Prorogata la misura "Decontribuzione Sud", l'annuncio e le reazioni

Decontribuzione Sud, sì alla proroga: l’annuncio di Fitto. Schifani: “Sostegno fondamentale”

Decontribuzione Sud, sì alla proroga: l’annuncio di Fitto. Schifani: “Sostegno fondamentale”

Antonio Leo  |
martedì 25 Giugno 2024

Il ministro Fitto ha annunciato il via libera della Commissione europea al termine del colloquio a Bruxelles con Vestager: "L’obiettivo è trasformare la misura in uno strumento a lungo termine".

ROMA – Le imprese del Mezzogiorno possono tirare un sospiro di sollievo. Verrà prorogata fino alla fine dell’anno la misura “Decontribuzione Sud”, lo sgravio del 30% sui contributi previdenziali per i datori di lavoro privati con sede in Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia cofinanziato dal Pon Spao con risorse Fse React-Eu.

Il via libera al mantenimento della misura fino al 31 dicembre, come ha spiegato il ministro per gli Affari europei Raffaelle Fitto, è stato comunicato dalla vice presidente esecutiva della Commissione europea, Margrethe Vestager, che “ha accolto, nel rispetto della normativa europea, la richiesta del Governo italiano di una modifica della misura e di un’ultima proroga per ulteriori sei mesi del periodo a cui si applica la ‘decontribuzione’ nella consapevolezza che si tratta in questa fase di una misura molto importante per l’economia e l’occupazione del nostro Mezzogiorno”.

Prorogata la misura “Decontribuzione Sud”, l’annuncio

L’annuncio è arrivato al termine di un colloquio a Bruxelles tra lo stesso ministro e la Vestager. Il principale nodo che si è affrontato è la necessaria provvisorietà (in base alle normative comunitarie) della misura legata al “Temporary framework”, lo strumento attivato dalla Commissione europea per far fronte alla pandemia e successivamente tenuto in vita in conseguenza della guerra in Ucraina.

È a causa di questo carattere temporaneo che la decontribuzione Sud negli anni scorsi era stata autorizzata da Bruxelles solo per periodi brevi e mai superiori ai dodici mesi. Il problema però resta l’orizzonte di un incentivo che si è rivelato vitale per una zona così depressa economicamente come quella dell’Italia meridionale.  Un recente studio condotto da due economisti, Edoardo Di Porto dell’Università di Napoli Federico II e Paolo Naticchioni dell’Università Roma Tre, ha dimostrato come la misura abbia avuto un impatto positivo sul mercato del lavoro, nell’ordine del 10%.

Il dibattito e la decisione

“Ho discusso con la vice presidente Vestager del futuro di questa misura – ha dichiarato il ministro Fitto – che, alla luce del venir meno del Temporary Framework, dovrà essere modificata e resa più mirata facendo leva su una o più diverse basi giuridiche. L’obiettivo è quello di trasformarla, d’intesa con la Commissione europea, in uno strumento più a lungo termine e maggiormente orientato verso gli investimenti”.

Esulta il presidente della Regione siciliana, Renato Schifani: “Desidero esprimere il più sentito plauso e ringraziamento al ministro per gli Affari europei, Raffaele Fitto, per l’importante risultato ottenuto a Bruxelles con la proroga della decontribuzione per le assunzioni nel Sud Italia fino a dicembre. Si tratta di una misura che rappresenta un sostegno fondamentale per il nostro territorio, favorendo l’occupazione e incentivando le imprese a investire nelle risorse umane locali”.

I benefici della proroga, perché è fondamentale

Secondo il governatore dell’Isola, “grazie a questa proroga, molti lavoratori potranno beneficiare di nuove opportunità occupazionali e le aziende continuare a investire nel capitale umano, stimolando la creazione di nuovi posti di lavoro e favorendo una ripresa economica più solida e duratura”. In effetti, stando ai numeri dell’Inps relativi al 2023, sono stati agevolati ben 1.453.444 lavoratori e lavoratrici, tra assunzioni e variazioni contrattuali. In Sicilia, nello specifico, i contratti destinatari della decontribuzione hanno riguardato 196.835 uomini e 103.458 donne, per un totale pari a 300.293 persone. Lo stop alla misura avrebbe generato alle imprese del Sud un maggior costo non previsto – anche perché originariamente la misura prevedeva sgravi fino al 2029 – di circa 3,3 miliardi di euro.

“La proroga della Decontribuzione sud, che ha consentito alle nostre aziende del Mezzogiorno di crescere e partecipare al generale rilancio dell’occupazione, è un risultato del Governo italiano per il quale ringrazio il ministro Fitto e in modo particolare la Commissaria Vestager – ha commentato il ministro del Lavoro e delle politiche sociali, Marina Calderone -. Questa decisione è il riconoscimento del fatto che la decontribuzione è oggi necessaria per le nostre aziende del Mezzogiorno, per continuare nel percorso intrapreso di riduzione dei divari territoriali e promozione delle imprese, del lavoro e del sistema produttivo nel suo complesso”.

Una proroga attorno alla quale avevano fatto quadrato le istituzioni e le principali associazioni di categoria, come riportato nell’inchiesta del Quotidiano di Sicilia, “Imprese, addio a Decontribuzione Sud. Così si taglia la povertà anziché la ricchezza”, pubblicata lo scorso 5 giugno.

“Abbiamo sempre sostenuto con forza le imprese del Sud Italia, riconoscendo l’importanza di misure concrete per favorirne la crescita e lo sviluppo – ha detto l’assessore regionale alle Attività produttive, Edy Tamajo – La nostra richiesta di proroga, avanzata da tempo con determinazione, è stata finalmente accolta”. Adesso la vera sfida è rendere strutturale l’incentivo.

“Questi ulteriori sei mesi – ha aggiunto il ministro Calderone – sono fondamentali per consentirci di mettere a punto una revisione organica della decontribuzione Sud, sempre più orientata agli investimenti”. A tal proposito, Gaetano Vecchio, presidente di Confindustria Sicilia, aveva spiegato al nostro giornale, lo scorso 5 giugno, la richiesta degli industriali: “Va studiato e discusso proprio con l’Europa un sistema di coesione che riguardi il Sud Italia, che non è altro che il Sud dell’Europa. Il costo del lavoro in Sicilia e in Calabria non può non essere aiutato”. Intanto, mentre si attenda una riforma complessiva della materia, è possibile guardare con più fiducia ai prossimi mesi, anche perché alcuni indicatori economici stanno segnando una (seppur ancora insufficiente) ripresa del Mezzogiorno, a partire dalla crescita del Pil che – come riportato nei giorni scorsi dalla Svimez – è cresciuto al Sud più che nelle regioni del Nord nel corso del 2023, con la Sicilia a fare da traino con un +2,2%.

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