel pieno rispetto delle norme, con etichette che permettono al consumatore di reperire e scegliere facilmente sugli scaffali, senza rischi di confusione, i prodotti che vogliono portare in tavola. Nel loro ragionamento se diverrà legge, “ad essere penalizzate saranno le 7 famiglie su 10 (69%), pari a 17,7 milioni di nuclei familiari, che in Italia consumano questi prodotti e che si troveranno davanti a nuove denominazioni sempre più complesse. Penalizzate saranno anche le aziende di un settore che valorizza le produzioni vegetali, aziende che dovranno dar vita ad ingenti investimenti per rivedere etichette, packaging, campagne e molto altro”. “Attendiamo dunque gli sviluppi futuri – concludono – ricordando che si tratta di un settore che esprime un desiderio dei consumatori di una alimentazione più consapevole, nutriente e sostenibile”.